Sinossi
Non esiste un'età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c'è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent'anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c'erano tutti. I pastori dell'Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c'erano più. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c'è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre così radicato nella terra e questa figlia più cocciuta di lui, Lucia capisce che c'è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite. Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un'occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova.
- ISBN: 8806255789
- Casa Editrice: Einaudi
- Pagine: 192
- Data di uscita: 28-11-2023
Recensioni
Sembra essere una necessità mostrarsi sempre forti, fingere che tutto vada bene. Indossiamo una maschera che la società ci impone, ma non è la maschera chirurgica che dovrebbe proteggerci dal virus. È una, piuttosto, che dovrebbe proteggerci dalle ferite interiori, da noi stessi. Perché siamo fragili dietro la maschera di donne forti. Ci scopriamo vulnerabili quando siamo sole con noi stesse, quando ci perdiamo nei nostri piccoli e grandi problemi. Le nostre ferite non ci rendono meno degne ma forse solo più umane.
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Sembra essere una necessità mostrarsi sempre forti, fingere che tutto vada bene. Indossiamo una maschera che la società ci impone, ma non è la maschera chirurgica che dovrebbe proteggerci dal virus. È una, piuttosto, che dovrebbe proteggerci dalle ferite interiori, da noi stessi. Perché siamo fragili dietro la maschera di donne forti. Ci scopriamo vulnerabili quando siamo sole con noi stesse, quando ci perdiamo nei nostri piccoli e grandi problemi. Le nostre ferite non ci rendono meno degne ma forse solo più umane.
Eravamo giovani, ma non invincibili. Eravamo fragili. Scoprivo da un momento all’altro che potevamo cadere, perderci, e persino morire.
L’età fragile trama
Lucia è una donna matura che si è separata dal marito – trasferitosi per lavoro a Torino – quasi senza accorgersene. Durante la pandemia, si ritrova ad affrontare il ritorno di sua figlia da Milano, la città che la giovane Amanda aveva scelto per studiare e per costruirsi una vita. Lucia, invece, è sempre rimasta fedele alle sue radici, saldamente ancorate alle montagne dell’Abbruzzo, dove vive suo padre, non lontano dal possedimento di famiglia il Dente del Lupo, un terreno ora diroccato, dove un tempo sorgeva un campeggio.
Il ritorno di Amanda è motivo di nuove angosce per Lucia, che si ritrova davanti a sé una ragazza apatica, spenta, irascibile. Lucia cerca di trovare un punto d’incontro con la figlia, ma non ci riesce. Amanda non ci prova nemmeno. Sembra essersi trasformata in un Hikikomori, ne ha tutti i sintomi: non esce quasi mai dalla sua stanza, si lascia vivere come se niente avesse più senso e l’unica sicurezza che ha è quella di non voler più studiare. Il rapporto tra le due ricade in un’incomunicabilità in cui solo il non-detto sembra fungere da terreno comune.
La donazione, da parte di suo padre, del Dente del Lupo è un’altra incombenza per Lucia, che si vede così costretta a fronteggiare un passato che per troppi anni aveva accantonato, rilegato in un angolo della sua memoria. Le vecchie ferite si riaprono e si sommano alle nuove. Queste parlano di un fatto di cronaca vecchio di trenta anni. Un fatto drammatico e cruento che aveva gettato un’ombra su tutto il pacifico e quieto territorio montanaro. Un fatto che per Lucia e la sua amica d’infanzia Doralisa aveva segnato un punto di non ritorno.
E io stavo passando ciò che mai avrei dimenticato. A un certo punto la vita accelera. Dopo resta tutto fissato a un’immagine, un suono del momento. Si torna sempre lì. Potrei dire questo ad Amanda, se trovassi le parole.
La Di Pietrantonio ne L’età fragile àncora un fatto di cronaca, molto presente nella memoria collettiva degli abitanti dell’Appennino, alla cornice intima, personale e allo stesso tempo universale, dei delicati rapporti familiari. La realtà dei pastori delle montagne abruzzesi è lo schizzo paesaggistico che rende la tragedia romanzata più riconoscibile, più genuina.
Dall’esplosione di Elena Ferrante in poi, tutte le scrittrici, ma anche gli scrittori italiani, hanno deciso in massa di interessarsi a storie dolenti alle periferie dell’impero, dove i protagonisti travolti da traumi e disgrazie grandi o piccoli si guardano passare la vita davanti, nell’inedia e ne Leggi tutto
Io Donatella Di Pietrantonio la vorrei soltanto abbracciare.
• Prosa scarna e telegrafica, tipo riassunto del riassunto del riassunto di un articolo di cronaca. • La storia è già stata detta mille volte (madre alle prese con figlia che cerca la sua strada, madre che a sua volta è figlia di padre autoritario) e Di Pietrantonio non aggiunge nulla: non commozion Leggi tutto
La vita segreta dei figli. Sappiamo che esiste, ma non siamo mai pronti a toccarla. Siamo tutti fragili di fronte la paura a prescindere dall'etá, sia genitori che figli. Un libro doloroso e profondo. Bravissima la scrittrice! Invito a leggerlo.
Chi dice e chi tace Prendo in prestito il titolo del romanzo di Chiara Valerio (tra l’altro, l'ultimo degli incontri alla Casa delle Letterature fra gli autori della dozzina di candidata al Premio Strega è stato proprio quello fra queste due autrici) per riferirmi alle parole difficili pronunciate ai Leggi tutto
[3.5] Era partito molto bene, poi ora della fine ho cominciato ad avere dei dubbi. Ok, è chiaro che “l’età fragile” corrisponde a tutte le età, siamo sempre fragili, abbiamo sempre paura di sbagliare, e spesso è proprio quello che facciamo; ci sentiamo fuori posto; pensiamo al passato e ci chiediamo c Leggi tutto
Finire l’anno 2023, con una delusione? FATTO!✅ Ecco cosa succede quando, una volta che si leggono gli altri romanzi di una scrittrice e si amano tanto… arriva la delusione perché il libro non è all’altezza degli altri. Ho amato sia #larminuta che #borgosud e adesso… #letafragile è un no. Un libro con Leggi tutto
Purtroppo sono rimasta sulla superficie di questa narrazione, non so se per mia incapacità di trovarci qualcosa di più profondo o per effettiva mancanza. Due piani temporali si alternano senza però in realtà mai comunicare più di tanto, risultando quasi slegati. Il collante tra presente e futuro è L Leggi tutto

