In un pamphlet pubblicato poche settimane dopo la strage di Charlie Hebdo, il filosofo sloveno spiega che il fondamentalismo religioso e il liberalismo sono le due facce di una stessa medaglia

Con la strage alla sede di Charlie Hebdo compiuta da un commando di giovani franco-algerini in nome del famigerato Stato Islamico, l’Europa sembra aver avuto il suo 11 settembre, e con ogni probabilità nei prossimi anni avrà le sue leggi liberticide, la militarizzazione della sua società, le sue guerre democratiche. Ma episodi ripugnanti come quello di Parigi, quali conflitti sotterranei si prestano a coprire?

Slavoj Žižek, nel pamphlet L’Islam e la modernità – Riflessioni blasfeme (Ponte alle Grazie), scritto per “contemperare le reazioni a caldo e l’atto del pensare”, rivela una verità che è sotto i nostri occhi, ma non abbiamo il coraggio di cogliere. Una realtà in cui il fondamentalismo religioso e il liberalismo sono le due facce di una stessa medaglia, in cui jihadisti invasati e dall’aspetto truce, decapitatori, stupratori, genocidi, prelevati direttamente da un passato mitico e crudele, speculano in borsa, sono esperti di informatica e usano le immagini con una maestria che fa impallidire il più consumato regista di Hollywood: in una parola sono i figli ripudiati della modernità.

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Il filosofo di Lubiana costringe ancora una volta il lettore, nonostante tutto, a pensare, combinando la critica dell’ideologia alla dissertazione teologica, la prospettiva rivoluzionaria alla difesa degli ideali della Rivoluzione francese, la lettura psicoanalitica all’inchiesta giornalistica: e soprattutto mostrando un Islam sconfessato, davvero radicale, perfino libertario, rispetto a quello propugnato da chi pretende, con una brutalità ostentata e senza freni, di affermare una fantomatica «fede» delle origini. 

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