Fra le tante insidie della nostra grammatica, una che mette spesso in difficoltà tanto gli studenti quanto le persone che stanno imparando l’italiano, per non parlare dei più esperti, è senza dubbio la differenza fra la c dura, la q e il gruppo cq.
Queste tre possibilità ortografiche si pronunciano infatti in modo identico, rendendo in alcuni casi difficile capire in che modo distinguerle l’una dall’altra e secondo quali regole. Ecco allora una rapida guida per orientarsi nell’argomento e sapere ogni volta con certezza come scriverle correttamente.
Qu o cu?
Partiamo da qu e cu, che vengono confusi spesso e volentieri. Da regola, è d’obbligo fare ricorso a qu quando la u è seguita da un’altra vocale, come nei sostantivi quaderno, questione, quisquilia o quoziente. Viceversa, se la u è seguita da una consonante, la grafia a cui ricorrere sarà sempre cu (come in cucina, custode, cuscino o culmine).
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Eccezioni alla prima regola sono i termini scuola e circuito, insieme ad alcuni verbi tra cui percuotere, cuocere, circuire ed evacuare. Eccezioni alla seconda regola sono invece gli aggettivi in –cuo (vacuo, innocuo, cospicuo, etc), che anche se vedono la u seguita da una vocale si scrivono sempre con la c.
A iniziare con il gruppo cu, inoltre, va osservato che sono solo cinque parole della nostra lingua, ovvero: cui, cuocere, cuore, cuoco e cuoio.
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Quando si usa cq
Il gruppo qu si utilizza invece per scrivere il lemma acqua e tutti i suoi derivati e composti (acquario, risciacquare, acquedotto, e così via), così come per i verbi acquistare e acquisire e per le forme di prima e terza persona singolare del passato remoto, quali nacqui, tacqui, piacque e giacque, giusto per citarne alcune.
Infine, attenzione a due parole diverse dalle altre che abbiamo visto finora, cioè soqquadro e taccuino, rispettivamente l’unico termine italiano in qq e l’unico termine italiano in cc, e che costituiscono quindi una piccola e singolare deroga alle norme appena descritte.