

Sinossi
Rahel Varnhagen ha diciannove anni quando, nel 1790, la sua mansarda berlinese diventa un luogo di ritrovo prima per gli amici, poi per l'alta società politica e letteraria tedesca nell'epoca delle guerre napoleoniche e della transizione dall'Illuminismo al Romanticismo. Rahel non è ricca né avvenente, ma è una donna appassionata e di rara intelligenza; ed è ebrea. Intorno a sé costruisce una raffinata fucina intellettuale, ma anche un laboratorio in cui l'identità ebraica sperimenta un nuovo equilibrio tra assimilazione ed emancipazione, prima che la Prussia inizi a scivolare nell'antisemitismo e le origini ebraiche diventino qualcosa non da cancellare ma da rivendicare. Hannah Arendt ha diciannove anni quando si trasferisce a Marburgo per studiare filosofia e teologia e riunisce intorno a sé gli amici e i compagni di seminario per leggere e discutere Platone. Poco tempo dopo inizia a scrivere la sua prima e unica biografia, la storia di Rahel Varnhagen, ma deve accantonarla nel 1933 - esattamente cento anni dopo la morte di Rahel - per sfuggire alla persecuzione nazista riparando in Francia. La pubblica soltanto nel 1958, dopo aver lasciato correre tempo e storia e aver frapposto la distanza definitiva tra sé e quel mondo tedesco alla cui lingua ritorna ormai solo nelle lettere private. Con "Rahel Varnhagen. Storia di un'ebrea", il Saggiatore ripropone un libro che «nuota vigorosamente contro la corrente della giudaistica edificatoria e apologetica», per dirla con Walter Benjamin. Hannah Arendt vi espone il suo pensiero critico sull'assimilazione ebraica e, insieme, traccia un affresco del rapporto tra ebrei e società tedesca, spaziando dalla narrazione filosofica all'osservazione sociologica e politica, dal racconto di un'emancipazione femminile alla speculazione su questo frammento di storia ebraica della Germania: una auto-biografia a due che ci offre quella storia nascosta dell'antisemitismo introvabile nelle pagine ufficiali della storia politica ed economica e, forse, anche nell'analisi che Hannah Arendt aveva elaborato nelle "Origini del totalitarismo"
- ISBN:
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- Pagine: 429
- Data di uscita: 02-02-2017
Recensioni
After reading “Rahel Varnhagen: The Life of a Jewess,” it wasn’t surprising to me why Hannah Arendt chose to write this book; they had a lot in common. Rahel Varnhagen née Levin was born in 1771 in Berlin in the Kingdom of Prussia. Despite this, Rahel was stateless—she was considered a foreigner bec Leggi tutto
Rahel is just a pretext for Arendt to denounce the failure of Enlightenment and Christianity vis-a-vis the Jews, to show that there is nothing new to antisemitism in Germany 100 years later, to meditate on the Jewish and woman condition, and to write her own story under a different name/pretext. In
One of the most unusual biographies I have ever read, Arendt's account of a minor notable in Germany has intrigued me. She wrote most of the manuscript after leaving Nazi Germany without her passport--first fleeing to Paris, then being shipped to Gurs, then escaping the Concentration Camp to Switzer Leggi tutto
Rahel Varnhagen: Ein Rätsel, ein Monstrum und ein Paradox "Was mich interessierte, war lediglich, Rahels Lebensgeschichte so nachzuerzählen, wie sie selbst sie hätte erzählen können. Warm sie selbst sich, im Unterschied zu dem, was andere über sie sagten, für ausserordentlich hielt, hat sie in nahez Leggi tutto
4 stars “The history of a bankruptcy, & a rebellious spirit”. This is how Arendt sums up Rahel’s legacy in the conclusion to her biography of a remarkable woman of the Enlightenment. This book touches on personal identity in many forms, & how Rahel was shaped by societal constraints (as a non-wealt Leggi tutto
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