

Sinossi
A tutti, prima o poi, è toccato separarsi da qualcosa che reputavamo soltanto nostro: ma senza ciò che ci appartiene sapremmo ancora dire chi siamo davvero? Il protagonista di questo romanzo abita un appartamento arredato con grande gusto e altrettanta paranoia, due caratteristiche da cui è difficile liberarsi. Soprattutto nel momento in cui si riceve un'improvvisa richiesta di sfratto, che sembra avere una genesi ultraterrena... Del resto, una casa stregata può essere una maledizione, oppure l'occasione per comporre un inventario del proprio passato. «Ridotto così, ero re: delle mie cose, delle mie collezioni, dunque di me, che in quelle collezioni avevo sistematicamente trasferito ogni mia più intima particola». In filologia, il locus desperatus indica un passo testuale corrotto e insanabile, per il quale il filologo è costretto a gettare la spugna contrassegnandolo con la cosiddetta «croce della disperazione». E a dare l'avvio a questa storia è proprio una piccola croce, disegnata nottetempo con un gessetto su una porta. Un mattino, uscendo dal suo appartamento, il protagonista nota quel segno appena sopra lo spioncino dell'ingresso di casa: chi può essere stato a farlo, e che significato ha? L'uomo cancella la croce, ma il giorno seguente, e poi quello ancora successivo, il segno ricompare implacabile. Il mistero s'infittisce quando al residente viene imposto uno scambio: qualcuno prenderà il suo posto, e lui dovrà giocoforza trasferirsi. Ma cambiando abitazione sarà costretto a cambiare anche identità: tutte le cose dentro l'appartamento, infatti, dovranno a loro volta scegliere. O fuggiranno insieme a lui, oppure passeranno a un nuovo proprietario - macchiandosi di alto tradimento. Perché ogni oggetto amato ha un'anima, e dunque una sua volontà. Da sempre le case, nella storia della letteratura così come nella vita, sono il luogo dove gli avvenimenti più banali si mescolano a quelli fatidici. L'abitazione al centro di "Locus desperatus", però, assomiglia alla Hill House immaginata da Shirley Jackson, o alla Casa Usher di Poe: un'entità senziente, con un suo carattere ben preciso. Un luogo dove l'inconscio di chi ci abita, dopo una lunga frequentazione, è divenuto tutt'uno con i libri, le stampe, gli oggetti e i ricordi d'infanzia. E chi meglio di Michele Mari poteva raccontare lo struggimento e le ossessioni per i feticci accumulati nel corso di un'esistenza, ingaggiando un duello con la propria memoria affettiva? L'autore di "Verderame" e di "Leggenda privata" ci consegna una stramba discesa agli inferi e insieme una spietata tassonomia dei ricordi. Un romanzo tormentato e divertente sul senso ultimo che diamo agli oggetti: «Senza le mie cose io non sarei stato più io, e senza di me loro non sarebbero state più loro».
- ISBN: 8806264516
- Casa Editrice: Einaudi
- Pagine: 136
- Data di uscita: 23-04-2024
Recensioni
Michele Mari torna in libreria con questo romanzo spassoso e paradossale, in cui l’autore mostra tutta la sua inconfondibile ricercatezza stilistica. All’inizio la lettura non è stata facile. Prendiamo per esempio questo periodo, nel quale la presenza alcune parole di cui non conoscevo il significato Leggi tutto
Le nostre cose come talismani. Superato un approccio un po’ problematico (sebbene dovrei essere abituato allo stile di un autore di cui ho letto quasi tutto), “Locus desperatus” rivela un testo che in prima analisi tratta del rapporto del narratore, ma potrei dire di ognuno di noi, con le “cose”, int Leggi tutto
Lasciar andare E' un falsopiano la strada che percorro in bicicletta per arrivare in ufficio. Impiego circa 20 inuti, tempo perfetto per ascoltare una puntata dei podcast che seguo e, anzi, mi viene particolarmente bene perchè il falsopiano attiva la mia capacità di restare concentrata, focalizzata s Leggi tutto
Sarò breve perché non ho voglia di argomentare e (per una volta) senza lo sguardo dei fanatici di Mari: È una lettura godibile, ma è dimenticabile. Il Mari di Di bestia in Bestia o anche solo di Leggenda privata, per me, ce lo scordiamo in confronto. [Poi, possiamo dirlo?, basta ste cose trite e ritri Leggi tutto
4,5⭐
Bah. Tanta roba, tante parole… ma alla fine l’ho trovato un po’ vuoto come contenuti. “Non ti affezionare troppo alle tue cose” è un po’ pochino se è l’unico vero succo che puoi spremere da un libro. Mi venivano in mente spesso Stefano Benni e Daniel Pennac, che hanno una simile comicità surreale - Leggi tutto
Raramente mi sono trovata ad aver bisgno di un dizionario per sapere il significato delle parole durante la lettura di un libro.E non solo ho studiato nella mia vita ma ho anche letto parecchio.L'autore è sicuramente un uomo erudito.Probabilmente a lui viene assolutamente naturale questo tipo di scr Leggi tutto
Più un tre meno un quarto, per quanto l’ho tirata per le lunghe. Però poi mi rendo anche conto che tutta questa storia del dare le stelline ai libri rasenta il comico (o meglio, il pornografico), e soprattutto che un 3 dato a questo libro non è lo stesso 3 assegnato a libri “minori”, così come il 2 Leggi tutto
Citazioni
Al momento non ci sono citazioni, inserisci tu la prima!