“Sono andato contro la legge più importante del marketing: crearsi la propria nicchia. Fin dall’inizio ho cercato di creare qualcosa che potesse essere apprezzato da tutti e per questo i miei contenuti raggiungono target diversi. Raggiungo gli adulti soprattutto con Facebook e Instagram, gli adolescenti su TikTok e i più piccoli su YouTube”: dopo il successo di “Chi ha ucciso Kenny”, Pera Toons (Alessandro Perugini) torna in libreria con “Giochi e enigmi”. L’autore, pubblicato da Tunuè, racconta a ilLibraio.it il suo percorso, dal lavoro come grafico pubblicitario a star sui social con oltre 3 milioni di follower

Kenny, il povero gabbiano, e poi oche, serpenti, forbici e coltelli: i personaggi di Pera Toons fanno tutti ridere di gusto e le sue freddure da 3 milioni di followers sono entrate nel cuore di lettori davvero di tutte le età. 

Alessandro Perugini, appassionato di battute, giochi di parole e disegni super minimali ha bene in mente cosa vuole dal suo lavoro e dai social network, che utilizza con maestria per veicolare le sue strisce animate e i suoi progetti. L’ultimo, Giochi e risate (Tunué, 2022) è un’enigmistica colorata dedicata ai lettori più giovani: un nuovo tassello dopo Sfida all’ultima battuta (Tunué, 2021), in cui le sue freddure erano incorniciate da una storia più ampia, il libro game Ridi che è meglio (Tunué, 2020) e il suo cavallo di battaglia: gli enigmi di Chi ha ucciso Kenny? (Tunué, 2018). 

In quest’intervista Pera Toons ha raccontato a ilLibraio.it i segreti del suo successo, sui social e sulla carta.

Pera Toons Tunuè Giochi e Risate

Alessandro, come nasce Pera Toons?
“Lavoravo come grafico pubblicitario e quindi mi interessava il mondo dei social per proporlo nei pacchetti pensati per le aziende. Era il 2017 e Instagram era il social del momento: ho provato a creare diverse pagine e in circa tre mesi quella dedicata ai fumetti, Pera Comics, è arrivata a 10mila followers (e senza dinamiche strane, come il follow-unfollow, o pratiche simili). A fine anno le pagine Pera Comics e Pera Games sono diventate virali e ho creato un format di enigmi, Chi ha ucciso Kenny, che è esploso”. 

In quel momento hai sentito la pressione di dover soddisfare tutti i followers che ti seguivano?
“In verità no, è stata un’ascesa molto divertente e spontanea, perché facevo una cosa che mi rendeva felice e basta, senza bisogno di domandarmi se potesse rappresentare un guadagno. Mi bastava crescere e avere un buon feedback dalla community. Questo mi ha spronato a cercare nuovi format e migliorare la mia tecnica di disegno. Così nel 2018 ho raggiunto mezzo milione di followers”.

Cosa intendi con migliorare il disegno?
“Come in tutte le cose, devi sempre fare pratica. Anche se mi piaceva disegnare, quando ho iniziato Pera Toons era da anni che non lo facevo, e mi sono dovuto abituare a esercitarmi di nuovo con costanza. Le vignette di oggi sono frutto di cinque anni in cui ho disegnato ogni giorno e anche la ricerca stilistica non ha mai fine. A me piace il minimalismo, quindi quando mi sono accorto di eccedere nei dettagli ho fatto un passo indietro. È anche parte della fortuna di stare sui social: si ha un feedback costante e c’è una platea di persone che ti aiuta a crescere”.

Pera Toons parte dai social per approdare in un secondo momento sulla carta, non il contrario.
“Ero consapevole che i social sono qualcosa su cui bisogna stare per forza, qualsiasi lavoro si faccia. Puntavo ad avere visibilità lì e creare una community per poi poter avere successo come fumettista. Infatti quando ho contattato Tunué mi sono inizialmente proposto più come influencer che come fumettista. Con loro è stato amore a prima vista e abbiamo lanciato Chi ha ucciso Kenny?, un format vincente”.

 Ridi che è meglio libro di Pera Toons

Social e progetti editoriali sono andati di pari passo?
“Sì, a quel punto sì. Adesso sono in un momento in cui il processo si basa sulla continua creazione di battute e contenuti nuovi: più ne faccio e meglio è e sono consapevole che i migliori mi serviranno poi per i libri. Poi nei progetti cartacei metto anche sempre dei contenuti inediti, c’è un lavoro complesso dietro, quindi non basta solo quello che posto sui social. Ogni libro, oltre allo zoccolo duro delle battute, deve essere sorretto da un’idea. Per esempio nell’ultimo, Giochi e risate, ci sono una serie di giochi interattivi, è una sorta di settimana enigmistica colorata e in stile Pera”.

