“Una testa piena di ricci”, romanzo d’esordio di Raffaella Case (di cui proponiamo un capitolo) ha una protagonista speciale, Zhenga: 12enne curiosa, con un “cespuglio” di capelli ricci, si sente sempre a metà, né bianca né nera, né italiana né ruandese, né grande né piccola, e ha bisogno di risposte. Un giorno decide di scappare di casa, per iniziare un viaggio, rocambolesco, attraverso l’Italia. Alla scoperta del proprio passato…
Un viaggio attraverso l’Italia, alla scoperta del proprio passato. Un romanzo contemporaneo, che fa capire agli adulti che, per diventare grandi, i figli hanno bisogno di radici.
Una testa piena di ricci (Corbaccio) di Raffaella Case (all’esordio nel romanzo, è nata nel 1977 e da vent’anni vive e lavora a Milano come giornalista) ha una protagonista speciale, Zhenga, 12enne curiosa, con un “cespuglio” di capelli ricci afro dotato di personalità propria. Per tutti in famiglia è Bao, da Baobab.
Zhenga vive a Milano con la madre Anna e il padre Solomon. Insieme a loro, l’eccentrico nonno Arturo, con il quale passa la maggior parte del tempo. Un giorno la professoressa di italiano chiede ai ragazzi di disegnare l’albero genealogico della propria famiglia. Zhenga, complice la logorrea del nonno, che ama confezionare storielle ai confini dell’inverosimile su parenti e amici, sa tutto del suo lato materno, ma quasi nulla di quello paterno…
Solomon, infatti, è fuggito dal Ruanda da bambino durante la guerra civile, e da anni ha interrotto ogni rapporto con la madre e le sorelle, benché vivano anche loro in Italia. La sua famiglia, adesso, sono la moglie e la figlia. Il padre rifiuta di raccontarle del suo passato ma Zhenga, che si sente sempre a metà, né bianca né nera, né italiana né ruandese, né grande né piccola, ha bisogno di risposte.
La giovanissima protagonista di questa storia decide così di scappare di casa, per mettersi sulle tracce della nonna paterna, in un viaggio attraverso l’Italia, che è soprattutto un viaggio alla scoperta di sé.
A farle compagnia, una caustica drag queen, che con lei tirerà fuori un inaspettato lato materno, una tiktoker attivista, che alterna filippiche #blacklivesmatter a orazioni in difesa del riccio afro e Sabato, professione “traghettatore di anime” nell’inferno del caporalato, con una passione per l’Heavy Metal e i puzzle.
Un percorso a ostacoli, evidentemente… Eppure, grazie all’entusiasmo e alla sua determinazione, Zhenga riuscirà a trovare le risposte che cerca…
[bookgallery]
Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:
«Ciao-Crème-Caramel.»
Ancora prima di girarsi, la notifica della presenza di Daniel le arriva con una zaffata dolciastra e un retrogusto di gel per i capelli. Zhenga ha un olfatto fuori dal comune. Riesce a distinguere con grande facilità gli odori, che siano di un piatto esotico, di un’essenza, di un luogo. Di solito associa un aroma a ogni persona. Così il nonno odora di legna bagnata, la mamma di biscotti al burro, il papà di borotalco. E Daniel di gomma da masticare alla fragola. È fissato con le gomme da masticare, sta sempre lì a masticare, mostrando i denti al mondo come un cane alla catena. Quando non hanno più sapore, se gli gira bene le attacca sotto al banco, ma se la giornata è stata infame si diverte a schiaffarle sulla maglietta del disgraziato di turno, e subito in bocca un’altra.
A ogni modo: maledetto Tex del nonno.
Stava filando tutto liscio. Zhenga sapeva che, se voleva evitare Daniel dopo la scuola, l’unica chance era correre fino al campus del Politecnico e tagliare per casa. Daniel al Politecnico non mette piede, intimidito da quel luogo di scienza, da quel via vai di ragazzi più grandi con la camicia stirata e i jeans puliti, negli occhi la fiducia limpida che tutto andrà bene. A risolvere le grane ci pensano mamma e papà. Invece per Daniel, quando combina una cazzata, e sua madre gli ripete ogni giorno che ha un talento per le cazzate proprio come suo padre, sono legnate.
