Clarice Lispector (1920-1977) viene proclamata, appena ventenne, portavoce della nuova letteratura brasiliana. Il suo pregio è raccontare “da dentro” i suoi personaggi e il mondo che li circonda. Il linguaggio è fluido, come il sentire da cui esplodono i pensieri delle narratrici-protagoniste, e la natura è quanto di più vicino vi sia al divino – I libri e la vita della scrittrice

“Scrivo come se fosse in gioco la vita di qualcuno. Probabilmente la mia stessa vita”, racconta l’Autore, voce narrante di Un soffio di vita di Clarice Lispector (Adelphi, traduzione di Roberto Francavilla). Pubblicato postumo, doveva essere “il libro definitivo” della scrittrice ucraina naturalizzata brasiliana.

A raccontarsi l’Autore e la sua creazione Ângela, in un susseguirsi di riflessioni e considerazioni su quelli che sono stati i temi cruciali della produzione di Clarice Lispector: lo scrivere, il trascorrere del tempo e, più ampiamente, la vita stessa.

Clarice Lispector

Nata in Ucraina nel 1920, a causa dei pogrom e della guerra civile, nel 1922 Lispector si trasferisce con la famiglia in Brasile. Nel nuovo paese acquisisce il nome con cui diventerà celebre come una delle portavoce della letteratura brasiliana: Clarice. Tutta i suoi cari, a eccezione della sorella Tanya, infatti, adattano i loro nomi al nuovo paese. Tuttavia i legami con il passato e la vita in Europa dei Lispector non scompaiono interamente: le bambine a scuola studiano ebraico e yiddish.

A dieci anni, dopo aver letto Herman Hesse, Clarice sogna di diventare scrittrice.

Un desiderio che si avvera presto: dopo essersi laureata in giurisprudenza, pubblica il suo primo romanzo, Vicino al cuore selvaggio (pubblicato in Italia sempre da Adelphi, nella traduzione di Rita Desti). Protagonista dell’opera Joana, che prima bambina, poi ragazza e donna si racconta tramite un dialogo interiore che scaturisce da sensazioni, desideri, bisogni fisici: perché le sue sono “percezioni troppo organiche per essere formulate in pensieri”.

Clarice Lispector

Il romanzo è acclamato dalla critica e Clarice Lispector viene proclamata, appena ventenne, tra le protagoniste della nuova letteratura brasiliana. Il suo pregio è raccontare “da dentro” i suoi personaggi e il mondo che li circonda. Nonostante non sia mai stata vicina ai movimenti femministi, Vicino al cuore selvaggio è una delle prime opere scritte in Sud America a raccontare una donna così intimamente.

Spesso accostato a Ritratto dell’artista da giovane e definito da Alvaro Lins, giornalista e critico letterario membro della Accademia brasiliana delle lettere, “il nostro primo romanzo nello spirito di Joyce e Virginia Woolf”, in realtà non è frutto della fascinazione per Clarice Lispector per la corrente modernista europea. Lei stessa, infatti, affermò di aver letto le opere di James Joyce e di Virginia Woolf solo dopo la pubblicazione di Vicino al cuore selvaggio.

In questo stesso periodo Clarice Lispector viene naturalizzata brasiliana e sposa il fidanzato Maury Gurgel Valente, un diplomatico, con cui si trasferisce in Europa. Vive a Napoli e conosce Ungaretti, oltre a De Chirico che la ritrae.

Clarice Lispector

Negli anni in Europa e dopo il rimpatrio continua a scrivere romanzi – tra cui Legami famigliari  e La passione di G H (entrambi pubblicati in Italia da Feltrinelli) – e raccolte di racconti, oltre a dedicarsi alla traduzione.

Ma è negli anni Settanta che pubblica Acqua Viva (Adelphi, traduzione di Roberto Francavilla), da molti considerato il suo capolavoro. Anche qui il flusso di coscienza porta avanti la narrazione che si concentra sul sentire del corpo, ma anche sulla natura che circonda la narratrice, una pittrice, che parla a un suo ex-amante a cui si riferisce sempre e soltanto con “tu”.

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Il linguaggio è fluido, come il sentire da cui esplodono i pensieri delle narratrici-protagoniste di Clarice Lispector, e la natura è quanto di più vicino vi sia al divino. La realtà oggettiva è schiacciata dal sentire, dall’esperienza soggettiva che si fa matrice delle opere della scrittrice.

Nel 1977, mentre sta ancora lavorando a Un soffio di vita, Clarice Lispector si spegne a causa del cancro. Negli anni successivi la sua assistente, Olga Borelli, che le è stata vicina per otto anni, annotando i suoi pensieri e battendo a macchina i suoi manoscritti, raccoglie i frammenti dell’opera che viene pubblicata postuma.

 

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