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Senza internet né cellulare: come scoprivano il mondo “Le ragazze di campagna”?

ragazze di campagna

Oggi anche le ragazze di campagna (e di provincia) sanno cosa succede in città e, più in generale, nel mondo grazie a internet e agli smartphone, ma un tempo non era così facile. Solo cinquanta o sessant’anni fa in Irlanda, come in Italia, vivere fuori dalla città significava essere tagliate fuori dalla modernità, ancorate alle tradizioni e alle regole del villaggio.

Tutta un’altra storia rispetto alla California dorata delle Ragazze raccontante da Emma Cline, alla New York pirotecnica de La valle delle bambole, dove si affittano stanze e si trova lavoro come modelle o segretarie in studi legali all’ultimo grido, ma anche alla Londra intellettuale delle sorelle Mitford.

Le Ragazze di campagna di Edna O’Brien, Baba e Kate, lo sanno e fin dai quattrodici anni ce la mettono tutta per andarsene di casa. Un paesino che non fa nulla per essere ospitale, anzi proprio lì, nell’idilliaca campagna irlandese, tra una messa e una mungitura delle vacche, le ragazzine incontrano per la prima volta il loro nemico più grande: l’amore.

Perché quello che infanga la reputazione delle ragazze è anche quello a cui loro aspirano di più, le attenzioni e le cure speciali di un amato, che spesso però è anche troppo adulto per desiderare solo affetto. E così Kate, figlia di un alcolizzato e orfana di madre, non sa come rispondere alle lusinghe del droghiere, di cui ricorda le avances non troppo velate alla madre. In cambio di regali e pranzi in città cade nelle grinfie di un anziano vicino dai gusti raffinati a cui è affibbiato il nomignolo di Mr. Gentleman. Peccato però che del gentiluomo abbia solo l’aspetto.

Oggi con internet, i treni veloci e la tv, Baba e Kate sarebbero solo due delle tante liceali che vivono in provincia e trascorrono il sabato in città a comprare abiti alla moda e a frequentare coetanei “interessanti” soprattutto perché non cresciuti nel loro stesso paesino.

Negli anni Cinquanta, invece, le due ragazze finiscono in collegio e a soli sedici anni, espulse da scuola, si trasferiscono in città, a Dublino. Dividono una stanza in subaffitto e si dedicano a lavoretti nei negozi di alimentari, ma soprattutto si fanno abbindolare dalle promesse degli uomini più grandi che frequentano in cambio di un po’ di affetto e di regali che non potrebbero permettersi. Un’inclinazione, quella di lasciarsi sedurre dalle promesse, che si porteranno dietro per tutta la vita e nella trilogia che l’autrice irlandese ha dedicato loro.

Ragazze di campagna (Elliot), La ragazza dagli occhi verdi e Ragazze nella felicità coniugale (la prima edita da da e/o, la seconda da Elliot) sono le opere, parzialmente autobiografiche, che O’Brien ha dedicato a Baba e Kate e che le sono costate la censura e molteplici critiche in Irlanda per via dell’immoralità delle sue protagoniste, insicure e sempre in cerca dell’amore a discapito della loro integrità e del loro onore.

La stessa autrice ha suscitato scandalo perché ha abbandonato il primo marito per trasferirsi prima a Londra e poi a New York dove ha incontrato attori, cantanti e scrittori. Questi suoi anni sono raccontati nell’autobiografia della scrittrice, Country Girl (Elliot).

Quello che emerge dai quattro libri è una cartolina del disagio dell’essere ragazza e poi donna in una società che soffoca la sessualità femminile e relega le signore ai fornelli e alla cura della casa. La sorte di Kate e Baba, che si rivela ben diversa dalle loro aspettative adolescenziali, dimostra le conseguenze del vivere tagliati fuori dalla modernità e dalla città. Chissà se oggi i cellulari, internet, le riviste e i tanti libri scritti sull’argomento sono sufficienti a risparmiare alle ragazze di campagna del 2016 la disperazione provinciale che ha mandato fuori di senno Kate.

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