Anche quest’anno, in occasione della Giornata della memoria (27 gennaio), sono tanti i romanzi, le biografie, le autobiografie e i saggi in uscita che raccontano l’Olocausto – Ecco la nostra selezione, tra le novità degli ultimi mesi

Anche quest’anno, in occasione della Giornata della memoria (27 gennaio), sono tanti i romanzi, le biografie, le autobiografie e i saggi in uscita che raccontano l’Olocausto da punti di vista diversi. Un’occasione per ricordare e riflettere sulla tragedia dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti, ma anche per pensare all’attuale, complessa situazione mondiale. Abbiamo selezionato alcune delle novità in libreria più interessanti, uscite a gennaio o nei mesi precedenti.


Non luogo a procedere (Garzanti), l’ultimo romanzo di Claudio Magris (miglior libro del 2015 per la Lettura – Corriere della Sera), atteso da anni, si confronta con l’ossessione della guerra di ogni tempo e paese, quasi indistinguibile dalla vita stessa: una guerra universale, rossa di sangue, nera come le stive delle navi negriere, cupa come il mare che inghiotte tesori e destini, grigia come il fumo dei corpi bruciati nel forno crematorio della Risiera di San Sabba, bianca come la calce che copre il sepolcro…


Oltre ottant’anni dopo l’apertura del primo campo (Dachau, istituito da Heinrich Himmler nel 1933) e malgrado la vastissima letteratura sull’argomento, non esisteva ancora una storia completa dei campi di concentramento (Konzentrationslager). Colma la lacuna KL (Mondadori) di Nikolaus Wachsmann, professore di storia moderna europea al Birkbeck College dell’Università di Londra.

Guanda
Aharon Appelfeld, tra gli ultimi grandi testimoni viventi della Shoah, è nato nel 1932 a Czernowitz, Bucovina. Ha insegnato letteratura ebraica all’Università Ben Gurion a Be’er Sheva’, ed è membro dell’American Academy of Arts and Sciences. Guanda ha appena portato in libreria l’autobiografico Oltre la disperazione, in cui si racconta di un bambino ebreo di soli otto anni, cresciuto nel calore di una famiglia benestante della Bucovina, antica provincia dell’Impero asburgico, che viene strappato all’improvviso dal suo mondo, dalla sua lingua, dagli affetti più cari e che conosce le atrocità di un campo di concentramento nazista, la fuga, anni di solitudine tra i boschi, per approdare infine in Israele, dove diventa scrittore.

Una mattina di ottobre (Nord) di Virginia Baily, caso editoriale inglese (qui un capitolo), parla di una donna, Chiara, che in una fredda mattina del ’43 si è inoltrata nel quartiere ebraico di Roma. Quando sbuca in una piazza, vede un camion sul quale sono ammassate diverse persone. Tra di esse, nota una madre seduta accanto al figlio. Le due donne si fissano per alcuni secondi. Chiara capisce e, all’improvviso, incurante del pericolo, inizia a gridare che quel bambino è suo nipote. Con sua grande sorpresa, i soldati fanno scendere il piccolo e mettono in moto il camion, lasciandoli soli, mano nella mano. Poi la trama fa un balzo in avanti. Sono passati trent’anni dal rastrellamento del ghetto di Roma, e all’apparenza Chiara conduce un’esistenza felice. Tuttavia su di lei grava il peso del rimpianto per quanto accaduto con Daniele, il bambino che ha cresciuto come se fosse suo e che poi, una volta adulto, è svanito nel nulla, spezzandole il cuore. E, quando si presenta alla sua porta una ragazza che sostiene di essere la figlia di Daniele, si rende conto che è arrivato il momento di fare i conti con gli errori commessi, con le scelte sbagliate, con i segreti taciuti troppo a lungo. Perché solo affrontando il proprio passato potrà finalmente trovare la forza di riannodare i fili di quel legame stretto una fredda mattina di ottobre del 1943.