E ogni libro infatti è un prodotto a sé: da un lato sei fedele a ciò che ti caratterizza, dall’altro crei progetti di volta in volta diversi.
“Sì, per esempio in Sfida all’ultima battuta mi sono cimentato nella creazione di una storia lunga, mentre Ridi che è meglio è una sorta di libro game, in cui l’ordine di lettura è sfalsato e lo scopo è riuscire ad arrivare a una certa pagina nel minor tempo possibile, un po’ come se fosse un videogioco anni ’90. Mentre i libri dedicati al format Chi ha ucciso Kenny? sono unici, perché non ci sono altri progetti di mono-enigmi pensati in questo modo e nessun altro ha ancora provato a riproporli”. 

Com’è nata l’idea dietro a Chi ha ucciso Kenny?
Chi ha ucciso Kenny? è nato dopo aver postato un enigma che riguardava un bambino pelato, anzi, una sorta di pupazzo per come lo avevo disegnato all’epoca, che è diventato virale. Così ho pensato di creare più enigmi simili, un po’ noir, però sui social è complicato proporre immagini ‘violente’ senza essere bannati, quindi, per evitare che questa violenza venisse percepita, ho utilizzato sempre lo stesso personaggio: se lo ritrovi ogni volta significa che non muore mai veramente, è un giochino. E proprio per questo l’ho chiamato Kenny, come il personaggio di South Park che continua a morire”.

Come cambia il tuo lavoro dalla vignetta classica al video animato?
“Inizialmente faticavo un po’ a trasformare le battute inanimate, mentre ora le penso prima animate e poi le faccio diventare statiche. L’animazione ha dei tempi di montaggio più lunghi, però permette di aggiungere la dimensione del tempo e quindi aggiungere più elementi alla storia. Anche nell’animazione utilizzo comunque il linguaggio del fumetto, perché si sposa bene con il mio minimalismo: è meglio evitare di inserire troppi passaggi inutili tra due scene”.

Sfida all'ultima battuta libro Pera Toons

Il tuo pubblico è composto da due target molto diversi: sulla carta ti rivolgi soprattutto ai bambini, mentre la tua community social è più adulta. È una scelta particolare.
“Sono andato contro la legge più importante del marketing: crearsi la propria nicchia. Fin dall’inizio ho cercato di creare qualcosa che potesse essere apprezzato da tutti e per questo i miei contenuti raggiungono target diversi. Raggiungo gli adulti soprattutto con Facebook e Instagram, gli adolescenti su TikTok e i più piccoli su YouTube. Sto attento a pubblicare le descrizioni adatte a ogni età e a postare o meno qualcosa in base al pubblico che sto intercettando. Per esempio: il black humor è adorato dai teenager, quindi sono battute che pubblico soprattutto su TikTok, mentre mi sono accorto che gli adulti lo apprezzano meno”.

Chi ha ucciso Kenny pera toons

Ti diverti in particolar modo a giocare con le parole, con i doppi sensi, con i detti. C’è sicuramente molta spontaneità, ma sembra di intravedere anche una certa ricerca…
“C’è tanto metodo dietro ogni battuta, infatti faccio dei laboratori su come si crea una freddura. Sembra che tutte le freddure siano già state inventate, ma in realtà dipende da come si sceglie di porle: si può usare un gioco di parole ‘classico’ ma in modo diverso. In più, trattandosi di fumetti ho la fortuna di poterle disegnare e usare ogni tipo di personaggio, anche quelli inanimati. Per fare un esempio: ho preso una battuta classica, ‘qual’è il colmo per un idraulico: non capire un tubo’, e l’ho reinterpretata a modo mio. Quindi ho disegnato due tubi che parlano tra loro e uno dice all’altro: ‘non capisci un idraulico’. Insomma, una freddura si presta a infinite combinazioni”.

E, parlando di fumetti e fumettisti, quali sono i tuoi riferimenti?
“Leo Ortolani e Silver. Ho iniziato a fare vignette alle medie, perché leggevo Lupo Alberto e mi sembrava anni luce avanti rispetto agli altri fumetti ‘per bambini’ che compravo: magari bellissimi come immaginario ma con pochissime battute, sembrava proprio che le schivassero. Lupo Alberto invece chiudeva le vignette con delle battute straordinarie che ogni volta mi facevano pensare: ‘Non ci posso credere!’”. 

Se dovessi indicare l’aspetto del tuo lavoro a cui tieni di più, qualche sarebbe?
“È una domanda che mi faccio tutti i giorni: qual è la cosa più importante che posso fare? E l’aspetto più importante per me è creare la battuta con il disegno. Certo, anche la ricerca delle battute è fondamentale, ma al momento ho già pagine e pagine di battute pronte a essere disegnate, quindi è proprio quell’aspetto che mi interessa di più”. 

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