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Il fascino delle “Fiabe Norvegesi”

Fiabe norvegesi Iperborea

“Le fiabe norvegesi sono le migliori”, diceva già nell’Ottocento Jacob Grimm, che insieme al fratello ha raccolto e pubblicato buona parte del patrimonio letterario orale d’Europa. Iperborea, dopo Fiabe lapponi, Fiabe danesi, Fiabe islandesi, Fiabe svedesi e Fiabe faroesi, propone un nuovo volume nella serie dedicata alle fiabe nordiche, proprio dedicato alla tradizione popolare norvegese.

Fiabe Norvegesi, curato e tradotto da Bruno Berni, presenta tutti gli ingredienti più amati delle fiabe: spazi deserti, montagne sopra e sotto il suolo terrestre, foreste di betulle e boschi di rame, d’argento o d’oro, un mare che dalla Scandinavia può portare fino all’Arabia.

In Fiabe norvegesi si ritrovano non solo le varianti originali di trame già conosciute, come quelle di Cenerentola e la Bella Addormentata, ma anche quella della principessa con la veste di legno perseguitata dalla matrigna; del contadino che va dal vento del Nord per farsi risarcire della farina perduta; delle avventure di Ceneraccio per salvare i fratelli tramutati in pietra da un gigante; dei viaggi per mare verso castelli stregati ai duelli tra animali parlanti e troll a nove teste e delle prove da superare con l’aiuto di metamorfosi e oggetti magici.

Trascritte e raccolte per la prima volta da Asbjørnsen e Moe nell’Ottocento, le Fiabe norvegesi si distinguono non solo per la loro ricchezza narrativa, lo stile scarno e la freschezza della lingua del popolo, ma anche per la capacità di esprimere l’immaginario, l’umorismo e l’arte narrativa del Nord Europa.

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