Storie di oligarchi. Saggio di storia parziale

Esce per Sellerio Storie di oligarchi. Saggio di storia parziale di Jules Isaac, libro di storia scritto “alla macchia” nel 1942, durante l’occupazione tedesca della Francia, da un professore ebreo, mentre le donne della sua famiglia morivano ad Auschwitz. Un testo in cui l’Atene classica si fa “viva metafora del presente”.  L’autore, antifascista, racconta, seguendo Tucidide e Senofonte, la eversione oligarchica che gettò Atene nella guerra civile alla fine del V secolo a.C., e traccia un parallelo con il tradimento antipatriottico dei collaborazionisti di Vichy. Il presente come storia e la storia come presente.

Storia del ghetto di Venezia. 1516-2016
Ancora un saggio. Cinquecento anni fa, il 29 marzo 1516, il Senato della Repubblica di Venezia adottò un provvedimento che avrebbe cambiato per sempre la vita e il destino degli ebrei d’Europa: per l’occasione Mondadori propone l’edizione rivista e aggiornata di Storia del ghetto di Venezia di Riccardo Calimani.

Gallucci
Tra le novità in uscita in occasione della Giornata della Memoria, anche alcuni testi per ragazzi: a questo proposito, Gallucci propone Lev, volume scritto e illustrato da Barbara Vagnozzi, che ripercorre la vicenda di Lev Nelken, ebreo tedesco, che a 13 anni fu uno dei circa 10mila adolescenti che riuscirono a mettersi in salvo e a scampare alle deportazioni naziste grazie alla Kindertransport. Si trattò di un’imponente operazione diplomatica organizzata dal governo del Regno Unito nei mesi precedenti lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e che, appunto, si concentrava sul trasferimento a Londra di soli bambini ebrei, gli unici che, si pensava, potessero non influire sulle tendenze economiche mondiali. La maggior parte di loro alla fine del conflitto non riuscì a ricongiungersi con la famiglia d’origine. Una storia poco conosciuta, qui raccontata nei suoi aspetti più delicati, non tralasciando i problemi legati all’accoglienza non sempre serena o all’apprendimento di una nuova lingua.

 © ANSA
Il premio Nobel Dario Fo nel romanzo Razza di zingaro (Chiarelettere, qui un capitolo) racconta la storia vera, dimenticata, di Johann Trollman, lo zingaro boxer che sfidò le SS. Vissuto tra il 1907 e il 1943, Trollman non potè essere campione. A lui il titolo fu negato nella Germania nazista. Le illustrazioni sono firmate da Fo, con la collaborazione di Michela Casiere e Jessica Borroni.

La sarta di Dachau
La trama de La sarta di Dachau (Garzanti, qui l’intervista de ilLibraio.it all’autrice), caso editoriale inglese firmato dall’esordiente Mary Chamberlain, verte su uno dei misteri della storia mai svelati:  chi cucì il vestito da sposa di Eva Braun? Siamo a Londra, nel 1939. Ada Vaughan non ha ancora compiuto diciotto anni quando capisce che basta un sogno per disegnare il proprio destino. E il suo è quello di diventare una sarta famosa. Ma viene deportata nel campo di concentramento di Dachau. Lì si aggrappa all’unica cosa che le rimane: la sua abilità con ago e filo le permette di lavorare per la moglie del comandante del campo. La sua fama travalica le mura di Dachau e arriva fino alle più alte gerarchie naziste. Le viene commissionato un abito che dovrà essere il più bello della sua carriera. Un vestito da sera nero, con una rosa rossa. Ma Ada non sa che quello che le sue mani stanno creando non è un abito qualsiasi. Sarà l’abito da sposa di Eva Braun, l’amante del Führer.


Tre generazioni diverse alla ricerca di un tesoro. Danny è svedese, di famiglia ebraica con origini polacche. Suo padre non ha mai raccontato molto della vita in Polonia prima della fuga dai nazisti, fatta eccezione per un tesoro sepolto nel cortile di casa prima dell’arrivo dell’esercito tedesco. Quando il figlio di Danny viene a conoscenza di questa storia, costringe il padre e il nonno a mettersi in auto per recuperare il tesoro di famiglia. È la trama de Il tesoro del signor Isakowitz (Bompiani) di Danny Wattin, romanzo on the road in cui non mancano momenti comici. L’autore, nato nel 1973 da una famiglia di origine ebraica, è di nazionalità svedese e vive da anni in Australia.


