Suscitano indignazione le parole pronunciate da un conduttore su Radio Maria (che ha poi preso le distanze) a proposito del terremoto. Ben diverse, invece, le analisi del biblista Alberto Maggi pubblicate da ilLibraio.it (che ci teniamo a riproporre), a proposito della fede davanti alla tragedia

Fanno molto discutere, e suscitano indignazione, le parole pronunciate da un conduttore lo scorso 30 ottobre su Radio Maria, la radio diretta da padre Livio Fanzaga. Secondo questo “conduttore esterno”, come riporta il sito de L’Espresso,  il terremoto che sta colpendo ormai da mesi il centro Italia sarebbe “un castigo divino per aver reso possibili le Unioni Civili”. Nell’audio si ascolta: “Dal punto di vista teologico questi disastri sono una conseguenza del peccato originale, sono il castigo del peccato originale, anche se la parola non piace. […] Arrivo al dunque, castigo divino. Queste offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio, le stesse unioni civili. Chiamiamolo castigo divino”.

La fede davanti al terremoto. Il biblista: “Nessun castigo divino. Dio crea, non distrugge” – di Alberto Maggi

LA PRECISAZIONE DI RADIO MARIA – Parole che fanno giustamente indignare, quelle che si sono ascoltate su Radio Maria. Va detto anche che la radio, dopo le polemiche suscitate dalla notizia, sul suo sito ha preso le distanze, spiegando che si tratta, appunto, di parole pronunciate da un conduttore esterno, “fatte a titolo personale, che non rispecchiano il pensiero di Radio Maria al riguardo”. 

LE ANALISI DI ALBERTO MAGGI – Al di là delle responsabilità di queste dichiarazioni, completamente diverse sono le analisi teologiche pubblicate da ilLibraio.it, in cui il biblista frate Alberto Maggi nelle scorse settimane ha osservato, ad esempio: “È una bestemmia pensare che Dio, che ha inviato il suo unico Figlio per salvare il mondo, poi lo voglia distruggere a forza di cataclismi. Gesù esclude tassativamente qualunque relazione tra le disgrazie che colpiscono gli uomini e il castigo divino… (qui l’articolo completo, ndr)”.

In un altro intervento, dal titolo “Dio e il male: dalle religioni primitive a Gesù, la riflessione del biblista”,  Maggi ha inoltre osservato: “(…) Gesù non si occupa del problema del male, ma dei malati, e inizia la sua attività liberando e guarendo le persone (Mt 4,23), smentendo la falsa immagine di un Dio castigatore: il Padre è colui che libera dalle malattie (“Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità”, Sal 103,3), e non colui che le invia. Gesù non chiede agli infermi di accettare la loro malattia come espressione della volontà divina, o di offrire a Dio le proprie sofferenze per salvare l’umanità peccatrice. Neanche afferma che queste sofferenze siano state loro inviate da Dio, come croce da portare per tutta la loro esistenza. No. Gesù semplicemente guarisce. Il Cristo non elabora una teologia del male o una spiritualità della sofferenza, lui non dà spiegazioni, agisce. Non teorizza, risana. Là dove c’è morte lui comunica vita, dove c’è debolezza lui trasmette forza, dove c’è disperazione infonde coraggio. Per Gesù il racconto della creazione, narrato nel Libro della Genesi, non è il rimpianto di un paradiso irrimediabilmente perduto, ma la profezia di un paradiso da costruire. E l’uomo è chiamato a collaborare e a portare a compimento questa creazione…”.

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