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“I formidabili Frank”: ritratto di una famiglia straordinaria

I formidabili Frank

Un fratello e una sorella hanno sposato una sorella e un fratello. La coppia più anziana non ha figli e quindi quella più giovane glieli presta. Le due famiglie abitano a Lauren Canyon, a poche centinaia di metri l’una dall’altra. E le nonne abitano nello stesso appartamento ai piedi della collina”.

Gli irresistibili sette fanno parte di una famiglia strana, una famiglia a tinte forti, raccontata in un memoir straordinario: I formidabili Frank (Einaudi, 2018). Al contempo tenero e minaccioso, questo ritratto famigliare scaturisce dalla penna di Michael, uno dei tre figli della coppia più giovane ma volentieri dato in prestito agli sfavillanti zii, sceneggiatori di Hollywood, Irving e soprattutto zia Harriett – detta Hank – che si prestano benissimo al ruolo di genitori surrogati, loro che di figli non ne hanno avuti.  

Michael ricorda un’infanzia fuori dall’ordinario, trascorsa tra mercatini dell’usato e rigattieri, tra scaffali pericolanti ed eventi mondani, tenuti nella maison, la casa degli zii che è quasi un’organismo vivente che cambia volto ogni mese per colpa dell’accumulatrice seriale, zia Hank. Ma soprattutto la maison diventa il centro del mondo di Michael, il ricettacolo dove avvengono le meraviglie. Gli zii lo iniziano all’arte, alla letteratura, all’architettura e al cinema, un’industria di cui fanno parte a pieno titolo e che orchestrano come sono abituati a orchestrare le vite degli amici che li circondano. Magnetici, istrionici, eccessivi. 

È la zia Hank, in particolare, a possedere un’energia vibrante, instancabile (“Svelti, svelti, ci si riposa nella tomba”). Un’oratrice scoppiettante, dispensatrice di doni (libri soprattutto), cuoca esagerata, maestra dell’ultra permissività (“Che senso ha mangiare un solo biscotto? Non c’è gusto. Prendetene due, prendetene sei. Anche sedici, se volete”). Un arsenale di massime da far impallidire Oscar Wilde: “Non è vero che less is more, more is more”; “le malattie non m’interessano”; “crea bellezza in ogni momento, crea bellezza a ogni costo“; “Non è a me che viene il cancro, sono io che lo faccio venire agli altri”.

La sua personalità esuberante, però, cela anche altro: una maniaca del controllo, egocentrica, egoista, dispotica, volubile. Seduce e divide, semina zizzania, eclissa il proprio affetto a piacimento, completamente incurante quando non apertamente ostile alle persone che non l’assecondano. Un quadro terribile e sfavillante, allo stesso tempo. Il memoir ruota attorno a questa figura titanica, inevitabilmente è lei il cardine del racconto. Una sorta di zia Mame calata nel contesto di Hollywood, circondata da divi e a sua volta diva. La bravura di Michael Frank come scrittore è stata quella di lasciarle il palco anche se questo è il suo memoir, scritto con una prosa colta, ipnotica, danzante. Trecento pagine di ossessioni, ricordi, frasi appuntate su diari, tempeste emotive, scomuniche e scene madri. Folgorante.  

L’AUTRICE – Qui tutti gli articoli e le recensioni di Ilenia Zodiaco per ilLibraio.it

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