“Costruire una scuola fondata sullo stupore, sulla partecipazione… e ciò non vuol dire appiattire le diverse discipline su un eterno presente, bensì arricchirle”. Su ilLibraio.it la riflessione di Matteo Saudino, insegnante e ideatore del canale YouTube “BarbaSophia”, che torna in libreria con “Ribellarsi con filosofia”. L’autore racconta “la sfida, ardua, forse disperata, ma al contempo stimolante” a cui è chiamato tutto il mondo scolastico, in “profonda crisi” dopo due anni di pandemia, e in cui “regna il disorientamento” – L’intervento

La scuola italiana, completamente immersa, testa, mani e piedi, in un mondo digitale e social, ultra veloce, connesso h24, liquido e precario, sta vivendo un momento di profonda crisi, di incerta trasformazione.

Il disorientamento regna sovrano ovunque, certamente  tra i docenti e le famiglie, ma in primis tra gli studenti e le studentesse.

A cosa serve oggi la scuola? E perché bisogna studiare? Sono domande sempre più frequenti. I due anni di pandemia, inoltre, hanno acuito ed esasperato i molteplici problemi che da decenni affliggono e tormentano il sistema scolastico nazionale: spazi angusti, edifici spesso insicuri e fatiscenti, docenti malpagati e demotivati, scarsa innovazione didattica, burocrazia soffocante e noia, tanta noia.

Il post-Novecento delle tante post-ideologie, con il crepuscoli dei vecchi idoli del sacro e del politico e la nascita dei nuovi dei della tecnologia e del profitto globale, sembra avere generato un grande vuoto che è stato rapidamente occupato da un nichilismo inquietante e feroce che tutto divora, compresa la scuola, la quale rischia sempre più di trasformarsi in uno dei tanti non luoghi anonimi dei nostri tempi, a metà strada tra un’azienda e un parcheggio, tra un centro commerciale e un talent show.

Di fronte a questo male oscuro, fatto di solitudine e di smarrimento che da tempo serpeggia nel mondo scolastico, urge cambiare rotta e costruire dei percorsi formativo di crescita che siano autenticamente significativi sia per gli studenti sia per la società, senza perder tempo a rimpiangere un mitico passato aureo dell’istruzione che, tra l’altro, non è mai esistito e che comunque non tornerebbe più, e soprattutto provando ad andare al di là della noia, della mercificazione educativa e del rifugiarsi, anima e corpo, nella tecnologia come se fosse la panacea a queste inquietudini, non capendo che è la stessa trasformazione della tecnica da mezzo a fine del vivere, una parte cospicua del problema.

La risposta a questo disagio, dunque, è da cercare altrove: occorre fare della scuola un luogo di meraviglia e curiosità, in modo che essa possa diventare una autentica bussola orientativa per gli allievi, un luogo di sana e liberatoria follia, profondamente anti-nichilista, in cui gli studenti possano, giorno dopo giorno, conoscere e creare se stessi, cercando di dare senso alle molteplici esperienze delle loro vite.

Costruire una scuola fondata sullo stupore, sulla partecipazione, sulla costruzione di un noi solidale, che superi le sterilità di una società intesa come somma di tanti io, e sul coraggio di pensare è oggi un autentico atto di ribellione rispetto alla mediocrità di un presente fatto di emozioni tristi e di orizzonti di plastica in cui le persone anziché fiorire malinconicamente appassiscono, chiuse in se stesse come monadi, rassegnate ad una ingannevole autosufficienza esistenziale, nella convinzione che la realtà sia immodificabile, che il destino del mondo sia già scritto.

Una scuola della meraviglia deve essere un laboratorio a cielo aperto, fondato sul primato delle domande, del dubbio e della possibilità, in cui le diverse discipline sono sempre connesse con il mondo presente, sia per quanto concerne i contenuti sia per quanto riguarda le modalità di insegnamento; le materia devono uscire dagli armadi pieni zeppi di naftalina e indossare gli abiti vivi del mondo per stimolare la curiosità e l’intraprendenza intellettuale e pratica degli studenti, che così possono diventare protagonisti e artefici del loro vivere.

