“Ai miei occhi, il libro che più fa sentire l’aria di Trieste è ‘L’onda dell’incrociatore’ di Pier Antonio Quarantotti Gambini, un romanzo immerso in una trasparenza che toglie il fiato…”. Torna su ilLibraio.it la rubrica #LettureIndimenticabili, con l’autore di “Viaggio nella città interiore”

Ai miei occhi, il libro che più fa sentire l’aria di Trieste è L’onda dell’incrociatore di Pier Antonio Quarantotti Gambini, un romanzo immerso in una trasparenza che toglie il fiato. Le superfici, i movimenti, i profili delle cose sono sbalzati nella luminosità di un cielo altissimo, dalla visibilità quasi eccessiva, come fosse sempre spazzato dal vento, anche d’estate. E’ una luminosità così estrema da cedere talvolta nel suo opposto: una specie di luccicanza visionaria, un’allucinazione per troppo vedere. Il canone sveviano delle gradazioni di grigio, qui è rovesciato in un caleidoscopio di colori. La giubba azzurra del duca, i tricolori e i pavesi che sventolano sulle imbarcazioni, gli ottoni abbacinanti della banda, i soldati in alta uniforme, la folla variopinta che si accalca.

Gli spazi asfittici della Coscienza di Zeno, le confessioni, le ultime sigarette, qui si spalancano in orizzonti vasti quanto quelli di un viaggio in mare aperto, eppure siamo in città, o meglio, un’insolita zona urbana ancorata alla terra ferma ma già sospesa sull’acqua, l’universo anfibio della marina tutto chiatte e pontili galleggianti da cui l’azione non si allontanerà per l’intero romanzo.

Alla nevrosi, all’ironica inettitudine di Zeno, si contrappone la sensualità edonistica, muscolare, sportiva dell’Onda, la sua stesura a fresco, la sua scrittura en plein air. Il cliché del romanzo triestino ricavato nei decenni dall’opera di Svevo va completato con un altro pezzo, il pezzo della triestinità che manca. Si potrebbe partire dalle gambe abbronzate di Lidia, l’energica compagna di giochi che, come l’Albertine della Recherche, non perde certo il suo vigore infantile diventando signorina.

Quelle gambe abbronzate mostrano un’altra Trieste. Accanto alla città dei caffè liberty dove si incontrano gli scrittori come Svevo e Joyce, accanto alla Trieste intellettuale e asburgica, alla Trieste di Edoardo Weiss, affetta da una persistente, soffusa nevrastenia, accanto alla Trieste della psicoanalisi e del profondo, c’è una Trieste della superficie, una città levantina, marinara, scenograficamente più vicina a Ferito a morte di Raffaele La Capria che alla Coscienza di Zeno. Di questa città di corpi esposti al sole – usati, goduti, desiderati, messi alla prova dalla fatica e dal tempo – darà conto in modo impareggiabile Quarantotti Gambini

LA RUBRICALetture impossibili da dimenticare, rivelatrici, appassionanti. Libri che giocano un ruolo importante nelle nostre vite, letti durante l’adolescenza, o da adulti. Romanzi, saggi, raccolte di poesie, classici, anche testi poco conosciuti, in cui ci si è imbattuti a un certo punto dell’esistenza, magari per caso. Letture che, perché no, ci hanno fatto scoprire un’autrice o un autore, di ieri o di oggi.
Ispirandoci a una rubrica estiva del Guardian, A book that changed me, rifacendosi anche al volume curato da Romano Montroni per Longanesi, I libri che ti cambiano la vita. Cento scrittori raccontano cento capolavori, abbiamo pensato di proporre a scrittori, saggisti, editori, editor, traduttori, librai, bibliotecari, critici letterari, ma anche a personaggi della cultura, della scienza, dello spettacolo, dell’arte, dell’economia, della scuola, di raccontare un libro a cui sono particolarmente legati. Un’occasione per condividere con altri lettori un momento speciale.

mauro covacich

L’AUTORE – Mauro Covacich è nato a Trieste nel 1965. Ha scritto diversi libri di narrativa, tra cui: Anomalie (Mondadori 1998), L’amore contro (Mondadori 2001), Trieste sottosopra (Laterza 2006),  A nome tuo (Einaudi 2011), La sposa (Bompiani 2014). Dal 1998 collabora con il Corriere della Sera e con altre testate. Ha realizzato per la Rai alcuni radio documentari e il radiodramma Safari, oltre ad essere autore della videoinstallazione L’umiliazione delle stelle (Fondazione Buziol – Einaudi – Magazzino d’Arte Moderna Roma 2010). Per La nave di Teseo è ora in libreria con La città interiore.

la città interiore

IL NUOVO LIBRO – “Papà semo in guerra?” chiede Mauro Covacich, accovacciato tra le gambe di suo padre, mentre guarda le colonne di fumo alzarsi dalla sua città, trieste, quel 5 agosto 1972, quando quegli stessi Feddayn di Settembre Nero che di lì a poco sequestreranno e trucideranno gli atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco, hanno fatto saltare due cisterne di petrolio. Il papà lo guarda, e ripensa a quella fotografia scattatagli sempre a Trieste il 4 aprile 1945 a sette anni, mentre trasportava una sedia tra le macerie, verso la sede provvisoria del comando alleato. Un romanzo d’avventura che incrocia Freud e Saba, Italo Svevo e il generale Tito, raccontando una Trieste, ancora divisa in zona A, italiana, e zona B, controllata dall’amministrazione jugoslava.

– la foto di Trieste è di © Leonardo Céndamo

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