La comunità del libro in queste settimane si è dimostrata un esempio da seguire, un modello per la ripartenza. Ora, però, l’intera filiera si aspetta dal “decreto rilancio” aiuti concreti

È trascorso ormai un mese da quando, rispettando le normative di sicurezza, in molte regioni italiane hanno riaperto le librerie, dopo alcune settimane di chiusura, in cui alcune si sono riorganizzate con le consegne a domicilio e con iniziative social. Nelle regioni che avevano invece deciso di rinviare la riapertura, le librerie hanno potuto rialzare le serrande da una decina di giorni.

In questa fase difficile, le libraie e i librai italiani hanno dimostrato serietà e capacità di adattamento, adeguandosi alle direttive per garantire la massima sicurezza ai dipendenti e ai clienti. Vale sia per le realtà indipendenti, sia per le catene, sia per i negozi in franchising.

A loro volta, le lettrici e i lettori hanno confermato non solo l’affetto verso le librerie, ma pure responsabilità e senso di comunità. Il risultato è stato evidente: è possibile recarsi in libreria rispettando le nuove regole.

In queste settimane, dati alla mano, fortunatamente la curva dei contagi è scesa. A prescindere dall’evoluzione della situazione (tutti naturalmente ci auguriamo che il trend di miglioramento prosegua in questa “fase 2”), il comportamento esemplare di librai e lettori ha dato prova concreta che tenere aperto con le dovute precauzioni è possibile.

“Non è un gesto simbolico, ma il riconoscimento che anche il libro è un bene essenziale”, aveva commentato così la decisione di dare priorità alla riapertura delle librerie il ministro dei Beni e le Attività Dario Franceschini. Una scelta, quella del governo, che ha fatto discutere. Ma le stesse divisioni che ci sono state all’interno della categoria all’indomani dell’annuncio di Conte confermano ulteriormente il senso di responsabilità dei librai italiani: non tutti i negozi, infatti, per collocazione, planimetria e personale disponibile si prestavano all’immediata riapertura.

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Certo, ora sarà fondamentale che l’ex “decreto aprile”, più volte rinviato e nel frattempo ribattezzato “decreto rilancio”, offra aiuti concreti alle libraie e ai librai e a tutta la filiera del libro, colpita pesantemente dalla pandemia, e che guarda non senza preoccupazione al futuro.

Le principali associazioni di categoria in più occasioni durante il lockdown si sono appellate alla politica, chiedendo “un piano straordinario per superare la più grave crisi attraversata dal libro dal Dopoguerra”. Adesso è il momento di passare dalle parole ai fatti. Se lo meritano le libraie e i librai, le lettrici e i lettori. Se lo merita la comunità del libro: nei fatti, un modello per la ripartenza.

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