Ciò non vuol dire appiattire le diverse discipline su un eterno presente, bensì arricchirle facendo di esse delle lenti attraverso le quali comprendere i mille volti e le mille contraddizioni del reale. La scuola non può essere un mondo di zombie, di morti viventi che trascorrono ore e ore ad ascoltare passivamente un insegnante che parla, bensì deve essere un mondo che mette in discussione il mondo stesso, facendo dell’esercizio critico delle plurime intelligenze il suo vero e proprio punto di forza.

Dalla crisi climatica alle questioni di genere, dalla precarietà e sfruttamento del lavoro ai nodi problematici sollevati dal primato della scienza e della tecnica: la scuola va intesa come una comunità politica in cui gli studenti affrontano i grandi temi del loro tempo al fine di crescere come persone e come cittadini, dotati di una ricca cassetta degli attrezzi intellettuali ed emozionali che permette loro di provare a decodificare le complessità della realtà ed uscire da uno stato di pigra minorità, presentato spesso come comodo e appagante, ma che di fatto relega gli esseri umani al ruolo di mansuete e obbedienti comparse nel teatro del vita.

Per uscire da questo vuoto paralizzante serve dunque una scuola che recuperi dal mondo greco e umanista la sua essenza di luogo socratico fatto di ricerca, dialogo, maieutica, studio e rielaborazione in cui alimentare la voglia di discutere e capire le meraviglie del mondo, soffermandosi in particolar modo su quelle che sfuggono al primo sguardo e che vanno al di là dell’apparenza, ovvero su quelle che stanno in cielo e sotto terra.

Ecco la sfida, ardua, forse disperata, ma al contempo stimolante, che abbiamo di fronte: edificare, con pazienza, intelligenza, passione e coraggio, una scuola ribelle in cui gli studenti e le studentesse sboccino come persone che ambiscono a vivere un’esistenza fatta di emancipazione, dignità, bellezza e giustizia. Insegnare e praticare il coraggio di pensare è oggi l’atto più rivoluzionario che la scuola possa fare.

Ribellarsi con filosofia Saudino

L’AUTORE E IL LIBRO –  Matteo Saudino si è laureato all’Università degli studi di Torino, con cui collabora nella formazione degli insegnanti, ed è da vent’anni professore di filosofia e storia presso i licei torinesi. Ideatore e autore di BarbaSophia, il canale YouTube di lezioni di filosofia e storia più seguito d’Italia, ha scritto per Paravia numerosi manuali scolastici. Partecipa regolarmente in veste di relatore a numerosi festival e convegni di filosofia ed è formatore per enti pubblici e privati su temi quali i diritti umani e la cittadinanza attiva.

Dopo il successo di La filosofia non è una barba, esce sempre per Vallardi Ribellarsi con filosofia, volume che parte dalla domanda: a cosa serve la filosofia? La risposta, per l’autore, è: a cambiare la vita. Perché fare filosofia non è solo un atto di ribellione contro l’utilitarismo della nostra società, ma anche uno strumento per costruire un pensiero autonomo che può condurci a realizzare molto di più. In compagnia di Kant, che ha sfidato il re di Prussia Federico Guglielmo per difendere un’idea, di Anassimandro, coraggioso evoluzionista ante-litteram, della geniale Ipazia, astronoma e matematica, esempio di emancipazione femminile e disobbedienza civile, e di molti altri filosofi, Saudino mostra come il coraggio delle idee possa impattare sulla nostra esistenza, insegnandoci a guardare alla filosofia con occhi nuovi e alla vita con gli occhiali della filosofia. Attraverso la biografia e il pensiero di dieci filosofi e filosofe l’autore ci guida alla scoperta del pensiero critico, strumento fondamentale per cambiare noi stessi e il mondo, al fine di renderlo un luogo più bello e giusto.

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L’APPUNTAMENTO – Venerdì 11 febbraio, alle 17.30, sulla pagina Instagram de ilLibraio.it, all’interno del palinsesto di LibLive il dialogo tra Matteo Saudino e Enrico Galiano. Insegnanti e autori di successo, entrambi protagonisti anche in rete, parleranno di Ribellarsi con filosofia e del presente e del futuro della scuola.

 

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