Spesso menzionato come possibile vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, Javier Marías è uno scrittore, traduttore e giornalista spagnolo, autore di romanzi come “Tutte le anime”, “Domani nella battaglia pensa a me” e “Il tuo volto domani”, titoli che ne hanno consacrato la fama internazionale. Le sue opere sono caratterizzate da una commistione di realtà e finzione che insinua nel lettore l’inattendibilità narrativa, associata a una scrittura il più lontana possibile da qualsiasi forma di realismo e, tuttavia, intrisa di porzioni di realtà, fatti e aspetti spesso appartenenti alla vita stessa dell’autore… – Su ilLibraio.it un approfondimento sull’opera dello scrittore, in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, “Berta Isla”

Come un puzzle da migliaia di pezzi, che va definendosi man mano che i tasselli vengono incastrati al loro posto, i libri di Javier Marías rivelano, un pezzettino alla volta, minuti dettagli della vita dell’autore: dall’universo cinematografico americano al docente spagnolo ad Oxford, dall’uomo tradito e denunciato alla polizia franchista alla stravagante storia del Regno di Redonda, isola disabitata dell’arcipelago delle Antille. Al tempo stesso, le opere dello scrittore scoraggiano chiunque dall’andarvi a cercare un qualunque legame con la realtà: nei romanzi di Marías l’elucubrazione mentale, articolata da un sapiente e corposo discorso narrativo (e metanarrativo) ipotattico, rischia spesso e volentieri di annientare la fabula, la cui ossatura talvolta si riduce a puro scontro di passioni primarie, fino a farsi il mero pretesto per il dipanarsi di quel fraseggio digressivo che si intromette nei punti di più alta tensione narrativa, spezzandola. La digressione, che divaga solitaria da una pagina all’altra, associativa e immediata, come se avesse vita propria, è forse una delle principali caratteristiche dello stile dello scrittore.

Javier Marías i territori del lupo einaudi

Nato nel 1951, in piena epoca franchista, Javier Marías Franco esordisce giovanissimo, a soli diciannove anni, nel 1971, quando il regime è ormai agli sgoccioli. Il romanzo, I territori del lupo (Einaudi, traduzione di Maria Nicola), narra una saga familiare nella buona società di Pittsburgh, in Pennsylvania, dove una tragedia inaspettata innesca una serie di reazioni a catena estremamente diverse tra loro, ma tutte fortemente influenzate dalla cultura pop americana e dal suo immaginario cinematografico, soprattutto il noir statunitense di quegli anni. Un’estetica che l’autore conosceva bene, avendo lavorato come traduttore nel mondo del cinema, a fianco dello zio Jesús Franco, regista e sceneggiatore.

Sin dal primo romanzo, Marías si avvicina a una letteratura anglofila, prendendo le distanze dalla letteratura spagnola contemporanea, fatta eccezione per lo scrittore Juan Benet, che accoglie positivamente il volume, lontano dal più diffuso realismo spagnolo. Questa distanza non è destinata a diminuire con le opere successive, quali Traversare l’orizzonte (Einaudi, traduzione di Glauco Felici) del 1972, ispirato al romanzo di viaggio e d’avventura del tardo Ottocento, e El monarca del tiempo (del 1978, non tradotto in Italia), che con la sua struttura composta da tre narrazioni, un saggio e un testo teatrale sembra voler destabilizzare il genere stesso del romanzo.

Javier Marías l'uomo sentimentale einaudi

All’Università Complutense di Madrid, Javier Marías studia Filologia Inglese e, per qualche tempo, insegna Letteratura spagnola all’Università di Oxford; nel frattempo si afferma come traduttore, grazie soprattutto alla sua interpretazione del Tristram Shandy di Laurence Sterne, che gli valse il premio nazionale di traduzione nel 1979. Nel corso della sua carriera, Marías traduce in spagnolo alcuni dei più importanti autori in lingua inglese, scrittori come Thomas Hardy, Joseph Conrad, Laurence Sterne, Yeats e Stevenson. Diventa docente di Teoria e traduzione nella sua alma mater, a Madrid, dove si inscena il romanzo L’uomo sentimentale (Einaudi, traduzione di Glauco Felici) pubblicato nel 1986, prima ambientazione spagnola dell’autore e prima comparsa di quella voce narrante maschile, interiore e imprevedibile nel suo vagabondare, che diventerà così caratteristica delle sue opere successive. Protagonista e narratore è il “Leone di Napoli”, famoso tenore, che esorcizza attraverso la scrittura il fantasma di un triangolo amoroso tristemente naufragato; nelle sue parole, venate da un profondo umorismo, la dimensione notturna, portatrice di confessioni involontarie, si confonde alla realtà diurna, consapevole, che tenta di riordinare il ricordo.

