

Sinossi
Il tempo trascorso dalla Shoah e l'immane letteratura cresciuta intorno a essa non sembrano averla consegnata agli archivi della comprensione umana; a sovrastarci è ancora e sempre l'oltranza dell'evento, che ci mette di fronte, con Macbeth, a una storia "piena di frastuono e di furore, che non significa nulla". In quello strepito abitato dall'inumano, Mengaldo tende l'orecchio ai frammenti di senso che solo le fonti testimoniali ci lasciano percepire. E il suo libro si distingue proprio per l'intonazione polifonica e contrappuntistica che conferisce alle voci del dolore, accostandole e giustapponendole tra loro. Più che il perché, è il «come» dello sterminio a guidare il suo procedere tra vuoti e pieni della memoria delle vittime, tra banalità del male e modernità, tra linguaggi dei lager e muta eloquenza dei corpi, tra metamorfosi dell’odio antisemita e tentativi di preservare tracce di cultura umana nell’orrore della deportazione. Illuminanti per il discorso critico risultano sia le concordanze perfette sia le evidenti discordanze nella rammemorazione degli stessi avvenimenti, e i sistematici raffronti di entrambe con la memorialistica dei gulag o le scritture private in altre prigionie.
- ISBN: 8833917355
- Casa Editrice: Bollati Boringhieri
- Pagine: 175
- Data di uscita: 18-01-2007
Recensioni
"È […] il permanere nella nostra (o nelle nostre) civiltà delle strutture profonde – pulsioni autoritarie e totalitaristiche, e pulsioni all’obbedienza, tendenza a identificare l’altro col nemico e razzismo, ideologie deviate, dominio tecnologico e burocratico, imperialismi ecc., e la stessa costitu Leggi tutto
Contributo prezioso alla letteratura sulla Shoah.
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