

Sinossi
"Radici" è il titolo di uno dei primi album di Francesco Guccini, e radici è la parola che forse più di tutte rappresenta il cuore della sua ispirazione artistica. Radici sono quelle che lo legano a Pàvana - piccolo paese tra Emilia e Toscana dove sorge il mulino di famiglia, vera Macondo appenninica ormai viva nel cuore dei lettori - e radici sono quelle che sa rintracciare dentro le parole, giocando con le etimologie fra l'italiano e il dialetto, come da sempre ama fare. Oggi Pàvana è ormai quasi disabitata, i tetti delle case non fumano più. È in questo silenzio che il narratore evoca per noi i suoni di un tempo lontano, in cui la montagna era luogo laborioso e vivo, terra dura ma accogliente per chi la sapeva rispettare. Rinascono così personaggi, mestieri, suoni, speranze: gli artigiani all'opera in paese o lungo il fiume, i primi sguardi scambiati con le ragazze in vacanza, i giochi, gli animali e i frutti della terra, un orizzonte piccolo ma proprio per questo aperto all'infinito della fantasia. Tra elegia e ballata, queste pagine sono percorse da una continua ricerca delle parole giuste per nominare ricordi, cose e persone del tempo perduto; la malinconia è sempre temperata dalla capacità di sorridere delle umane cose e dalla precisione con cui vengono rievocati gesti, atmosfere, vite non illustri eppure piene di significato. Francesco Guccini non canta più, ma la sua voce si leva di nuovo per noi, alta, forte, piena di poesia, per consegnarci un'opera che è testamento e testimone da raccogliere, in attesa di una nuova aurora del giorno.
- ISBN: 8809956982
- Casa Editrice: Giunti Editore
- Pagine: 256
- Data di uscita: 20-10-2021
Recensioni
Tra elegia e ballata rinascono mestieri abitudini suoni. Guccini scrive del tempo che fu fondendo dialetto e italiano, alla ricerca delle radici È così che la sua Pàvana, quel paesino ora spopolato sull’appennino tosco-emiliano torna a rivivere in questo poetico e struggente ricordo Tralummescuro è l’ Leggi tutto
Francesco, non me ne volere, per me è no. Capisco il desiderio di raccontare un mondo che non c'è più, un mondo che ti manca e in cui sei cresciuto. Ma un libro, a meno che non sia un saggio, racconta storie e di storie qui ne abbiamo davvero poche. Hai ragione, c'è qualche pennalata qui e lì, ma ma Leggi tutto
Il sotto titolo è quanto mai azzeccato. Riassume appieno il libro. Sono convinto che dalla Lapponia al Sud Africa, che dagli USA al Giappone cercando troveremmo decine di libri simili. Qui siamo al confine fra Emilia Romagna e Toscana, fra Stato pontificio e gran ducato di Toscana. Badate, non è un Leggi tutto
Tralummescuro è un’ode ai tempi che furono, è una ballata per un paese al tramonto, è il racconto, attraverso quel crude stil novo che caratterizza il Guccini, di tempi andati, di balli, di usanze, di luoghi e sentieri che oramai sono scomparsi nel tempo. In quest’opera Guccini ripercorre la giovine Leggi tutto
Come per altri libri di Guccini mi è piaciuta la malinconia che trasmette. Il pensiero dolce per un mondo scomparso nelle nebbie del tempo. Descrive Pàvana e un microcosmo che gira intorno al paese ma corrisponde alla realta di mille altri paesi dell'Italia del dopoguerra. Come per "Cronache Epafani Leggi tutto
Un Guccini crepuscolare ci regala questo libro dove la nostalgia la fa da padrona. Tra gli Appennini - ma un po' in ogni dove nel nostro Paese - c'è una civiltà che ormai è giunta alla fine, una civiltà contadina, povera ma ricca di umanità, che ha conosciuto la guerra, che si è accontentata del poc Leggi tutto
Racconti, memorie, immagini...sembra di stare intorno al tavolo di una cucina a sentire le storie di giovinezza degli zii venuti in visita. Un bicchiere di rosso in mano e le parole fluiscono libere con la dolcezza confortante e familiare, un po’ malinconica, che dona il senso di appartenenza a un l Leggi tutto
Ho sempre amato il Maestrone per le sue parole e la sua musica. Come romanziere non mi ha mai entusiasmato. Bello il libro ma da leggere solo per affetto gucciniano
Uno dei libri più noiosi che abbia mai letto. Comprendo il fascino della memoria e la lingua in vernacolo, ma è proprio difficile seguire questa sia ‘ricerca del tempo perduto’
“Il panorama qui atorno è sempre uguale a quello che c’era. Quasi. Perché, se ci pensi, è mò cambiato, e di tanto. Sembra lo stesso, ma c’è qualcosa che lo fa diverso, differente da com’era prima. Come un vecchio amico, che non vedi da tanto tempo, capisci che è lui, la statura è quella, gli occhi s Leggi tutto
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