

Sinossi
«Per abbattere un muro, non c’è che abbatterlo. Con altri sistemi, come il pensare molto a lungo e molto fortemente alla caduta del muro, non si abbatte.» È questa la tensione che anima La linea gotica: una sorta di diario privato che Ottiero Ottieri rivive in pubblico, un urgente e teso svilupparsi di riflessioni, racconti, esperienze personali che abbracciano un intero decennio, dal 1948 al 1958. È un libro da leggere ancora oggi, una storia dell’Italia del dopoguerra in cui l’autore vuole riconoscere soprattutto le angosce irrisolte e i tormenti taciuti, costringendosi a viverli sempre in prima persona, tanto nelle metropoli del Nord quanto nelle campagne della Toscana o nei paesi del Mezzogiorno. La sua analisi intellettuale non accetta di essere pura riflessione, ma esige l’immersione nel mondo della fabbrica, delle periferie, delle manifestazioni operaie di piazza, dove la nevrosi e l’alienazione si trasformano in malattia comune e incurabile. Il trauma personale dell’autore è quindi filtro e rivelazione del dramma sociale, il suo ricovero in ospedale la condivisione di una sorte estrema e comune, la sua lacerazione interiore una lente d’ingrandimento per scoprire che cosa resti, aldilà delle tabelle di rendimento, all’individuo e quale intima felicità sia ancora possibile per l’uomo prigioniero del meccanismo della produzione aziendale.
- ISBN: 8823534747
- Casa Editrice: Guanda
- Pagine: 304
- Data di uscita: 04-10-2024
Recensioni
In bilico tra il saggio e il romanzo, in ogni caso pervaso da una vena prepotentemente autobiografica. È la narrazione dell'avvicinamento di un uomo di cultura al mondo dell'azienda, della fabbrica, ma è anche storia di uno sviluppo personale che rende la propria indole progressivamente più fredda, Leggi tutto
«Dal dopoguerra ho cominciato a maturare la convinzione che la nostra cultura debba unirsi al movimento operaio; e non soltanto alla sua teorica, ma ai suoi ‘fatti’, cioè alla vita di fabbrica. Fin qui nulla di nuovo; se non, forse, la mia particolare attenzione agli aspetti narrativi. E un’altra cos Leggi tutto
"L'uomo ogni mattina va a vendersi e la sera si è venduto. Merce inesauribile." (p. 47) "La mia finta chiarezza con gli altri. […] Al di fuori tutto bene. Sono inserito nel regno dell'ottimismo e dei buoni sentimenti. Ma dentro, seguo la mia strada come un filone di miniera pessimistico e inesorabile Leggi tutto
Il volto di Ottieri è davvero splendido. Come quello di Kafka, di Jouhandeau o di Huysmans irradia la luce sottile del fuoco accumulato all'interno della persona in anni di lavoro su di sè: socialista depresso, ipersensibile gesuita, impiegato spirituale e persona malata, Ottieri scrive di industria Leggi tutto
Intenzioni anche lodevoli per questa specie di diario dell'industrializzazione, che non bastano però a rendere interessanti tutte queste annotazioni sulla fabbrica, sul lavoro, sulla politica e sulla vita. Mi sono sembrate in larga parte affermazioni prive di sentimento e di entusiasmo, o anche di r Leggi tutto
Un po’ saggio, un po’ diario. Ottieri rende pubbliche alcune sue esperienze personali, e così il lettore le vive insieme all’autore.
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