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Una nebbia fitta avvolge il paese: il nuovo libro per ragazzi di Vitali

È in libreria per Salani Nel mio paese è successo un fatto strano, il nuovo romanzo per ragazzi di Andrea Vitali. Il libro ci porta in una piccola e uggiosa cittadina, dove la quotidianità rischia di annegare le vite in un tedioso grigiore, qualcosa di imprevisto sta per fare breccia nella monotonia. Un bel giorno, come per incanto, tutti i calendari si svuotano e gli orologi cessano di funzionare. I paesani reagiscono come possono, tentando di riordinare ciò che è divenuto caotico, e di ristabilire quel che tutti davano ormai per scontato: la cognizione del tempo. Perché le cose normali sono belle: è bello sapere che dopo l’estate viene l’autunno, dopo la domenica viene il lunedì, che si nasce, si cresce e si va a scuola. Ma la troppa normalità e l’abitudine rischiano di avvolgere il mondo nell’indifferenza – una nebbia dove nessuno più si accorge della meravigliosa diversità che palpita attorno a noi: colori, sapori, profumi, emozioni…

Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto del libro:

(…)

Il papà era uscito e s’era infilato in quella cosa bianca come la pittura delle strisce pedonali e per qualche minuto, fatti pochi passi, non aveva capito dove fosse e dove dovesse andare, anche se i nostri vicini di casa non stavano che a pochi metri. Gli era venuta anche un po’ di tremarella, il sospetto che stesse ancora dormendo e quello fosse tutto un sogno: insomma, non era sicuro di essere proprio lui in una situazione del genere. Allora si era dato un bel pizzicotto in faccia e, compreso che non stava dormendo e altre fantasie del genere, aveva cercato di capire come fare per raggiungere la casa dei vicini. Temendo di andare a sbattere da qualche parte, aveva deciso di mettersi a quattro zampe. Sissignore, proprio come un cane! Muso a terra, con il naso e gli occhi a un centimetro dal marciapiede, aveva seguito i disegni che indicavano la pista ciclabile e i segnali di svolta che indicavano l’accesso a ogni strada laterale fino a quando era arrivato davanti alla casa dei nostri vicini. Quando era stato sicuro di essere proprio davanti alla loro porta di casa si era rimesso in piedi e poi aveva bussato perforando con la mano quella cortina bianca che sembrava latte condensato. I vicini avevano risposto quasi subito ma non avevano aperto la porta di casa. Forse non avevano creduto che qualcuno potesse andare in giro con un tempo del genere.
Prima di aprire, raccontò il mio papà una volta tornato a casa, avevano voluto guardare dalla finestra senza vedere niente e anche una volta aperta la porta, dopo essersi assicurati che fosse davvero stato lui ad aver bussato («Mi hanno fatto un sacco di domande per essere sicuro che fossi proprio io» raccontò il mio papà, «nome, cognome, indirizzo, codice fiscale e targa della macchina»), per un istante erano stati tentati di richiudere perche´ non vedevano nessuno. Per fortuna, il mio papà aveva fatto un passo rapido in avanti, emergendo da quella condensa e mostrandosi per quello che era, cioè il loro vicino di casa che voleva chiedere se pure a loro era successa la stessa cosa. In un primo momento anche loro avevano creduto che il mio papà si riferisse a quella specie di nebbia che aveva coperto tutto il paesaggio. Quando il mio papà aveva detto del calendario senza più giorni e mesi l’avevano guardato stranamente, come se credessero che li volesse prendere in giro: s’erano appena svegliati e a nessuno era venuto in mente di guardare il calendario. Poi, però, quando più per curiosità che altro avevano verificato che il mio papà non raccontava bugie, erano rimasti di stucco…

(continua in libreria)

 

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