“I successori di Pietro hanno progressivamente abbandonato l’insegnamento di Gesù tradendolo spudoratamente, e la Chiesa si è trovata sovraccarica di oro e d’argento, è divenuta un ostacolo per quanti volevano procedere spediti nel cammino del vangelo”, scrive su ilLibraio.it frate Alberto Maggi, biblista, dopo le parole di Papa Francesco, che hanno fatto molto discutere – L’intervento

SACRAMENTI E CUPIDIGIA

Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina” (At 3,6). Così disse Pietro allo storpio presso la porta del tempio di Gerusalemme, e l’infermo riprese non solo a camminare, ma addirittura a saltare, lodando Dio (At 3,8). Pietro, fedele all’insegnamento del suo Maestro di non accumulare tesori sulla terra (Mt 6,19), ha comunicato vita a chi la sentiva mancare. Poi i successori di Pietro hanno progressivamente abbandonato l’insegnamento di Gesù tradendolo spudoratamente, e la Chiesa si è trovata non solo a non riuscire a far camminare quanti ne erano impediti, ma, sovraccarica di oro e d’argento, è divenuta un ostacolo per quanti volevano procedere spediti nel cammino del vangelo.

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Infatti, già dai primi secoli, dimentichi dei severi moniti di Gesù sulla tentazione della ricchezza (Lc 6,24), i papi, e con loro tutta la gerarchia, hanno fatto la loro tragica scelta. Gesù ha ammonito che “Non potete servire a Dio e mammona” (Lc 16,13). A queste parole tanto chiare e severe, “i farisei, che erano attaccati al denaro, si beffavano di lui” (Lc 16,14). Ma la Chiesa gerarchica non solo ignorò le parole di Gesù, ma fece il contrario, e senza esitare scelse mammona, il denaro, l’interesse, la convenienza, e per arricchirsi usò ogni mezzo, cominciando dalla menzogna. Infatti, con spregiudicatezza costruì un falso documento che ebbe gravi ripercussioni su tutta la cristianità.

Con la “Donazione di Costantino”, la Chiesa affermò che l’imperatore aveva donato a Papa Silvestro (+ 335) tutti i domini dell’impero. E la Chiesa, presa dall’ingordigia della ricchezza, si allontanò sempre più dal vangelo: chiamata a servire i poveri si fece servire da questi. Dimentichi di un Gesù che aveva detto che non era venuto per farsi servire ma per servire (Mt 20,24-28), la Chiesa si trasformò in una struttura di potere: il papa pensò a se stesso come imperatore o re (il papa-re), e ovviamente i cardinali erano principi, i vescovi conti, e per gli umili preti era comunque una notevole promozione sociale ed economica arrivare a essere parroci.

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Il papa, “Servo dei servi di Dio”, non solo non lavò più i piedi degli uomini, come aveva espressamente richiesto Gesù (Gv 13,14), ma se li fece baciare, e per secoli quanti da lui erano ricevuti lo facevano “Umilmente prostrati al bacio della sacra pantofola”. E pensare che Gesù aveva detto: “Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cintura, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali…” (Mt 10,9).

Naturalmente nella Chiesa, quella che mai ha abbandonato il vangelo, si sono levate voci di denuncia, ma il potere della gerarchia era talmente forte da riuscire a neutralizzarle. Così finirono nel dimenticatoio parole di fuoco come quelle scritte da Antonio di Padova contro la corruzione del clero: “I sacerdoti, anzi, per meglio dire, i mercanti, tendono la rete della loro avarizia per ammassare denaro. Celebrano la messa per denaro, e se non fossero sicuri di ricevere i soldi, certamente non celebrerebbero la messa; e così il sacramento della salvezza lo fanno diventare strumento di cupidigia” (Sermone V Dom. Pentecoste 2,15). Ma che fossero parole al vento se ne rendeva conto lo stesso Antonio affermando che i prelati “anche se ascoltano una predica, non capiscono. Predicare ai chierici e parlare ai cretini: quale utilità in entrambi i casi, se non chiasso e fatica?” (Serm. X Dom. Pent. 1,9).

L’AUTORE – Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria, ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana di Roma e all’École Biblique et Archéologique française di Gerusalemme. Fondatore del Centro Studi Biblici «G. Vannucci» (www.studibiblici.it) a Montefano (Macerata), cura la divulgazione delle sacre scritture interpretandole sempre al servizio della giustizia, mai del potere. Ha pubblicato, tra gli altri: Roba da preti; Nostra Signora degli eretici; Come leggere il Vangelo (e non perdere la fede); Parabole come pietre; La follia di Dio e Versetti pericolosi. E’ in libreria con Garzanti Chi non muore si rivede – Il mio viaggio di fede e allegria tra il dolore e la vita.

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