Sinossi
Si può raccontare la vita di un altro come se fosse la propria? È la sfida, paradossale e ambiziosa, che Pierre Pachet ha scelto di raccogliere nel ricostruire la voce di suo padre, Simkha Opatchevsky, per farne il narratore in prima persona di questo strabiliante romanzo che ci consegna, dal di dentro, la figura a tutto tondo di un esule ebreo del Novecento. Dai pogrom di Kishinev ai rastrellamenti nella Parigi dell'Occupazione, questo inaudito io narrante attraversa la Storia d'Europa, emigrando dall'agonizzante Impero russo per approdare a una Francia sconvolta da due guerre mondiali, il tutto anelando a poco più che all'incolumità sua e dei suoi, e alla dignità del proprio mestiere di medico. Simkha, del resto, non ha la stoffa del protagonista, e il tono tragico non gli si addice. Eppure qualcosa di eroico ce l'ha, nella ritrosia che gli vieta gli abbandoni sentimentali, nel rigore intellettuale che ne fa un osservatore esattissimo, acuto conoscitore della psicologia umana e fustigatore degli psicologismi, costretto in tarda età a testimoniare con precisione da miniaturista il lento sgretolarsi delle proprie facoltà mentali.
- ISBN:
- Casa Editrice:
- Pagine: 155
- Data di uscita: 28-03-2019
Recensioni
Siamo solo bocca
Kitap önceleri bana biraz karışık geldi - babanın doktorluk anılarını mı, musevilik anılarını mı, babalık anılarını mı okuyacağımız konusunda tereddütlerim oluştu.Kitabı okudukça, bunların hiçbirine odaklanmadım, ancak kitabın ikinci yarısında isimsiz hastalık hayatımıza girdiğine, işte o zaman baba Leggi tutto
Ben kitabın anlatımını çok sevdim... Okunası bir kitap...
"Autobiografia di mio padre" non vuole essere semplicemente la storia del padre dell'autore, dove per "storia" intendo l'elemento più classico di narrazione. Proprio il titolo rappresenta un paradosso rispetto a quello che è contenuto all'interno delle pagine: con questo scritto, Pachet racconta il Leggi tutto
Molto intimo, pacato e a tratti commovente, nel passaggio dall'apertura al mondo all'accartocciarsi del padre su sé stesso con l'irruzione della vecchiaia e della malattia. Rileggere nuovamente il prologo alla fine del libro è illuminante.
Lettura breve ma difficile, spesso commuovente; merita il massimo del voto sia per l'arditezza dell'artificio letterario usato-molto efficace- sia per la delicatezza- non priva a tratti di sfolgorante ironia- con cui Pachet tratta il tema della vecchiaia.
Citazioni
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