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La grande catena di librerie inizia ad aprire sedi “no logo”. E si apre un dibattito

libreria indipendente no logo

Con circa 270 punti vendita, Waterstones è la più grande catena di librerie del Regno Unito, con una tradizione che risale al 1982, quando fu fondata da Tim Waterstone; acquisita da WHSmith nel 1993 oggi appartiene ad Alexander Mamut, che l’ha rilevata nel 2011. 

Se oggi Waterstones è ancora in piedi, nonostante le grandi trasformazioni che ha subito il mercato librario nell’ultimo decennio, lo deve soprattutto a James Daunt, già fondatore e proprietario di una propria catena di librerie indipendenti: Daunt Books.

Waterstones è diretta da Daunt dal 2011, quando stava affrontando un periodo di forte crisi; per uscirne lo stesso Daunt ha pensato, tra le altre cose, di trasformare ogni punto vendita in una libreria “semi indipendente”, scelta che si è dimostrata vincente.

I risultati non si sono fatti attendere: come ha recentemente raccontato anche Il Post, la società ha dichiarato che “dall’aprile 2015 all’aprile 2016 ha guadagnato 18,9 milioni di sterline, quasi 22 milioni di euro, a fronte di una perdita di 1,9 milioni, circa 2 milioni di euro, nello stesso periodo dell’anno precedente”.


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C’è però una recente novità che sta facendo discutere, come racconta il Guardian: Waterstones ha deciso di aprire tre nuove sedi della catena prive del nome o del marchio Waterstones, tre sedi “in incognito” (che prendono il nome dalla località o dal quartiere in cui si trovano), per così dire: i negozi, pur appartenendo alla società, non ne portano il nome, così da sembrare delle librerie indipendenti. La critica mossa è quella di un “inganno” orchestrato per attirare quella clientela che preferisce le piccole librerie.


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Daunt ha difeso la decisione presa, sostenendo di volere che tutti i punti vendita della catena agiscano come librerie indipendenti. Ha dichiarato: “Abbiamo agito così anche per dimostrare ai nostri librai che hanno effettivamente l’indipendenza”.

Al di là delle polemiche, fa riflettere la scelta di Waterstones. Non va infatti dimenticato il contesto: da un lato l’ascesa dell’ecommerce (e di Amazon), dall’altra la “resistenza” delle librerie indipendenti anche nel Regno Unito, e la passione di molti lettori per i piccoli negozi.

A proposito di tendenze nel mondo delle librerie, nel corso della prima edizione di Tribùk (qui il nostro reportage), si è sottolineato il fatto che, dagli Usa al Regno Unito, si va verso una diminuzione della metratura media delle librerie (il riferimento è in particolare a quelle di catena).

Altre catene di librerie seguiranno l’esempio di Waterstones?


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