Il clima è tornato teso, tra Milano e Torino, nei giorni in cui tenta una difficile mediazione in vista dell’incontro di martedì 20 settembre alla presenza di Franceschini. Intanto arrivano la proposta di Gramellini e l’attacco di Petrini… – Il punto della situazione

L’ottimismo, a dir la verità assai cauto, seguito all’incontro di lunedì a Roma voluto dal ministro dei Beni e le Attività Culturali Franceschini, che ha fatto re-incontrare, dopo settimane di duri botta e risposta a distanza, l’Associazione Italiana Editori, la neonata Fabbrica del libro che organizzerà la prima edizione della nuova fiera del libro a Rho-Pero (che sarà presentata il 5 ottobre), la Fondazione per il libro e i vertici politici di Milano e Torino, è stato ben presto frenato dalle dichiarazioni, piuttosto chiare, di Corrado Peraboni, amministratore delegato di Fiera Milano spa: “L’accordo romano su un ipotetico MiTo del libro? Per noi non cambia nulla, andiamo avanti con il nostro progetto. Siamo una società quotata in Borsa e abbiamo versato il capitale sociale, abbiamo il dovere di evitare pasticci nei confronti dei nostri azionisti…”. Intervistato da La Stampa Peraboni ha anche ricordato che “la governance della società è un discorso chiuso. Altra cosa è sedersi a un tavolo per vedere se Torino vuole creare eventi come delle letture nelle stesse date con una regia condivisa: allora se ne può discutere. Ma la fiera del libro si farà a Milano come è stato deciso“. Inevitabilmente le parole dell’Ad di Fiera Milano hanno riacceso gli animi, soprattutto all’interno della neonata associazione di editori “pro-Torino”,i cui associati non hanno certo nascosto la delusione.

LA PROPOSTA DI GRAMELLINI

Nel frattempo, in attesa che martedì 20 settembre si arrivi a una decisione definitiva alla presenza di Franceschini, in queste ore si sta provando a lavorare a una mediazione. E una mediazione è proprio quella che propone su La Stampa Massimo Gramellini in un intervento dal titolo “Un festival per salvare la pace”. Lo scrittore propone cinque giorni di fiera a Milano e, a seguire, cinque di incontri con gli autori nei palazzi e musei di Torino (non al Lingotto). E più che di “MiTo”, Gramellini parlerebbe di “ToMi”, visto l’ambito librario.

L’ATTACCO DI PETRINI…

Sempre il quotidiano del capoluogo piemontese riporta le dichiarazioni di Carlin Petrini, anima di Slow Food, che attacca gli editori che vogliono portare a Milano il Salone del libro: “Noi non faremo mai quell’errore, non andremo mai via da Torino. In giro per il mondo ci sono tante kermesse del gusto, ma qui c’è una visione, c’è una politica, c’è Terra del gusto. (…)”. E tornando a riferirsi all’Aie prosegue, stando al retroscena: “Solo persone che non hanno cabeza possono pensare di portare via un Salone che in trent’anni ha cambiato il Dna della cultura e di farlo per ragioni di carattere economico“. Per dovere di cronaca, però, va anche ricordato che l’edizione 2016 del Salone del Gusto (dal 22 al 26 settembre) non si terrà più al Lingotto (dopo le polemiche con GL Events), ma “nei luoghi più belli e simbolici” di Torino…


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