

Sinossi
Fin dalla sua prima apparizione nel 1992, "La fine della storia e l'ultimo uomo" ha infiammato il dibattito pubblico. Prendendo spunto da questo libro diventato immediatamente incandescente (o, forse, solo dal suo titolo provocatorio), si interpretava l'attualità: la caduta del muro di Berlino aveva davvero posto fine allo scontro ideologico decretando la definitiva vittoria delle democrazie liberali? La direzione su cui procedeva la Storia umana era ormai canalizzata e irreversibile? Per decenni, giornalisti, storici e politologi hanno gareggiato nel fornire prove che confutassero questa tesi. Da un colpo di stato in Perù a una fase transitoria di stagnazione economica mondiale, fino agli attentati dell'11 settembre 2001, decine di esempi sembrarono smentire le argomentazioni di Fukuyama. Credendo di contestare l'idea di fondo del libro, in molti lo hanno citato e criticato, anche se forse solo in pochi lo avevano letto e compreso appieno. Perché in questo volume, rimasto nei decenni come un classico del pensiero politico, Fukuyama non si limita ad analizzare la fine dei regimi autoritari che devastarono il ventesimo secolo, ma tenta di delineare i nuovi, possibili pericoli che in futuro avrebbero minacciato la stabilità dell'ordine democratico. Nazionalismo e sovranismo, fondamentalismo religioso e progresso scientifico avrebbero messo l'ultimo uomo di fronte a una nuova sfida, non più legata all'assetto economico sociale scelto dalle istituzioni, ma a un ben più profondo bisogno di riconoscimento identitario. Un'idea visionaria. Una sfida a cui, a quasi trent'anni di distanza, tutti i governi liberali sembrano non aver ancora trovato una soluzione. «Confrontarsi con La fine della storia» infatti, sottolinea Gianfranco Pasquino nella nuova prefazione, «obbliga a riflessioni approfondite che sentiamo, oggi più di ieri, indispensabili, urgenti, feconde.» Con e-book scaricabile fino al 30 giugno 2020.
- ISBN: 8851176965
- Casa Editrice: UTET
- Pagine: 568
- Data di uscita: 18-02-2020
Recensioni
Not a prophecy. I. What are the questions posed here? Are we reaching the end of history, understood as "the end of a single and coherent process taking into account the experience of all nations at the same time? What is the end of history like, according to Fukuyama, is it actually reachable? Wha
Cartea este un imens sofism bazat pe ceea ce englezii numesc wishful thinking . Istoricul obișnuit se bazează pe fapte și conchide cu prudență (sau nu conchide deloc). Fukuyama, în schimb, a îmbrăcat straiul profeților și s-a grăbit să vestească, pe temeiul cel mai șubred, intrarea omenirii într-un r Leggi tutto
نظرية متهافتة وتافهة، كتبها تحت تأثير "الوهم المُسْكِر" بنهاية التاريخ بعد سقوط الاتحاد السوفيتي. ليست المأساة فقط في أن قصة "نهاية التاريخ" هي قصة متكررة في الفلسفة الغربية، كلما وجد القوم فكرة أعجبتهم وحققت بعض النجاح سارعوا إلى القول بأن هذا نهاية التاريخ.. إنما المأساة في أن الكاتب لم يجتهد لضبط Leggi tutto
Bu kitabın değerlendirmesini yapmadan önce, yazıldığı tarihe bakmak gerekiyor. Birbirine zıt iki dünya görüşü ve ekonomik sistemin mücadelesiyle geçen uzun Soğuk Savaş döneminin hemen ardından yazlan Tarihin Sonu ve Son İnsan, her şeyden önce bu dönemin ruh halini yansıtıyor. Nükleer savaş endişeler Leggi tutto
While I certainly disagree with this book's thesis - that the spread of globalist capitalism and liberal democracy to all parts of the world represents the goal and end point of the historical process - it certainly remains the archetypal work for the American political outlook of the 1990s, during
It's easy to ridicule Fukuyama today because we have the power of hindsight on our hands. But given the political climate in which the book was written, it makes ample sense, contextually. The argument of liberal democracy being the end of history seemed very compelling, but I was very uncomfortable Leggi tutto
Citazioni
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