Da oltre vent’anni Carlo Montariello (che in estate pubblicherà il suo primo romanzo, “La ragazza del fuoco”) scrive i dialoghi per “Un Posto al Sole”, la prima e più longeva soap opera italiana, in onda su RaiTre dal 1996. Su ilLibraio.it racconta come il coronavirus ha fermato le riprese e come impatterà anche in futuro: “Non so quando noi sceneggiatori di fiction riprenderemo a lavorare, ma sono certo che quando succederà sarà tutto ancora più aderente alla realtà di quanto lo era prima… perché sarà diverso, come saremo diversi noi”

Da oltre vent’anni scrivo i dialoghi per Un Posto al Sole, la prima e più longeva soap opera italiana, in onda su RaiTre dal 1996.

Quasi ventiquattro anni di vita, in un’epoca di attenzione breve e distratta, sono già di per sé un risultato che sorprende. Quasi da subito, per la sua capacità di raccontare il presente in tempo reale, è stata definita Real-drama. Che poi vuol dire che il 24 dicembre è la vigilia di Natale anche in onda, così come Pasqua, Ferragosto, oppure la serata in cui viene trasmessa la finale dei mondiali di calcio.

Per tutti questi anni, tranne che per la consueta breve pausa estiva, abbiamo ininterrottamente raccontato le vicende e le emozioni dei nostri protagonisti. Poi, qualche mese fa, un minuscolo agente infettivo, il covid-19, ha improvvisamente fatto irruzione nelle nostre vite e ci ha costretti, assieme a tutta l’Italia e a gran parte del resto del mondo, a fermarci. Così, anche le produzioni televisive, come molte altre attività produttive, per ovvi motivi di sicurezza, si sono dovute bloccare.

Il tempo, quando si sospende o rallenta, accadimento raro per la verità, genera inevitabilmente domande: chiuso in casa, senza vedere nessuno, in quei giorni di disassuefazione dalle tue abitudini, rifletti sulla vita, sul senso da dare o da togliere a tante cose, piccole e grandi, immerso in spazi siderali pieni di viaggi immaginari e di punti interrogativi, contrappuntati però anche da momenti in cui plani verso terra e le domande diventano di ordine più pratico.

Per esempio, ti chiedi, come sarà il nostro lavoro quando tutto si rimetterà in moto? In che modo racconteremo questo momento? Lo rappresenteremo? Sarà facile, difficile? Sappiamo che finché non arriverà un vaccino, il virus non ci abbandonerà, e che, quindi, dovremo stare attenti, tenerci a distanza, non abbassare la guardia.

Ma gli attori come faranno? Potranno ancora baciarsi, abbracciarsi, prendersi a pugni, confidarsi segreti all’orecchio, sottovoce, o dovranno tenersi anche loro a distanza? Benedetto distanziamento! E la scrittura, sarà contaminata anche quella suo modo dal virus?

Cosa faremo noi autori, di Un Posto al Sole come di qualsiasi altra fiction, adotteremo qualcuno di quei vecchi trucchi cinematografici da cui sappiamo che a volte suggerire è perfino più potente che mostrare? O forse prenderemo tempo, la “distanza” ci spingerà a inventare deviazioni nelle storie, imprevisti, incomprensioni, fughe, separazioni, a rimandare un bacio o una notte d’amore tra due personaggi finché non potranno raccontarla per bene? Ve lo ricordate La Rosa Purpurea del Cairo, quel bellissimo film di Woody Allen, ormai di diversi anni fa, in cui gli attori di un film uscivano dallo schermo ed entravano nella realtà, con tutte le conseguenze del caso?

Più ci penso e più mi sembra il contrario adesso: come se ora fosse la realtà a spingere per entrare nello schermo, con la volontà di condizionare silenziosamente, impercettibilmente, proprio come il virus, l’andamento delle storie, come già ha fatto per le nostre vite. Detta così può suonare come una cosa terribile, una sorta di nemesi della realtà sulla finzione – pensate anche al film Contagion, che raccontava nel 2012, credo, proprio di un virus letale simile al covid-19.

Eppure, dopo tanti anni che traffichi con le parole, sai anche che sono proprio i limiti, le necessità, i paletti, a essere non soltanto ostacoli, ma anche e soprattutto sfide da vincere. Perché ti costringono a fare quello che nella scrittura, così come anche nella vita, è sempre maggiormente stimolante e produttivo: uscire dalla tua “confort zone”, smettere cioè di fare quello che ti viene meglio per fare qualcosa di nuovo, sapendo che per trasformare uno svantaggio in un vantaggio hai un’unica risorsa, essere più creativo, più sincero, forse anche un po’ più folle di prima.

Ecco allora che, tra tutti i punti interrogativi che mi compaiono davanti in queste giornate d’attesa, a me come a tanti altri colleghi del comparto cultura, una piccola certezza si fa strada: non so quando noi sceneggiatori di fiction riprenderemo a lavorare, quando si rimetterà in moto la produzione e, quindi, quando Un Posto al Sole tornerà in onda, è ancora un po’ presto per dirlo, ma sono certo che quando succederà sarà ancora più aderente alla realtà di quanto lo era prima, e non solo perché Pasqua sarà Pasqua anche in onda e così via, ma perché sarà diverso, come saremo diversi noi, partecipi di una “crisi” nel suo significato più arcaico, quello di “scelta”, “decisione”, “opportunità” da cogliere, dove avremo tutti il dovere di essere più responsabili e creativi, sullo schermo come nella vita.

 

L’AUTORECarlo Montariello (Napoli, 1968) studia alla Sapienza e alla Federico II, dove si laurea in Storia del Cinema. Lavora per il teatro, il cinema e la televisione. Dal 1997 scrive fiction per la tv. È autore, oltre che di vari articoli, del saggio La Napoli milionaria! di Eduardo De Filippo. Dalla realtà all’arte senza soluzione di continuità. La ragazza del fuoco – il suo primo romanzo – uscirà in estate per astoria.

La ragazza del fuoco 

Il romanzo che uscirà per astoria porta il lettore nella torrida estate del 1982:  il quattordicenne Marco trascorre le vacanze insieme alla famiglia sulla costa del Sud Italia. Il racconto delle giornate passate in spiaggia, delle nuotate e delle scorribande con gli amici si intreccia a un clima di tensione e imminente pericolo. La forza dell’adolescenza, con le sue paure e bassezze, la sua grande vitalità ed energia si accosta impietosamente all’insoddisfazione degli adulti e a una sottile e costante violenza nei loro rapporti. Durante questa estate Marco incontra due persone che cambieranno per sempre la sua vita e, in maniera differente, contribuiranno alla sua crescita, segnandone il passaggio dalla condizione di ragazzo a quella di uomo…

nota: l’immagine grande è tratta dalla pagina Facebook ufficiale di Un posto al sole.

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