Citazione da "Sangue sporco" di Enrica Aragona

«Li chiamavamo i portici, ma i nostri portici erano un labirinto di intercapedini buie tra colonne imbrattate di bestemmie, illuminati da neon intermittenti e coperti da tubi ossidati. Era lì che io e Renata ci vedevamo. Raramente ci passava qualcuno, e quelli che passavano non si fermavano mai, forse per la puzza che c’era. Olio motore, plastica bruciata. Ma a noi non importava; ci appoggiavamo alle colonne e sentivamo la musica dal walkman, fumavamo, bevevamo gazzosa e ogni tanto qualche birra. Parlavamo poco, perché avevo imparato che per capire Renata bisognava ascoltare i suoi silenzi, più delle sue parole.»

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