“Tornare a casa”, il romanzo d’esordio di Tom Lamont, offre un divertente ritratto di esperimenti di genitorialità improvvisata. Attraverso l’uso di una leggera ironia (che ricorda Nick Hornby) e un mix tra dialoghi vivaci e momenti di introspezione, l’autore descrive in modo autentico l’esperienza faticosa e totalizzante della paternità, soffermandosi sui piccoli particolari del rapporto tra un padre e un figlio…

Tornare a casa (NN Editore, traduzione di Antonio Matera) è il romanzo di esordio di Tom Lamont, giornalista del The Guardian, Obsverver e GQ ed è la storia di una famiglia non convenzionale. 

Ambientato a Enfield, sobborgo a nord di Londra, il libro segue le sorti di Téo Erskine, un trentenne che dalla City torna nel luogo della sua infanzia per una sosta che diventa un’avventura esistenziale. 

Dopo avergli affidato quasi per gioco il figlio Joel, la vecchia cotta di Téo, Lia, si toglie la vita lasciando orfano il bambino. 

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È da quel momento che negli altri personaggi si accende la fiamma di un bisogno pratico che è anche una sfida personale: l’arrivo di Joel è un raggio di luce nella nebbia fitta che è la vita di provincia.

Se per Téo Joel rappresenta l’occasione per colmare un vuoto e  risanare il rapporto tormentato con il padre Victor; per Ben, l’amico di sempre, il bambino è il pretesto per assumersi finalmente responsabilità e dare una svolta alle serate balorde tra fiumi di birra al pub, pasticche e giochi d’azzardo.

Tornare a casa - Tom Lamont

Lamont disegna un microcosmo autentico: tutti i personaggi fanno parte di una comunità ebraica ma non si sentono del tutto rappresentati. Sarà la nuova rabbina Sybil ad accoglierli nella sinagoga dando supporto emotivo ai loro drammi.

I punti di vista di Téo, Ben, Victor e Sybil si alternano, scanditi dal passare delle stagioni, offrendo un divertente ritratto di esperimenti di genitorialità improvvisata.

Attraverso l’uso di una leggera ironia e un mix tra dialoghi vivaci e momenti di introspezione Lamont descrive in modo autentico l’esperienza faticosa e totalizzante della paternità, soffermandosi sui piccoli particolari del rapporto tra un padre e un figlio.

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L’autore risulta credibile nel raccontare nei dettagli le continue preoccupazioni di un genitore (stai attento, non farti male, scendi giù da lì…) e suscita empatia nei tentativi prima di Téo (genitore premuroso e complice nella vita di Joel) e poi di Ben (più immaturo e negligente per avere un bambino sotto la sua tutela).

Tornare a casa ricorda i romanzi di Roddy Doyle e Nick Hornby, in particolare Un ragazzo, la storia di un’amicizia improbabile tra il trentenne Will e l’adolescente Marcus.

TomLamont_credit_PaulStuart

Tom Lamont nella foto di Paul Stuart

Come Hornby, Lamont è capace di restituire quella miscela di umorismo inglese e malinconia che permea le strade dei sobborghi londinesi tra pub e partite di calcio e i personaggi, soprattutto uomini fragili incastrati in un’adolescenza mai finita e incapaci di prendersi responsabilità.

In definitiva, Tornare a casa è un romanzo che esplora i temi della paternità, dell’adozione e della crescita, intesa come educazione di un bambino ma anche come percorso di formazione verso la piena età adulta tra prime scoperte e piccoli fallimenti.

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