30 Novembre 2021
H 18.00
Noi però gli abbiamo fatto le strade
presentazione del libro di Francesco Filippi, in dialogo con Marco Aime
martedì 30 novembre 2021 ore 18, Sala del Maggior Consiglio
Nel 1850, navi battenti bandiera del Regno di Sardegna vengono colte dagli inglesi in flagranza di traffico di schiavi. Il parlamento del Regno Unito aveva approvato lo Slave Trade Act – l’abolizione della tratta degli schiavi – già nel 1807. Eppure, quando si parla di colonialismo, si parla solo dell’Impero britannico e di quello francese.
Se qualcuno cita il colonialismo italiano esce sempre la stessa frase: «Noi, però, gli abbiamo fatto le strade», come a dire «il nostro non era vero colonialismo, anzi, li abbiamo aiutati». Noi italiani abbiamo un problema persistente di memoria. Tendiamo facilmente ad auto-assolverci, a dipingerci migliori di quanto siamo stati, e la cosa ha conseguenze qui e ora.
Chi non fa i conti col proprio passato difficilmente potrà progettare un futuro migliore. Negli ultimi tempi è in atto uno sforzo di ricostruzione memoriale della nazione, anche grazie a Francesco Filippi, che si è già adoperato per sfatare il mito del «bravo italiano» e del «fascismo buono». Ora rivolge la sua penna contro il mito del «bravo colonizzatore, mai razzista». Sì, certo, come no… Eppure la storia coloniale italiana è lunga, articolata e complessa. Il primo avamposto coloniale italiano data 1882, quando il governo di Agostino Depretis acquistò i diritti di gestione di un’area della baia di Assab, nel Mar Rosso, mentre la bandiera italiana viene ammainata per l’ultima volta in terra africana il primo luglio del 1960. Ottant’anni di colonialismo italiano che passano dall’Italia liberale a quella fascista a quella repubblicana.
Siamo stati colonialisti, insomma, nessuno si senta escluso.