Giorgia Penzo

Ho iniziato a camminare con lo sguardo dritto davanti a me, come se cedere e girarmi avesse significato morire. Ho camminato fino a quando i miei passi non sono diventati una corsa. Desideravo a tutti i costi conoscere la risposta a quella domanda. Adesso la so, so cosa siamo. Non c’è più margine di errore. Noi siamo l’impossibile.

Un cuore che sanguina nel ghiaccio è destinato a frantumarsi in silenzio.

Il tuo era un grande potere. Più mi stringevi, più mi sentivo libera.

Eppure è da tanto che non mi sentivo così. Quello che provo va oltre la leggerezza, oltre la certezza di aver fatto qualcosa di giusto. Lo scrivo sul foglio senza calcare, come se fosse un brusio tra i calcinacci, perché non oso contarci troppo.

Ti sei addormentata per sempre in una notte d’inverno, Cloe. Mi piace pensare che anche tu, come tutti noi, ti sia svegliata alle prime luci dell’alba dell’anno nuovo. Soltanto che è successo in un letto diverso, in un mondo diverso.

Mi sono guardata allo specchio senza vergognarmi delle lacrime. Dove ieri vedevo una sfigata buona a nulla, una reietta piena di imperfezioni e una colpevole, ora -grazie a te- vedo una guerriera.

Non ci sono canzoni per questo momento. C’è soltanto vuoto, e grida, e bufera. Mi manca la voce, mi manca dove aggrapparmi, Tutto si sgretola e non so cosa fare.