

Sinossi
La Siberia, la sterminata regione asiatica che a partire dal XVI secolo è diventata parte integrante prima dell'impero zarista, poi dell'Unione Sovietica e, oggi, della Federazione Russa, si è guadagnata la sua sinistra fama di luogo di dolore e di morte nell'Ottocento, dopo la sua trasformazione in meta di deportazione ed esilio per criminali comuni e oppositori politici, e nel Novecento, in quanto desolata e gelida scena del crimine del Gulag "rosso". Alla luce di un'imponente mole documentaria, attinta a fonti poco note o inedite, e avendo come modelli narrativi il Dostoevskij di "Memorie di una casa morta" e il Cechov di "L'isola di Sachalin" , Daniel Beer traccia una storia della Siberia come terra di contenimento e reclusione che ha i tratti di una discesa agli inferi, dove a suggestive descrizioni di paesaggi e preziose notazioni antropologiche si alternano potenti scorci socio-politici e racconti di vite eroiche e miserabili, di episodi di sublime virtù e di sordida abiezione. Fulcro dell'analisi è il progressivo disfacimento di un sistema penale basato sull'esilio e il lavoro forzato, e minato dall'insanabile contraddizione tra le esigenze di una colonizzazione che avrebbe potuto, specie con le scoperte e gli strumenti della modernità, sfruttare al meglio le enormi ricchezze naturali della regione e quelle, opposte, di un sempre più traballante regime carcerario esposto a evasioni, ribellioni, suicidi collettivi e, soprattutto, all'esecrazione interna e internazionale nei riguardi di pratiche vessatorie come i micidiali trasferimenti a piedi e in catene e la fustigazione. Nel caotico avvicendarsi di innumerevoli percorsi individuali e legami familiari distrutti da condizioni di reclusione degradanti, Beer individua un filo rosso che lega i nobili e raffinati "decabristi" russi che per primi si ribellarono all'autocrazia nel 1823, i patrioti polacchi deportati da quella che era una provincia dell'impero dopo le insurrezioni indipendentiste del 1830 e 1863, e i circoli terroristici social-rivoluzionari, anarchici e marxisti della seconda metà dell'ottocento e dei primi due decenni del novecento. I loro adepti popolarono galere, fabbriche, miniere e luoghi d'insediamento coatto dello sconfinato subcontinente siberiano e propiziarono, con il "contagio" delle loro idee, debolmente contrastato da alti funzionari locali corrivi o impauriti, la fatale svolta del 1917, nel marasma di un potere centrale falcidiato da centinaia di assassinii politici. E così, dopo le rituali celebrazioni di vittime e martiri dello zarismo, tutti ascritti d'ufficio alla propria causa, il nuovo regime comunista iniziò a ricostituire in Siberia - ampliandola - quella "prigione a cielo aperto" a cui sembra condannata, a dispetto della grandiosa bellezza e dei tesori che nasconde in grembo, da un tragico quanto imperscrutabile destino.
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- Pagine: 459
- Data di uscita: 19-09-2017
Recensioni
Daniel Beer's The House of the Dead recounts the brutal policy of exile in late Tsarist Russia. Taking his title from Dostoyevsky's autobiographical novel about his time in Siberia, Beer explores how the system of Katorga gradually developed through the 18th and 19th Centuries, with an informal seri Leggi tutto
I think this would be a good read even if you aren't a Russian history buff like me. If you are, it's amazing. The author has synthesized a massive amount of historical research into an epic account of centuries of exile and suffering in the great "prison without a roof." Chapters that provide a bro Leggi tutto
A very revealing and engaging book by Mr. Beer. The way he hits on the five senses with describing the conditions in Siberia during the 19th century are astonishing, stomach turning, and plain depressing. The corruption, incompetence, and utter disregard for human life by the Tsars and their ministe Leggi tutto
I first heard about this book while reading a couple of histories about the Romanov dynasty and its end in WWI and the Russian Revolutions of 1917. This is a book about the Romanov system of internal exile to Siberia, especially from 1800 until the beginning of WW1. Beer takes his title from Dostoev Leggi tutto
This book wasn't bad, but I found it a bit of a slog. Part of the problem was that there was no particular through-line being followed (no one person's life, or story of a single historical incident, etc.) and so it felt disjointed at times. It also wasn't particularly chronological which would have Leggi tutto
Op een simpele wijze het complexe Russische verbanning systeem uitgelegd.
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