La vittoria da parte di Abdelrazak Gurnah del Premio Nobel per la letteratura nel 2021 ha certamente dato un ulteriore scossa, ma già negli ultimi anni le storie e le voci delle autrici e degli autori africani avevano pian piano cominciato a emergere anche nelle case editrici europee, al di là delle singole collane dedicate al continente africano, e a vincere premi (anglofoni e non) che prima erano stati appannaggio solo (o quasi) di una letteratura occidentale.
Per questi e altri motivi lo scrittore nigeriano Ben Okri l’anno scorso disse: “La letteratura africana è il futuro”, o per lo meno uno dei futuri possibili, finalmente.
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Leggendo Due vite, due donne di Cheluchi Onyemelukwe-Onoubia (e/0, traduzione di Elisa Banfi) non si può che dare felicemente ragione a Ben Okri.
Due vite, due donne è una storia familiare sui generis, che inizia quando le due vengono sequestrate da una banda di rapitori a Enugu, una città di circa un milione di abitanti in Nigeria, e chiuse nella stessa stanza.
È il 2011 e non sappiamo niente di loro, se non che una è più abbiente dell’altra, e che era il vero obbiettivo dei rapitori. Più che abbiente, Julie è proprio ricca, ma questo lo si scopre poco a poco, mentre le storie della loro vita si schiudono davanti agli occhi del lettore.
Nel tempo che le due donne devono condividere legate mani e piedi nella loro cella decidono infatti di raccontarsi l’un l’altra la loro esistenza fino a quel momento.
La prima a cominciare è Nwabulu, la più giovane e la più povera delle due. La sua storia comincia nel villaggio in cui è nata, e si sposta tra Lagos, Enugu per poi tornare nel villaggio.
Le esperienze vissute in giovanissima età l’hanno segnata. Orfana, ha vissuto per anni con una matrigna che la disprezzava e picchiava, per poi diventare una domestica in casa di sconosciuti da quando aveva dieci anni. Il passaggio tra il villaggio e la città è una costante della prima parte della sua vita, uno yo-yo di esperienze urbane. Ormai adolescente torna al villaggio nella casa affollata che condivideva con i fratellastri e le sorellastre, e lì perde l’unica cosa preziosa che abbia avuto nella sua vita fino a quel momento, suo figlio.
La seconda parte è dedicata a Julie, la più anziana delle due, e chiaramente quella che arriva da una situazione economica migliore. Julie è estroversa e ha una storia diametralmente opposta. Vissuta da sempre come borghese, con un padre preside di una scuola, ha studiato, ed è diventata maestra, ha poi avuto una relazione con un uomo sposato e molto molto ricco.
Le due donne non potrebbero essere più diverse, eppure, senza che il lettore se ne renda conto, comincia ad affiorare che ciò che le unisce è molto di più di ciò che le divide.
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Due vite, due donne, (titolo originario The Son of the House) ha vinto il Nigeria Prize for Literature ed è stato tradotto in molte lingue.
Cheluchi Onyemelukwe-Onubia è una scrittrice nigeriana. Vive tra la Nigeria e il Canada ed è un’esperta di diritto, avvocata e docente universitaria, si occupa di salute, e in particolare di salute femminile.
Ascoltando le storie delle due donne si attraversano quattro decenni di storia nigeriana, dalla guerra civile fino a una decina di anni fa. Si intravedono i cambiamenti di una società in continua crescita e le grandi differenze tra gli abitanti delle città e quelli delle campagne, due mondi che dialogano ma senza incontrarsi.
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Chi abita nei villaggi sogna di partire verso Lagos, la sfavillante e modernissima Lagos, dove sicuramente potrà fare fortuna, studiare, cambiare il corso degli eventi e della propria vita. Così sognava anche Nwabulu, prima di abbandonare i suoi piani, e così sognava Julie. Le loro vite, invece, hanno preso strade molto diverse da quelle che si erano aspettate.
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