Javier Marías tutte le anime einaudi

Nel 1989 Marías pubblica Tutte le anime (Einaudi, traduzione di Glauco Felici), romanzo che echeggia l’esperienza dell’autore come insegnante a Oxford, palcoscenico gotico e sonnolento della vicenda di un docente spagnolo che si mette sulle tracce di libri rari, tra i quali quelli dell’eccentrico avventuriero John Gawsworth; nel frattempo intrattiene una relazione con una donna sposata, ciliegina sulla torta di un soggiorno inglese che assume le caratteristiche di un esilio da se stesso. La trama si fa quasi inesistente, a favore di una serie di digressioni letterarie ed esistenziali da parte della voce narrante, la stessa che si incontra nuovamente nella successiva, monumentale trilogia, Il tuo volto domani.

Javier Marías un cuore così bianco einaudi

Nel 1992 vede la luce una delle prime opere di grande successo di Marías, Un cuore così bianco (Einaudi, traduzione di Paola Tommasinelli), che gli valse il Premio de la Crítica. Il romanzo comprende una delle più magistrali scene narrative dell’autore: durante un incontro tra Margaret Thatcher and Felipe González l’interprete, Juan, sceglie deliberatamente di inventare la traduzione e pilotare la conversazione tra i due politici, conquistando così l’amore di Teresa, altra interprete presente e sua futura moglie. La vita matrimoniale di Juan e Teresa, ricca di familiari e amici, diventa l’occasione per gettare luce sui sordidi segreti del padre di lui, Ranz, i cui passati matrimoni assumono tinte sempre più fosche via via che affiorano dalla memoria e dal passato, in un ricorrersi di segreti origliati e tradimenti taciuti, che costringono il lettore a sospettare di ogni personaggio. La chiave di lettura del testo è fornita dall’autore stesso nella scelta del titolo, tratto dal Macbeth di Shakespeare, una citazione che allude alla colpevolezza di chi, pur senza commettere un crimine, ne è complice.

Javier Marías domani nella battaglia pensa a me einaudi

Ancora d’ispirazione shakespeariana è il titolo del romanzo successivo, Domani nella battaglia pensa a me (Einaudi, traduzione di Glauco Felici), una citazione tratta dal Riccardo III, che prelude a un’altra narrazione imperniata sull’ambiguità morale, il segreto e il tradimento. Il narratore, Víctor, che nella vita fa il ghost writer, si trova a casa di Marta, donna sposata, quando i due si spogliano e lei, colta da un improvviso malore, gli muore tra le braccia, lasciandolo nell’incresciosa situazione di dover condividere con lei un’esperienza molto più intima del sesso: la morte. Dopo quella notte, Víctor si trova coinvolto con il marito e la sorella di Marta in una situazione paradossale, in cui il moltiplicarsi di interpretazioni possibili e realtà potenziali intrappolano i personaggi in un limbo a metà strada tra l’ironia e la tragedia.

Javier Marías il tuo volto domani einaudi

Concepita come un unico romanzo ma suddivisa in tre volumi, l’imponente trilogia Il tuo voto domani (Einaudi, traduzione di Glauco Felici) trae il suo titolo da un passo, ancora una volta, shakespeariano, dell’Enrico IV. Il primo volume della serie, Febbre e lancia, del 2002, esordisce con una dichiarazione tanto significativa quanto ossimorica: “Non bisognerebbe raccontare mai niente”, incipit che prelude una narrazione complessiva di oltre 1200 pagine, compresi i due volumi successivi, Ballo e sogno del 2005, e Veleno e ombra e addio del 2007.