Sempre Bompiani propone Febbre all’alba, esordio di Péter Gárdos, che racconta la storia dell’amore fra i suoi genitori, ebrei ungheresi sopravvissuti ai lager: si conobbero per lettera (e per caso) mentre si rimettevano in salute in Svezia.


“Chi salva una vita, salva il mondo intero”. Questa massima del Talmud si presta perfettamente a descrivere la vicenda miracolosa svoltasi dal 1942 al 1945, a Carignano, paese in provincia di Torino, che Gian Piero Bona rivela nel romanzo autobiografico L’amico ebreo (Ponte alle Grazie). La famiglia Bona accoglie in casa propria Sergej, ebreo quindicenne di origine russa, coetaneo e compagno di conservatorio di Gian Piero, proteggendolo dai rastrellamenti che già colpiscono parenti e amici. Sergej viene fatto figurare come un lontano parente, stratagemma che lo pone al riparo dalle insistenti attenzioni del comandante locale delle SS, Richtel, personaggio grottesco che dopo l’8 settembre ha deciso di installarsi proprio nella villa dei Bona. Il contatto quotidiano con l’aguzzino e il pericolo cui sono costantemente esposti gli abitanti della villa favoriscono l’instaurarsi di un profondo senso di comunanza tra Sergej e Gian Piero.

1946
La fine della Seconda guerra mondiale non fu immediata. Non ci fu nessun ritorno istantaneo alla pace: decine di milioni di profughi, sopravvissuti e prigionieri rimasero in preda alla fame, alle malattie, alle vendette dei vincitori. Le macerie delle città bombardate rimasero dov’erano per anni, soprattutto nella Germania sconfitta. Il primo anno del dopoguerra segnò anche il culmine delle tensioni tra Truman e Stalin, mentre in Cina vennero gettate le premesse per l’ascesa di Mao; si affermò il Congresso Nazionale Indiano di Gandhi, mentre in Medio Oriente prendeva corpo l’idea di uno Stato d’Israele. Quando comincia una guerra e quando finisce? Quali sono le tracce che non si possono cancellare? Ogni guerra genera altre guerre? Ne parla 1946 (Rizzoli) di Victor Sebestyen, giornalista, storico e scrittore.


All’alba del 28 aprile 1945 alcuni pullman carichi di prigionieri si fermano all’entrata del paesino di Villabassa, in Sudtirolo. A scendere per prima è la scorta delle SS, seguita da un gruppo di 139 detenuti tra cui donne e bambini. Sembrano venire dall’oltretomba, trascinano fagotti a cui sono appese pentole e gamelle, valigie legate con lo spago. Ma, nonostante l’aspetto, sono alcuni dei più noti protagonisti della recente storia europea. Ne Gli invisibili (Longanesi), Mirella Serri racconta “la storia segreta dei prigionieri illustri di Hitler in Italia”.

Esce per Giunti La scacchiera di Auschwitz, thriller di John Donoghue, che racconta una storia di amicizia e redenzione. Siamo nel novembre 1943. Tra nubi di vapore il treno da Cracovia si ferma cigolando nella stazione di Auschwitz. Trasferito dal fronte russo a causa di una ferita alla gamba, l’ufficiale delle SS Paul Meissner dovrà occuparsi dell’amministrazione dei campi di concentramento. In particolare, dalle altissime gerarchie del Reich è arrivato l’ordine di innalzare il morale delle SS attraverso attività ludiche ma nello stesso tempo edificanti. Meissner decide così di fondare un club degli scacchi dove gli ufficiali possano sfidarsi. Finché nel campo inizia a serpeggiare una voce: tra i prigionieri c’è un ebreo francese, un certo Emil Clément detto “l’Orologiaio”, che a scacchi è sostanzialmente imbattibile.


