Dopo “Il valore affettivo”, il 27 marzo Nicoletta Verna torna con l’atteso “I giorni di Vetro”, romanzo che intreccia la Storia del secolo scorso con le vicende di un intero villaggio e, soprattutto, con la storia di due donne…

Se con il suo romanzo d’esordio, Il valore affettivo (edito nel 2021 da Einaudi Stile Libero) Nicoletta Verna, autrice classe ’76, ha ottenuto la Menzione Speciale della Giuria al Premio Italo Calvino e il consenso della critica, con il secondo romanzo, I giorni di Vetro, in uscita il 27 marzo, la scrittrice nata a Forlì (e che vive a Firenze, dove si occupa di comunicazione e web marketing nel settore editoriale) punta a un ulteriore salto.

Del resto, il primo a sbilanciarsi è il suo stesso editore, Paolo Repetti, via X: “Non voglio usare espressioni usurate come capolavoro o caso letterario. Ma è certo che dalla lettura de I giorni di vetro si esce con una rinnovata fiducia nella letteratura. Nella sua forza mitopoietica. Nella sua miracolosa capacità salvifica. Anche nel cuore di un grande romanzo italiano che nella violenza della Storia legge il destino e il riscatto di un popolo”.

Nicoletta Verna Il valore affettivo

Insomma, le aspettative non mancano: nel 444 pagine del nuovo libro lettrici e lettori incontreranno Redenta, nata a Castrocaro il giorno del delitto Matteotti. In paese si mormora che abbia la scarogna e che non arriverà nemmeno alla festa di San Rocco. Invece per la festa lei è ancora viva, mentre Matteotti viene ritrovato morto…

Nicoletta Verna I giorni di Vetro

Il nuovo romanzo di Verna punta a cogliere e a trasformare in narrazione lo spirito del nostro Paese, intrecciando la Storia del secolo scorso con le vicende di un intero villaggio e, soprattutto, con la storia di due donne, la stessa Redenta e Iris. Due personaggi opposti e speculari: entrambe donne tradite e schiacciate dalla propria epoca, entrambe resistenti malgrado tutto. Redenta, da tutti considerata l’idiota, la storpia, è capace, con il suo sguardo obliquo, di vedere ciò che gli altri non vedono: la sua voce schietta e ironica è la voce di chi, malgrado la violenza subita (quella del fascismo, quella del sessismo, quella familiare) non perde mai la fiducia nell’umano. Anzi, solo quando riconosce quella stessa violenza sul corpo di un’altra donna, d’improvviso capisce. Così Redenta, che è sempre stata remissiva, trova il coraggio di ribellarsi, e di provare a salvare Iris.

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