“Gli analfabeti” di Rossella Milone è un racconto lungo: una riflessione sulla società contemporanea, sulla capacità di ascolto e il senso della prossimità, un interrogarsi sulle persone che stiamo diventando e su ciò che decidiamo di essere un giorno dopo l’altro… 

Gli analfabeti di Rossella Milone è la più recente delle proposte della collana L’invisibile (Edizioni Industria & Letteratura) diretta da Martino Baldi, dedicata alla narrativa “breve ma non troppo”.

Questo racconto lungo è una riflessione sulla società contemporanea, sulla capacità di ascolto e il senso della prossimità, un interrogarsi sulle persone che stiamo diventando e su ciò che decidiamo di essere un giorno dopo l’altro.

Gli analfabeti Rossella Milone

Protagonista è Alessio Merola, un educatore dotato di una spiccata forma di empatia, dono e condanna allo stesso tempo, un tratto che gli consente di provare con estrema chiarezza ciò che provano gli altri. Così, quello che può apparire come un dono straordinario, si rivela ben presto, e con il susseguirsi dei diversi incontri, come un peso dalle conseguenze insostenibili.

Accanto ad Alessio ruotano figure che donano spessore all’intera narrazione, come i bambini della sua classe, specchi in cui gli adulti riescono a intravedere qualcosa di profondo e ormai lontano e dimenticato, sino a Tilde, donna eccentrica, che rifugge l’interazione con le persone per concentrarsi su una spiritualità legata agli elementi naturali e al mondo animale, e per questo vittima di fin troppi stigmi.

Gli analfabeti è una storia in equilibrio tra favola e fiaba; infatti, se da una parte sembra emergere una forma di condanna per quel disinteresse, per quelle mancanze che abbiamo imparato a sviluppare in una società apparentemente più evoluta ma fatta di profondi abissi emotivi, dall’altra c’è una sorta di passo indietro, in cui la morale viene dimenticata, semplicemente viene dipinto uno status quo, una forma di “evoluzione” delle specie che ci ha portati a essere così distanti come forma di ultima sopravvivenza.

“Smettere di comprendere, gli pareva, era l’unico modo per resistere, e, di certo, se non gli fosse stato fisiologicamente impossibile, avrebbe smesso anche lui.”

Con delicatezza ed episodi che sembrano quasi sussurrati, per non turbare ulteriormente il mondo precario del suo protagonista, Rossella Milone regala una storia dalle atmosfere magiche, fatta di sapienti epifanie e di domande che restano in sospeso, trascendendo lo stesso finale del racconto.

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