Protagonista dai molti nomi è lo stesso docente spagnolo incontrato dal lettore nella Oxford di Tutte le anime, ora impegnato presso i servizi segreti britannici in un ufficio che cerca di determinare il comportamento delle persone attraverso la penetrazione psicologica, nel tentativo di anticipare possibili soffiate e tradimenti, un compito per il quale il protagonista è straordinariamente portato. Accanto a questa trama principale si aggomitolano una serie di sottotrame secondarie che aggrovigliano e arricchiscono il tessuto narrativo con diverse incursioni nella storia: l’uccisione del trotzkista Andrés Nin da parte di una spia russa, la propaganda inglese per la segretezza durante la seconda guerra mondiale e la guerra civile spagnola, con un riferimento specifico alla vicenda familiare dell’autore, il cui padre, come il padre del protagonista, era stato tradito da un caro amico e denunciato alla polizia franchista come oppositore del regime, costringendolo a rinunciare al suo ruolo come insegnate di filosofia.

L’intreccio del romanzo, postmoderno nella sua relazione intertestuale con altre opere, offre lo spunto per diverse riflessioni psicologiche, innanzitutto, e sociali, che danno origine a digressioni di diverse pagine, tipiche dell’autore. L’opera, monumentale nel suo complesso e impossibile da riassumere, consacra Javier Marías come uno dei più grandi autori contemporanei.

Scrittore, traduttore, giornalista e sovrano del Regno (fittizio) di Redonda, isola dell’arcipelago delle Antille il cui trono passa in eredità da un uomo di lettere all’altro, è impossibile ridurre Javier Marías a un identikit sommario, che rischierebbe di non rendere giustizia alla complessa varietà della sua opera. Egli stesso, come riporta un articolo del Guardian, dichiara: “Non ho mai avuto un progetto letterario e sento di aver improvvisato per tutta la mia carriera. Ma posso riconoscere alcuni temi ricorrenti: tradimento, segretezza, l’impossibilità di conoscere le cose, le persone, o se stessi. Vi sono anche la persuasione, il matrimonio e l’amore”, temi che l’autore (a ragione, s’intende) identifica come appartenenti alla letteratura di tutti i tempi piuttosto che specifiche di una propria poetica. Sono tuttavia tematiche ricorrenti in tutti i suoi romanzi, dai primi ai più recenti, come Gli innamoramenti (Einaudi, traduzione di Glauco Felici) e Così ha inizio il male (Einaudi, traduzione di Maria Nicola). Ritornano, ancora una volta, nel nuovo romanzo dell’autore spagnolo: Berta Isla (Einaudi, traduzione di Maria Nicola), la storia di due persone, Berta e Tomás, che si sono sposate più per inerzia che per amore; entrambi custodiscono un segreto, lui nel suo passato, lei nella sua intimità, nessuno dei due conosce veramente l’altro e la loro vita insieme è fatta di ricordi e risentimenti, tradimenti, frasi non dette e la lealtà che rimane.

Javier Marías berta isla einaudi

Il filo conduttore che attraversa tutta l’opera dello scrittore, tanto da poter fungere da test di paternità autoriale, è quello stile digressivo di cui si è già parlato; come si legge sul New Yorker, “Marías ama citare Laurence Sterne per descrivere la sua scrittura: ‘Con la digressione, progredisco’. Quando in uno dei suoi romanzi si verifica un vento drammatico, solitamente è il preludio a una sequela di aneddoti divaganti o a qualche lunga meditazione esistenziale”. La citazione di Sterne calza a pennello: il narrare, in Marías, procede per digressioni, talvolta di pagine e pagine, fitte di accumuli e sinonimi, esaustive fino allo sfinimento. Allo stesso tempo, spiega alla Paris Review: “la mia intenzione – il mio desiderio – è che tutte le digressioni nei miei libri siano abbastanza interessanti in se stesse da far soffermare il lettore”.

Laddove Daniel Pennac rivendica al lettore il diritto di saltare qualche pagina durante la lettura, questo diritto andrebbe revocato quando si viene ai libri di Javier Marías: qui la digressione non sospende la trama, ma procede lateralmente, attraverso meditazioni necessarie alla comprensione dell’opera nel suo intero. Non leggerla significherebbe spogliare il testo del suo aspetto più prezioso, quell’errabondo vagabondare, oltre i confini della fabula, nello spazio di più libera espressione dell’autore.

 

Nota: l’immagine in alto è tratta da El Confidencial.

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