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Ali Confcommercio: “Il 2024 per le librerie italiane? Un grande punto di domanda…”

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Al via in Confcommercio il diciottesimo corso di Alta formazione in gestione della libreria della Scuola Librai Italiani- Ali Confcommercio. Per l’occasione, è stata presentata l’ultima indagine sulle librerie italiane.

Stando a quest’ultima, le imprese continuano a soffrire dell’aumento dei costi che sono costretti a pagare ai propri fornitori. E la situazione non è destinata a migliorare nel prossimo futuro. La percentuale di imprese che ha chiesto un fido o un finanziamento nel corso degli ultimi mesi è stata del 19,2%. Il 61% delle librerie che hanno chiesto credito hanno visto accogliere interamente la propria domanda di credito. Il 69% delle librerie hanno fatto domanda di credito in prevalenza per esigenze di liquidità e cassa, il 18,7% per investimenti e il 12,3% per la ristrutturazione del credito.

Ecco in sintesi alcuni dati emersi:

Commenta Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio: “Le librerie sono un antidoto alla desertificazione perché sono attività di qualità. Perché sono un luogo dell’anima, certamente, che appartiene ai ricordi e alle scelte delle persone. E in qualche modo ha la possibilità di incidere anche sulla formazione delle persone”. E prosegue: “Ma la libreria è anche un luogo urbano che appartiene alla vita quotidiana, alla vivibilità di una città, alla sua immagine. Per questo la Confcommercio considera la categoria dei librai una delle componenti maggiormente identitarie della nostra rappresentanza: perché le librerie incrociano la cultura con il commercio, la geografia urbana con la creatività, la tradizione con l’innovazione“.

Aggiunge Paolo Ambrosini, presidente di Ali Confcommercio: “Il 2024 per noi operatori del mondo del libro è un grande punto di domanda perché se è vero che rimane la legge sul libro, fortissimamente voluta da noi, è altresì vero però che con il 2024 le risorse stanziate a sostegno del settore si sono fortemente ridotte o annullate e quanto è rimasto è sotto finanziato rispetto alle esigenze o condizionato da criteri d’uso, vedi le carte cultura, che ne ridurranno significativamente l’impatto sul mercato come sembra anche emergere dai primi segnali raccolti tra i colleghi”. E ancora “Tutto questo mette a rischio di tenuta il comparto che faticosamente aveva rialzato la testa, e purtroppo le prime avvisaglie ci sono già in questo primo scorcio d’anno. Ci auguriamo che quanto prima il Governo apra un tavolo di confronto su questi temi perché oggi per le nostre imprese affrontare la complessità del mercato da sole è come provare ad attraversare un mare in tempesta”.

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