

Sinossi
- ISBN: 881174086X
- Casa Editrice: Garzanti
- Pagine: 252
- Data di uscita: 12-11-2009
Recensioni
Moïsi tenta di descrivere la geopolitica del mondo contemporaneo (~2008) partendo dalle \"emozioni\" più diffuse tra le nazioni. Identifica in particolare come la \'speranza\' domini in Cina e India, \'umiliazione\' nel mondo musulmano, e \'paura\' nell\'Occidente. La tesi è di per sé arguta, ma quanto detto sopra è tutto ciò che il lettore viene a sapere dopo aver letto il saggio. Le argomentazioni sono quasi assenti, e il noioso e inutilmente lungo libro è pieno di opinioni personali non comprovate e anettoti inutili (\'mio figlio mentre viaggiava in Cina ha notato...\", \"alcuni tassisti di Parigi con cui ho parlato mi han detto...\", \"un amico inglese in visita a Varsavia si è stupito...\", e così via). Niente di quello che altrimenti dice non è noto a chi, anche saltuariamente, abbia letto qua e là le pagine degli esteri nella prima decade degli anni 2000. Inoltre, la classificazione geopolitica di Moïsi è molto arbitraria. Inizialmente sostiente di voler avere un approccio \"scientifico\", ma di \"scientifico\" non ha alcunché, e sono più gli stati \"eccezioni che confermano la regola\" (sic!), che quelli che la corrobino veramente. Il che può risultare molto fastidioso al lettore. Come esempio, l\'Asia si identifica con la \'speranza\'. Però Moïsi chiarisce che il concetto di Asia è errato e solo occidentale (allora perché lo usa?); poi esclude da questa \'Asia\' il Giappone, le due Coree, parte del sud-est asiatico, gli stati ex-sovietici, il Pakistan, l\'Iran, e ovviamente tutto il vicino Oriente. Introduce quindi lungamente la nozione di Chindia (Cina+India), salvo poi dire che non si può realmente parlare di una Chindia, ma ci sono due Chindie diverse, che vanno trattate separatamente: Cina e India. In breve, sembra tutta una presa in giro del lettore basata su un\'arguzia concettuale iniziale (la \"geopolitica delle emozioni\") e nulla più.
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