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Un buon editor dev’essere anche un bravo “psicologo”? Ora a supporto degli autori arrivano i “book doula”

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Si dice spesso che un buon editor dev’essere, tra le altre cose, anche un bravo “psicologo”, per supportare l’autore di turno nei momenti di insicurezza. A questo proposito, il Guardian racconta di una “figura” emergente: si chiama doula o, per l’esattezza, book doula.

Il riferimento è a una figura che affianca l’autore durante la stesura di un libro; il suo compito è quello di aiutare la scrittrice o lo scrittore di turno a “mettere al mondo” la propria opera. Una sorta di “levatrice” dei libri, insomma.

Che si tratti di spronare una scrittrice abbattuta o di consigliare un autore che non trova una casa editrice disposta a pubblicarlo, che uno scrittore abbia bisogno di aiuto a scrivere più chiaramente o a mantenere la concentrazione mentre lavora al proprio testo, il book doula è in grado di supportare il “cliente”; si tratta di un professionista che riunisca in sé le qualità di un editor, dedito al testo, e quelle di un “terapista”: un supporto emotivo e un consulto letterario allo stesso tempo.

Il book doula ha il compito di incitare la scrittura, eventualmente correggerla, e di prendersi cura del morale dello scrittore, affinché non si arrenda. Ariane Conrad, per esempio, si definisce “personal trainer e consulente editoriale.

Secondo Ali Lawrence la sua professione prevede “l’andare incontro ai clienti nel momento in cui sono più vulnerabili, quando hanno bisogno di un incoraggiamento”. E sottolinea: “Non sono un editor né un’agente. Sono un partner con cui raggiungere gli obiettivi che si vogliono raggiungere con il libro”.

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