Scorpion dance (Fazi), nuovo di Shifra Horn (nata nel 1951 a Tel Aviv, vive a Gerusalemme) è un viaggio attraverso la memoria e il perdono ambientato fra Auschwitz, la guerra d’indipendenza arabo-israeliana, la Gerusalemme post guerra dei Sei Giorni e l’oggi. Un’opera sui temi dell’abbandono e dello sradicamento, in bilico tra il desiderio di ricordare e la necessità di dimenticare gli orrori della Shoah. Racconta la storia di Orion, un ragazzo che ha perso il padre durante la Guerra dei Sei Giorni e che viene cresciuto da due donne nel quartiere di Old Katamon.

piatto_Una volta nella vita con fascetta

Siamo in un liceo della banlieue parigina: una miscela esplosiva di etnie, confessioni religiose e conflitti sociali. Nella classe peggiore della scuola la professoressa di storia, Anne Anglès, invece di capitolare come molti altri colleghi di fronte a questi adolescenti disperati e disperanti, propone loro un progetto comune: partecipare a un concorso del Ministero dell’Istruzione sul tema del genocidio ebraico. Una missione pressoché impossibile per una classe a maggioranza musulmana, dove la Shoah lascia indifferenti quando non viene palesemente negata. Dapprima reticenti, gli allievi accettano infine la sfida. Vinceranno il concorso e la loro vita cambierà per sempre. Questa storia, vera, è raccontata da uno di loro, Ahmed Dramé, in Una volta nella vita (Vallardi), che è diventato anche un film.

Morire in primavera
Ralf Rothmann, scrittore, poeta e drammaturgo tedesco, si è fatto molto apprezzare in Germania con il romanzo Morire in primavera (Neri Pozza), un libro sulla guerra e sulla follia nazista, sulla barbarie e l’orrore, un romanzo in cui l’innocenza e la colpa, la libertà e il destino, l’amicizia e il tradimento sono chiamati a raccolta.

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Un poeta e intellettuale ebreo racconta ne L’odore umano (Calabuig) le vicende sue e di un gruppo di ebrei di Budapest nel 1944. Il momento storico è denso e tragico: dall’occupazione tedesca del paese, nel marzo 1944, attraverso i deboli tentativi del reggente Miklós Horthy di proteggere gli ebrei, fino all’avvento del governo filo-nazista di Ferenc Szálasi. Testimone e vittima della follia antisemita, Ernő Szép, all’epoca sessantenne, osserva le sofferenze della sua gente, la crudeltà degli aguzzini, l’indifferenza di molti e la generosità di pochi eroici concittadini.


Perché Martin Heidegger ascrive agli ebrei l’oblio dell’Essere? Qual è allora il rapporto tra l’Essere e l’Ebreo? In che senso viene imputata agli ebrei la colpa più grave, da cui dipende il destino dell’Occidente? E perché questa accusa viene mossa negli anni ’30, dopo le leggi di Norimberga (1935), mentre inizia la guerra planetaria che dovrebbe condurre la Germania nazionalsocialista al dominio del mondo? I Quaderni neri di Heidegger oltre a dischiudere un’inedita prospettiva sul pensiero del filosofo, hanno suscitato un nuovo, intenso dibattito. L’antisemitismo metafisico solleva inquietanti interrogativi e rinvia alla responsabilità della filosofia nello sterminio. Bollati Boringhieri propone, in una nuova edizione ampliata, il discusso Heidegger e gli ebrei – I quaderni neri della filosofa Donatella Di Cesare.


Il parrucchiere di Auschwitz (Longanesi) di Éric Paradisi racconta la storia di Maurizio, barbiere del ghetto in una Roma occupata dai nazisti che, deportato ad Auschwitz, riuscirà a sopravvivere proprio grazie alla sua destrezza con forbici e rasoio. Spazio anche a un’intensa storia d’amore.


