

Sinossi
Primi anni Venti di questo secolo nella «Città di Dio», decadente metropoli che assomiglia molto a Roma. Un uomo di circa settant’anni osserva dal settimo piano della sua palazzina le vicende dello «Stradone»; i tanti personaggi che lo percorrono incarnano tutte le forme del «Ristagno» della nostra società. Invecchiamento e conformismo, razzismo e sessismo, sopravvivenze popolari e «trentelli» rampanti, barbagli di verità, etnie in conflitto, il fantasma dell’integralismo islamico, la liquefazione di sinistre e destre e della classe media in un unico «Grande Ripieno»: nulla sfugge a questo narratore disordinato ma perspicace, che pare saper restituire meglio di chiunque – con ironia, cinismo, nostalgia, umorismo – il non senso del nostro presente. Racconta anche, l’uomo senza nome, la propria esistenza di «Novecentesco», aspirante storico dell’arte, funzionario di Ministero, uomo che ha creduto nel comunismo e poi si è fatto socialista e corrotto, con i suoi amori e, oggi, l’ossessione per la vecchiaia, la malattia, la pornografia; e ricostruisce infine – con documenti veri o quasi-veri – la storia di un quartiere i cui abitanti, operai e proletari, per secoli e fin oltre la metà del Ventesimo, hanno prodotto qui i mattoni di cui è fatta la Città: il quartiere più comunista e antifascista di tutti, forse visitato da Lenin – personaggio inatteso di queste pagine – nel 1908.
Il risultato è un libro certamente unico nel panorama letterario non solo italiano, in cui la passione politica, antropologica e linguistica, le vicende di una vita, di un quartiere, di un intero secolo concorrono a un’esperienza di lettura memorabile: un’illuminante – tragica ed esilarante – avventura di conoscenza.
- ISBN: 8833312879
- Casa Editrice: Ponte alle Grazie
- Pagine: 448
- Data di uscita: 18-04-2019
Recensioni
“Il cinismo sarà anche sbagliato, cioè cinico, ma una chiave di lettura te la dà e di solito funziona…” Concordo con l’opinione comune che “La vita in tempo di pace” sia un ottimo libro, meritevole di aver inserito Francesco Pecoraro tra i migliori autori italiani contemporanei e giustamente consacra Leggi tutto
Ma in che cosa sperate, alla fin fine? Che la terra rinasca a primavera? Che il mare e i fiumi ridiventino pescosi? Che cada ancora della manna dal cielo per degli imbecilli come voi? È qui, in questa frase in esergo da Finale di partita di Beckett, la visione dell'autore, pessimistica più che mai (c Leggi tutto
Romanzo ibrido con ampi frangenti da saggio storico/sociale ed elementi di teoria urbanistica novecentesca. È il racconto di una irreversibile decadenza estetica e morale; di un protagonista in costante dissenso col presente, in osservazione ostinata dalla sua postazione relativamente privilegiata a Leggi tutto
Pecoraro parla di società e di individui come se si trattasse di un paesaggio in mutamento. Parla degli elementi che divorano le montagne e ti fa sentire la stanchezza della pioggia e del vento, la sofferenza della montagna (e siamo noi pioggia, vento, montagna); parla del mondo che si fa attraverso Leggi tutto
“Pensare comunista mi da piacere” L’ho comprato perché avevo già letto “La vita in tempo di pace”, vita che ho vissuto: me ne sarei guardata bene se avessi letto prima le recensioni (di cui vi porterò ampi stralci) di esimi critici austeri, tutti nati negli anni settanta, quindi cresciuti intellettu Leggi tutto
La mia recensione su Minima&Moralia: http://www.minimaetmoralia.it/wp/lung... «Appoggiarsi ad altre forme di scrittura è forse un modo che la letteratura ha trovato per sopravvivere? Oppure rivela la capacità di rinnovarsi e la versatilità della forma-romanzo, tuttora imprescindibile e ideale per desc Leggi tutto
Molta della roba che si scrive in Italia in questi ultimi anni vede, più o meno al centro, un'Apocalisse dilazionata. Quasi mai concentrandosi sul durante di questa Apocalisse, il racconto si svolge o appena dopo o appena prima, ma in un modo in cui il pre-Apocalisse e il post-Apocalisse sembrano so Leggi tutto
Impietoso, uno sguardo disincantato tra il passato, forse l'unico dotato di senso, e il vuoto pneumatico del presente, senza futuro, in una Roma periferica che potrebbe essere benissimo una delle qualsiasi megalopoli che si assomigliano. Vite consumate in quasi perfetta solitudine. Quasi un "post-eso Leggi tutto