Nel libro “Il potere dell’imperfezione”, la modella, influencer e attivista Giulia Accardi racconta il percorso di accettazione che l’ha portata a coronare il suo sogno professionale. Intervistata per l’occasione da ilLibraio.it, l’autrice ha ripercorso alcune delle “bugie” a cui ha creduto e che per anni si è raccontata (“stento a credere che da adolescente non fossi in grado di guardarmi nuda allo specchio”) ma, soprattutto, ha descritto la strada irta di ostacoli che l’ha portata ad amare se stessa senza compromessi (“anziché concentrarci sulle forme del nostro corpo, dovremmo concentrarci su come stia il corpo al suo interno”), per poi concludere con un consiglio per le nuove generazioni: “Leggete e informatevi su tutto, così da essere meno inclini a subire il giudizio degli altri”

Non gli piaccio perché non sono magra”, “gli uomini possono fare tutto, le donne no”, “se lo dicono in tv, è vero”… Ecco alcune delle menzogne che troppo spesso le donne si raccontano e alla quali credono a tal punto da farsi condizionare negativamente.

Anche Giulia Accardi (in copertina, nella foto di Lorenzo De Simone, ndr), influencer, modella e attivista, ne è stata vittima. Infatti, prima di realizzarsi nella sua professione, ha dovuto elaborare e sfatare le tante bugie che nel tempo aveva raccolto e introiettato, partendo da quella che ha segnato la sua infanzia e adolescenza: “Solo se sei magra, sei bella”.

Nata e cresciuta in Sicilia, Giulia è sempre stata criticata per il suo fisico abbondante e spesso è stata poco considerata in quanto “femmina”. Due elementi che a lungo hanno minato la sua autostima, finché ha capito che la sua forza risiede proprio in quelle che agli occhi di molti possono sembrare imperfezioni.

Fondatrice anni fa del brand Perfectly Imperfect, attraverso il quale combatte gli stereotipi imposti dalla società, sostiene i movimenti LGBTQ e supporta l’empowerment femminile, ha imparato a sgretolare l’una dopo l’altra le false verità di cui negli anni si era convinta fino a raggiungere una nuova consapevolezza: imparare a piacere a se stessi più che agli altri.

Nel libro Il potere dell’imperfezione. Così ho imparato a non essere come gli altri mi vogliono (HarperCollins Italia) racconta questo e molto altro, consapevole del fatto che solo con l’esempio, la sincerità e la solidarietà si possono abbattere i muri e imparare ad accettarsi.

A ilLibraio.it Giulia Accardi ha raccontato alcune delle bugie che ha dovuto combattere e ha parlato della sua maturazione nel corso degli anni, per poi dare un consiglio alle nuove generazioni…

Copertina del libro Il potere dell'imperfezione

Partiamo dal titolo del suo primo libro: Il potere dell’imperfezione. Come lo ha scelto?
“Prende il nome dal mio brand, Perfectly Imperfect. Ho sempre trovato qualcosa di familiare in questo ossimoro, qualcosa che sento mio… Per anni ho cercato di essere l’ideale di perfezione di qualcun altro, ritrovandomi però sempre più lontana da questo ideale, sempre più imperfetta”.

E ora quale spera che possa essere il potere di un manuale come questo?
“Con questo libro spero davvero di aiutare le donne che non hanno stima in se stesse e mi auguro, attraverso i miei racconti, di ispirare chi legge a non buttarsi giù, anche quando vive un periodo caratterizzato esclusivamente da momenti bui e da porte sbattute in faccia”.

Uno dei punti chiave del suo manuale e della sua esperienza personale riguarda proprio la percezione che si ha del proprio corpo, e quella che il mondo esterno vorrebbe spingerci ad avere. Com’è cambiata la sua, nel corso del tempo?
“La percezione del mio corpo, nel corso degli anni, è cambiata radicalmente. Io stessa stento a credere che da adolescente non fossi in grado di guardarmi nuda allo specchio, o che l’unica parte che ritenevo fotografabile fosse il mio viso. All’epoca la pressione mediatica sulla magrezza era davvero tanta, al punto da essere concepita come l’unica soluzione possibile: o sei magra, o non vali niente. Ricordo che volevo esserlo a tutti i costi, ne ero ossessionata…”.

E poi?
“Poi crescendo e maturando, anche grazie al mio lavoro di modella, sono riuscita pian piano a fare pace con il mio corpo, a non odiarlo più e, anzi, ad amarlo per ciò che mi permette di fare. Non sono più ossessionata dal volerlo diverso, ma sono focalizzata sul volerlo migliorare e rispettare come se fosse un tempio”.

A questo proposito, c’è un capitolo del suo libro che, con una certa ironia, ha scelto di intitolare Magrezza tutta bellezza. Questi due concetti però non sono sinonimi come vorrebbero farci credere, vero?
“Sì, Magrezza tutta bellezza è chiaramente usato in maniera ironica. Sono cresciuta in un ambiente e in una società che inculcava (e che ancora oggi, in parte, continua a inculcare) lo stereotipo della magrezza: se sei magra sei bella, punto. Onestamente non ne ho mai capito il motivo. Andando per luoghi comuni, mi verrebbe da dire che per alcuni la magrezza equivale a un buono stato di salute; quindi, se non sei magra non sei in salute e, possibilmente, sei anche debole di carattere, perché non riesci a dimagrire (altro grande luogo comune)”.

Quindi su cosa bisognerebbe concentrarsi, piuttosto?
“Credo che, anziché concentrarci in generale sulle forme del nostro corpo, dovremmo concentrarci su come stia il corpo al suo interno, dedicando particolare attenzione alla cura della nostra mente. La bellezza si trasmette in tanti modi, e per esperienza posso affermare che l’aspetto esteriore è fra gli ultimi”.

Giulia Accardi

Giulia Accardi (foto di Lorenzo De Simone)

Che consigli si sentirebbe di dare, a questo punto, alle sue coetanee e ai suoi coetanei che hanno poca stima di sé, e che non hanno ancora trovato il loro “potere dell’imperfezione”?
Consiglierei di concentrarsi innanzitutto sul loro percorso individuale, e di non fare mai paragoni con gli altri. In questo mondo siamo tutti unici e ognuno di noi ha la propria storia: se qualcosa è destinato a noi, troverà il modo di raggiungerci. Consiglierei inoltre di leggere tanto, di informarsi su tutto, di essere curiosi, perché così facendo, sviluppando le proprie opinioni e le proprie idee, saranno meno inclini a subire il giudizio altrui. E infine…”.

Sì?
“Anche se può sembrare una frase fatta e sdolcinata, consiglio di rendere grazie ogni giorno, e di apprezzare tutto di questa vita. Solo così ci si può rendere conto di quanto sia frivolo tutto il resto”.

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