Elena Sacco ha raccontato in un libro, “Siamo Liberi”, un lungo giro del mondo in barca con la famiglia, in cui si è imbattuta in una valigia speciale, pensata per lo scambio di saggi e romanzi tra gli italiani che vivono nei Caraibi…

Elena Sacco decide di mollare tutto, insieme al suo compagno Claus, un anno dopo aver visto la morte in faccia. Vendono la loro redditizia agenzia pubblicitaria e partono sulla barca a vela Viking, destinazione mondo. La ciurma è la famiglia: Claus, Elena, la figlia di sette anni Nicole e Jonathan, appena nato. La rotta è impostata su un altrove che sembra irraggiungibile: dal “paradiso” della Martinica alle contraddizioni di Cuba, dai pericoli di Panama all’incanto della Polinesia. Infine, Milano. Dopo sette anni infatti Elena decide di affrontare una nuova avventura: riportare a casa i figli. Fa rotta verso una normalità tutta da conquistare e scopre, tra fatiche e vittorie, che ogni viaggio vero si misura sul ritorno. E che mollare tutto non basta, occorre il coraggio di cambiare.

In Siamo Liberi (Chiarelettere), Elena Sacco, ha raccontato un lungo giro del mondo in barca con la famiglia. Nel libro si parla anche di un valigia speciale che “viaggiava” tra le barche di italiani. Una vera e propria biblioteca itinerante. Qui di seguito le pagine di Siamo liberi dedicate a questa storia speciale…

valigia

«Ehi, del Viking

Bussano allo scafo e sono i nostri amici del Mustafa, appena arrivati. Ci facciamo grandi feste e ci organizziamo per una gita insieme domani, poi buttano lì: «Ah, abbiamo la valigia dei libri, vuoi prendere qualcosa?».

E che diavolo sarebbe la valigia dei libri? Il mio sguardo a forma di punto interrogativo dice tutto perché Anna ride: «Cioè tu non conosci il giro della valigia dei libri? Aspetta, te la porto».

Ed è così che faccio la conoscenza della biblioteca itinerante degli italiani ai Caraibi. La valigia dei libri sembra uscita da un film di Harry Potter: una vecchia valigia nera di cuoio, consunta e un po’ incrostata di salsedine. Contiene ogni sorta di letture, da Kant a Wilbur Smith, e l’accordo è che puoi prendere tutti i libri che vuoi lasciandone altrettanti in cambio.

«Evviva!» Nicole ci si tuffa dentro, ma ne emerge delusa: non ci sono ragazzini naviganti italiani e la valigia non contiene volumi adatti a lei. Claus non è interessato. Jonathan cerca di mettersi in bocca un bestseller di Umberto Eco. Io trovo due titoli interessanti.

Ma ora cosa ci metto dentro? A quale dei miei amici di carta voglio rinunciare?

C’è da dire che sul Viking la letteratura non manca, perché l’accordo con gli amici che vengono in vacanza con noi è sempre stato questo: ospitalità in cambio di libri e parmigiano. E i miei volumi sono sempre sottolineati, appuntati sui margini, con scritti sul frontespizio l’anno e il luogo in cui li ho incontrati e letti. Mi dispiace separarmene – Claus direbbe che sono feticista: ormai li ho letti, che problema ho? – ma la valigia ha una forza di attrazione sorprendente. È come se chiamasse i miei libri.

Vado sottocoperta e torno su con Arabia Felix di Thorkild Hansen, uno di quelli che ho amato di più nella vita, riletto proprio mentre mi preparavo a intraprendere questo viaggio. Non esattamente di buon auspicio, si potrebbe dire, visto che è la storia di una sfortunatissima spedizione scientifica danese, scritto in forma di diario dall’unico sopravvissuto. Ma il tema che mi ha affascinato è quello della ricerca, delle difficoltà del viaggio e del perché vale la pena superarle, per risorgere dalle proprie ceneri.

«Gli hai dato il tuo libro preferito» osserva Claus quando gli amici del Mustafa e la valigia si congedano.

«Se deve tornare, tornerà» rispondo filosofica.

Il mio messaggio nella bottiglia è partito, ed è il finale del libro: il paradiso non è «da qualche parte». È quella cosa che può essere molto vicina o molto lontana da te, semplicemente perché o ce l’hai dentro o non ce l’hai.

(continua in libreria…)

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