

Sinossi
"Apriti cielo". Le parole di Flavio Briatore rivolte a un gruppo di imprenditori e amministratori locali sono risuonate come se avesse bestemmiato in chiesa. Eccola l'Italia che arranca e che sprofonda con tutti i suoi tesori artistici e paesaggistici, l'Italia che non riesce a sfruttare e valorizzare le innumerevoli risorse che la natura e la storia le hanno donato. Perché serve a poco vantarsi di avere il maggior numero di siti Unesco rispetto a qualunque altro Paese, se poi da quell'immane patrimonio ricavi la metà della Francia. Perché gli stranieri che vengono a trovarci passano sempre meno tempo da noi, e lasciano sempre meno soldi. Però guai a parlare di lusso, che non fa pugni con le vacanze di massa ma ci potrebbe andare a braccetto. Guai a parlare di grandi manifestazioni, bloccate per impedire gli affari dei cosiddetti palazzinari. Guai a parlare di grandi opere, che dovrebbe essere un simbolo per collegare, unire, accorciare le distanze, invece diventano l'emblema del «non siamo in grado di realizzarlo». Eccola l'Italia che si arrende ancora prima di combattere, che rimane ferma ai box e che non prova neppure a scendere in pista. Il Paese nel quale la ricchezza e il benessere non sono obiettivo collettivo da raggiungere, un premio del lavoro, ma una colpa da nascondere. L'invidia sociale come malattia mortale dell'italiano, come diceva Indro Montanelli. Ma alla fine i conti non tornano, per tutti, se nel turismo l'Italia non ha che un terzo degli occupati diretti della Germania. E se il nostro Mezzogiorno, con i suoi innumerevoli patrimoni dell'umanità, più di tutto il Regno Unito messo insieme, incassa la miseria di 3 miliardi di dollari contro i 45 dell'Inghilterra. Il turismo, ovviamente, non è che un aspetto di questa analisi, ma pure una perfetta cartina di tornasole Se non è il benessere, l'occupazione, la crescita e, sì, la ricchezza ciò che questo Paese vuole per se stesso, allora «siamo perfetti così», dice Briatore. In caso contrario, bisogna cambiare. E in fretta, perché mentre noi polemizziamo immobili con le nostre deprimenti diatribe sui decimali di PIL, gli altri corrono.
- ISBN:
- Casa Editrice:
- Pagine: 180
- Data di uscita: 24-04-2017
Recensioni
Ottimo saggio scritto da uno degli uomini più influenti e prestigiosi, nel bene e nel male, della scena economica e sociale italiana degli ultimi trent'anni. Intendiamoci, non ha inventato l'acqua calda, ma comunque Briatore argomenta bene i concetti che esprime. Mi trovo d'accordo quasi su tutto quel Leggi tutto
Un libro amaro sulla situazione attuale dell’Italia (che dura ormai da tempo immemore), impantanata nella burocrazia e nell'immobilità ma soprattutto nell'incapacità di innovare e nei pregiudizi verso la ricchezza. Briatore, che crea scompiglio ogni volta che apre bocca sebbene – se ci osserviamo on Leggi tutto
L'autore non dice nulla di particolarmente innovativo, ma ha un merito: per la prima volta mette insieme proposte, problemi, luoghi comuni, personaggi e ricerche in un unico volume, usando il proprio occhio critico per costruire un discorso completo e coerente. Una fotografia impietosa dell'Italia,
Briatore si scopre un nerd della statistica tanto che sembra di leggere il sole 24 ore. Da uno con la sua esperienza mi sarei aspettato più aneddoti personali e invece ripete cose che bene o male tutti sanno. Le idee proposte saranno pur valide sembrano uscite dalla tesi di un laureando in economia ta Leggi tutto
D'accordo soprattutto sul fatto che l'Italia dovrebbe essere ricca solo per il turismo non menzionando tutti i restanti settori in cui siamo al top, però purtroppo...
Citazioni
Al momento non ci sono citazioni, inserisci tu la prima!