Site icon ilLibraio.it

Essere o avere, questo è il problema: guida ai verbi ausiliari

bambina scuola compiti scrivere scrittura grammatica

I verbi italiani hanno nella loro coniugazione numerosi tempi composti, formati cioè con un verbo ausiliare che si unisce al participio. Gli ausiliari per eccellenza sono avere ed essere (non sono gli unici: per esempio per alcune forme passive si usano come ausiliari anche i verbi venire, andare, rimanere ecc.). Quando bisogna usare avere e quando essere? Ci sono regole precise?

Certezze

Sì, in molti casi ci sono regole precise.

Milioni di persone hanno letto la saga di Harry Potter.

(verbo transitivo, forma attiva, ausiliare avere)

La saga di Harry Potter è stata letta da milioni di persone.

(verbo transitivo, forma passiva, ausiliare essere)

Mi sono guardato allo specchio.

Il tuo gatto si è affilato le unghie sulla dormeuse stile Impero.

Ci eravamo visti tre anni fa.

Si sono spente tutte le luci.

I verbi pronominali, come si vede dagli esempi, sono quelli che si combinano con i pronomi atoni: i verbi riflessivi diretti e indiretti, i riflessivi reciproci, gli intransitivi pronominali, i transitivi pronominali… Si comportano allo stesso modo (sempre con l’ausiliare essere) anche i verbi retti dal si passivante e dal si impersonale.

Nell’esperimento si sono seguite le procedure standard.

(si passivante)

L’altra sera si è mangiato benissimo.

(si impersonale)

Attenzione: troverete, sia in testi letterari antichi e moderni sia in alcuni usi regionali, forme come “si ha mangiato bene”. Ma non le userete, se il vostro scopo è parlare o scrivere in quello che è considerato l’italiano standard.

Piccolo quiz grammaticale (o domanda trabocchetto): perché la celebre frase dei Promessi sposi “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai” non contravviene alla regola dell’ausiliare essere?

Dubbi

In altri casi non ci sono regole (o quanto meno regole facili da enunciare e da ricordare).

I verbi intransitivi (cioè quelli che non hanno l’oggetto diretto) non si comportano tutti allo stesso modo: alcuni vogliono solo l’ausiliare essere, altri solo l’ausiliare avere, altri possono avere entrambi, con o senza differenze nell’uso e nel significato. Prendiamo il caso di alcuni verbi di movimento:

– ausiliare essere: andare, venire, tornare, partire, entrare, uscire

– ausiliare avere: camminare, passeggiare, sbandare, vagare

– ausiliare essere e avere: correre, procedere, progredire

Quindi: siamo andati, avete camminato, hanno corso o sono corsi.

Attenzione però: nel caso di verbi come correre o progredire, la scelta dell’ausiliare non è libera. Non è la stessa cosa dire “Valentino Rossi è corso a Valencia” (quando ha saputo che il tampone era negativo) e “Valentino Rossi ha corso a Valencia” (cioè ha partecipato al GP d’Europa a Valencia). In generale, con correre si usa l’ausiliare essere quando si indica una meta (“sono corso a casa”) e avere per riferirsi all’azione in sé o alla partecipazione a una corsa o alla sua durata (“ho corso per due ore”). Con progredire, come spiegano i vocabolari, si usa l’ausiliare avere se il soggetto è una persona, essere se è una cosa:

Giovanni ha progredito nelle sue ricerche.

L’intelligenza artificiale è molto progredita negli ultimi anni.

Quindi: se avete dubbi sull’ausiliare di un verbo intransitivo, consultate il vocabolario. (Poi magari vi accorgerete che non sempre i vocabolari sono d’accordo fra loro, ma questo è un altro discorso.)

Se controllate sul vocabolario, vedrete che i verbi impersonali meteorologici (piovere, nevicare, grandinare, diluviare, tuonare, lampeggiare…) ammettono entrambi gli ausiliari. In generale, l’ausiliare avere è sempre più diffuso, e dunque l’ausiliare essere risulta più raffinato.

Attenzione però: quando questi verbi non sono impersonali, la scelta dell’ausiliare non è più libera:

Sono piovute dal cielo decine di nuove norme (non si può dire *hanno piovuto)

Erano grandinate multe (non *hanno grandinato)

Il vescovo ha tuonato dal pulpito (non *è tuonato)

I verbi servili sono dovere, potere, volere seguiti dall’infinito. In teoria, l’ausiliare del verbo servile dovrebbe essere quello richiesto dal verbo all’infinito. Quindi:

sono andato                →        sono dovuto andare

ho camminato             →        ho potuto camminare

ero tornato                  →        ero voluto tornare

Questo in teoria. Nella realtà, è sempre più comune, in qualunque contesto, l’uso generalizzato dell’ausiliare avere, che è anche l’ausiliare di quei verbi quando non sono servili (“Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala!”). Anche in questo caso, dunque, le forme con avere sono più quotidiane e vicine al parlato, quelle con essere più elevate (anche troppo preziose, soprattutto con volere: oggi è molto più naturale scrivere “Le due sorelle avevano voluto ritornare a casa” invece di “Le due sorelle erano volute ritornare a casa”).

Per finire, alcune certezze (o, se preferite, degli obblighi) su ausiliari e servili.

* * *

Risposta al piccolo quiz grammaticale (vera domanda trabocchetto): nella frase manzoniana “questo matrimonio non s’ha da fare”, il verbo avere non è ausiliare…

 

L’AUTORE – Massimo Birattari, consulente editoriale, traduttore, autore, ha pubblicato numerosi libri su scrittura, lettura, grammatica e italiano, oltre a romanzi per ragazzi. Il suo ultimo libro è Grammatica per cani e porci (Ponte alle Grazie). Il suo blog è www.grammaland.it.

Exit mobile version