“Se mi avessero detto che sarei diventata un’anima autunnale, avrei risposto: ‘Siete matti!’. Invece è così, che è andata: che ho cambiato punto di vista. Una vita passata a concentrarmi sulla fine, quando il segreto era spostare gli occhi un centimetro più avanti, sull’inizio. L’autunno è diventato, con gli anni, la stagione in cui ricomincio…” – Su ilLibraio.it la riflessione della scrittrice Valentina Farinaccio

Ennio Flaiano, nel Diario degli errori, scriveva: Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno l’invoca, la primavera l’invidia e tenta puerilmente di guastarla.

Me la ricordo la tristezza di quando ero piccola: il Ferragosto era proprio una maledizione, perché subito dopo sarebbero passate le pubblicità dei diari e degli zaini in tv. Già lo sapevo: mia madre, da Ferragosto in poi, avrebbe cominciato a chiedermi di fare i compiti per le vacanze. Prima gentilmente, poi alzando la voce. Che poi, i compiti per le vacanze, non conosco nessuno che li abbia mai fatti davvero durante le vacanze. Si facevano la settimana prima di tornare a scuola, questa era la regola, di corsa, e svogliatamente. Il mio umore, quando ero molto giovane, era scandito dalla paura che avevo delle cose belle che finivano. E l’estate, per esempio, era una di quelle: sempre libera, e a sorpresa, e fatta di baci, di jeans tagliati, canzoni a memoria, lentiggini sul naso, gambe leggere.

L’estate che finiva faceva finire anche me. E settembre mi pareva una parola per dire buio, freddo, cuore a pezzi. Se mi avessero detto allora che sarei diventata un’anima autunnale, avrei risposto: “Siete matti!”. Invece è così, che è andata: che ho cambiato punto di vista. Una vita passata a concentrarmi sulla fine, quando il segreto era spostare gli occhi un centimetro più avanti, sull’inizio. L’autunno è diventato, con gli anni, la stagione in cui ricomincio. Bisogna essere adulti, per capire l’autunno. Bisogna essere adulti per sviluppare quell’amore folle per la maglia in più da portarsi dietro a ottobre, perché la sera poi fa freddo, e la camicia è poco, e il cappotto è troppo. Bisogna essere adulti per invertire il senso, e comprendere che la vita è bella mentre è accesa, più di quanto lo sia quando la mettiamo in pausa. Perché l’estate falsa tutto: allunga il tempo, distrae con il paesaggio, racconta un sacco di bugie. L’estate allontana, l’estate è ruffiana, l’estate ti dice che l’anno prossimo ci torni, ma l’anno prossimo non tornerai. E odio l’estate, come la canzone di Bruno Martino. La odio come odio la domenica. Come odio i negozi chiusi. Come odio le tre del pomeriggio. Come odio quelli che mi rimproverano perché sono troppo bianca, e allora dovrei abbronzarmi un poco. Odio l’estate, come l’ha poi odiata Pavese, che scelse, per morire, il finire d’agosto. Perché se stai male, in estate di più. Se qualcuno ti manca, in estate di più. Mentre l’autunno… l’autunno toglie le foglie, e lascia la verità di quello che siamo, solo quella. E siamo rami nudi, forse, che si perdono, una volta all’anno, per fare spazio, superato il freddo, ai fiori nuovi.

Valentina Farinaccio

L’AUTRICE E IL SUO NUOVO ROMANZO – Valentina Farinaccio è nata a Campobasso e da molti anni vive a Roma. Il suo primo romanzo, La strada del ritorno è sempre più corta (Mondadori, 2016), ha vinto il premio Rapallo Opera Prima, il premio Kihlgren, e Adotta un esordiente. Le poche cose certe (Mondadori, 2018), il suo secondo libro, racconta una storia tanto incantata e feroce allo stesso tempo, di attese e incontri mancati, di errori e di redenzione.

L’autrice sarà presente il 4 ottobre all’OFF TOPIC di Torino e il 6 ottobre a Roma, per Inquiete Festival di scrittrici.

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