Da una parte Julia Reda, la giovane europarlamentare per il Partito Pirata tedesco, che punta a introdurre “una legge sul copyright comune in Europa”. Dall’altra la Federation of European Publishers, secondo cui le attuali norme sono “una garanzia per la libertà di espressione”. Così, dal Salone del libro di Parigi parte la campagna #CopyrightForFreedom – I dettagli

In Europa è l’ora della battaglia del copyright. Sì perché l’analisi della direttiva europea sul diritto d’autore, datata 2001, è stata affidata a Julia Reda, tedesca, classe ’86, dal 2013 segretaria dei Giovani Pirati, e dall’anno successivo (l’unica) europarlamentare per il Partito Pirata tedesco. La sua proposta, come vedremo, non convince affatto la Federation of European Publishers.

In un’intervista a Repubblica dello scorso 20 gennaio, la politica tedesca sostiene la necessità di introdurre “una legge sul copyright comune in Europa”. In particolare, la sua proposta “prevede di rafforzare il potere negoziale degli autori nei confronti di editori e intermediari. E che tutti i contenuti prodotti dai governi siano copyright-free”. Alle critiche, Julia Reda  risponde così: “Molti sono convinti che i pirati vogliano abolire il copyright tout court. Si sbagliano: non è così. Nel mio rapporto non trovate idee radicali, ma aggiornamenti di buon senso. Servono a garantire che il copyright incoraggi la creatività e che intanto consenta anche un ampio accesso alla cultura e all’informazione nell’ecosistema digitale…”.

Sta di fatto che gli editori europei, pronti a dare battaglia, si sono dati appuntamento al Salone del libro di Parigi (fino al 23 marzo), dove è partita la campagna #CopyrightForFreedom.

Dal punto di vista degli editori, infatti, il copyright (con le attuali norme) resta la migliore garanzia per la libertà d’espressione, non il contrario. A Parigi, la Federazione degli editori europei, chiamando a raccolta scrittori, librai e lettori, ha diffuso un appello in cui si legge che la libertà di espressione “non significa copiare le opere degli altri” e “non significa plagio”. Significa, invece, “essere liberi di scrivere, liberi di pubblicare, liberi di essere librai, liberi di scegliere cosa dire e cosa leggere”. Si spiega anche che queste libertà sono “garantite” proprio dal diritto d’autore. Nell’appello si critica Julia Reda, “che vorrebbe farci credere che le norme sul diritto d’autore sono obsolete”. Evidentemente, per gli editori europei non è così. E l’invito a difendere le norme viene allargato a “musicisti, attori, artisti, registi e produttori”. La battaglia è solo all’inizio, e nei prossimi mesi se ne sentirà molto parlare.

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