In Eravamo ebrei – Questa era la nostra unica colpa (Marsilio), Alberto Mieli, classe ’25, dopo settant’anni racconta per la prima volta alla nipote Ester la sua infernale esperienza da deportato nel campo di concentramento di Auschwitz: “Non c’è ora del giorno o della notte in cui la mia mente non vada a ripensare alla vita nei campi, a quello che i miei occhi sono stati costretti a vedere”.

Resistenti. Storie di donne e uomini che hanno lottato per la giustizia
In Resistenti. Storie di donne e uomini che hanno lottato per la giustizia (Garzanti), Tzvetan Todorov descrive, tra le altre, le vite di Etty Hillesum, la giovane deportata ad Auschwitz, e quella dell’oppositrice antinazista Germaine Tillion.


Londra, 1939. Herr Wolf è un investigatore privato, tedesco. Viene assoldato per ritrovare una ragazza scomparsa. La ragazza è ebrea. Wolf, protagonista dell’omonimo romanzo di Lavie Tidhar in libreria per Frassinelli, accetta il caso perché ha un disperato bisogno di soldi, ma Wolf odia gli ebrei. È colpa degli ebrei, infatti, se nel 1933 ha dovuto lasciare la Germania; è colpa degli ebrei se i comunisti hanno preso il potere a Berlino e da qui in quasi tutta l’Europa; è colpa degli ebrei se il partito nazista, che avrebbe portato ordine e disciplina, è stato sconfitto e distrutto; è colpa degli ebrei se Wolf e molti dei suoi vecchi camerati sono finiti così, dispersi e braccati. L’indagine porterà Wolf a ripercorrere il suo passato e precipitare nelle sue nevrosi…

È l’inverno del 1943 ad Amsterdam. Mentre i cieli europei sono sempre più offuscati dal fumo delle bombe, Hanneke percorre ogni giorno, con la sua vecchia bicicletta rossa, le strade della città occupata. Un giorno la signora Janssen la supplica di aiutarla a ritrovare la piccola Mirjam, una ragazzina ebrea che l’anziana signora nascondeva in casa sua… Parte da qui la trama del romanzo La ragazza con la bicicletta rossa (Piemme) di Monica Hesse.

Quel lunedì di gennaio in cui Francesco, protetto solo dal cappuccio della sua felpa, sale le scale a falcate di tre gradini e si infila appena in tempo nella III C della Scuola Nuova, non è un giorno come un altro. I suoi, senza neanche dirglielo, l’hanno iscritto a un viaggio. E non a uno qualunque, ma a un viaggio “per non dimenticare” in Polonia, ad Auschwitz. Ce la farà, ad affrontarlo? In libreria per Feltrinelli il romanzo Non restare indietro di Carlo Greppi.


Ne La piccola città dei sopravvissuti (Newton Compton), ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, Caroline Moorehead, dopo un lavoro di ricerca condotto in Francia, Gran Bretagna e Germania, racconta una storia vera, quella degli abitanti di un paesino francese che salvarono migliaia di persone dalle violenze e dalle rappresaglie della Gestapo.


Anche Mauro Garofalo, in Alla fine di ogni cosa (Frassinelli), racconta la storia del campione tedesco di pugilato degli anni Trenta Johann Trollman, detto Rukeli.


Mona Golabekvive, musicista di fama internazionale, ne La pianista di Vienna (Sperling & Kupfer) ci parla di sua madre Lisa, che a fine anni ’30 era un’adolescente pianista di talento. I genitori l’affidarono agli insegnamenti di un famoso professore che avrebbe potuto far brillare quel dono naturale. Al maestro però fu proibito riceverla. Perché era il 1938 e Lisa è ebrea. Venuta a conoscenza di una missione umanitaria, chiamata Kindertransport, che si adoperava per mettere in salvo i bambini dalla persecuzione nazista, la famiglia si trovò di fronte a una decisione straziante, che implicava distacco, ma anche salvezza: quale delle tre figlie avrebbe preso il treno che le avrebbe portate lontano da loro? C’era un unico posto disponibile, e la scelta cadde su Lisa.


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