Scopri le nostre Newsletter

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

Fatto sta che quando ormai era sotto casa, Zhenga si era ricordata del fumetto del nonno. Quella mattina, prima di uscire, gli aveva promesso il suo Tex. Arturo è un appassionato di fumetti. Se ne concede uno nuovo al mese, quando prende la pensione. Gli altri li raccatta per strada. La sua camera, un tempo lo studio della mamma, è stipata di Diabolik, Lanciostory, Zagor e Topolino. La collezione include anche qualche numero di Dylan Dog, ma l’infatuazione per l’indagatore dell’incubo è durata poco. Dylan Dog è vegetariano e astemio, e Arturo, ama ripetere, non si fida di chi non mangia carne e non beve vino. A supporto di quest’affermazione, la fioritura sulle guance di un’eloquente couperose da cabernet e pastìn. Prosecco e soppressa quando vuole stare più leggero. Zhenga non poteva tornare a casa senza Tex.
Aveva fatto dietrofront fino all’edicola di Piazzale Bausan. Concentrata sulle griglie di esposizione, non lo aveva sentito arrivare.
«Ciao-Crème-Caramel.»
La voce di Daniel e quel suo modo inconfondibile di parlare fitto, senza pause, prendendo a pugni la timidezza, la gelano. Bao si raddrizza in una scarica di adrenalina.
«Cosa-vuoi-Mister-Ruminor?» gli fa il verso Zhenga.
«Com’è-che-mi-hai-chiamato?»
«Mister-Ruminor. Sei sempre lì a ruminare!»
«Cos’è-che-mi-hai-detto?»
«Che sei un ruminatore di cicche.»
«Senti-Cioccolatina…»
«Preferisco Caffellatte. O Arachide tostata. Perché non Cannella?» Zhenga si esibisce in una calma ostentata. Si aspetta di essere colpita da un concentrato di insulti e appellativi irripetibili, ma, preso alla sprovvista dalla sua reazione, Daniel brontola qualcosa e si allontana sul monopattino. Arrivato in fondo alla strada le restituisce il dito medio che Zhenga gli aveva recapitato in classe. Già che ci siamo: due diti medi, come fanno i trapper. Che quelli di diti medi se ne intendono.
Daniel però non ha calcolato le conseguenze del suo gesto. La manovra ha fatto franare il monopattino sul suo ciclopico piede destro numero 47. I geni moldavi, ammicca suo padre lasciando intendere altre grandezze di cui andare fieri. Cosa che, per inciso, tornerà utile a Daniel qualche anno più in là, quando diventerà una star del porno con il nome d’arte di ‘Ivan il Terribile’. Ma per ora di terribile c’è solo la macchia scura sulla sua sneaker bianca, nuova e costosa, ricordino del monopattino che gli è franato addosso senza troppa creanza. Per non darla vinta a Zhenga, nonostante il mignolo destro gli faccia un male cane, Daniel mantiene un sorriso beffardo.
«Uva-secca-non-finisce-qui.»
Uva secca: divertente. E bravo Daniel. È stanca dei soliti nomignoli: Caramello e Cappuccino. È stanca dei nomignoli in generale. Lei non va in giro a chiamare la gente Riso Basmati o Brie. Mentre lei, a volte, anche per le sue amiche, è Cioccolatina.
«Tu offenditi» le aveva detto suo padre. «Ci chiamano così perché ci associano a quello che per secoli abbiamo prodotto, e in alcune parti del mondo continuiamo a produrre, da schiavi. Gli schiavi sono merce, non persone: valgono, e dunque sono, quello che producono.»
«Sembri la Greta Thunberg dei neri» aveva ribattuto Zhenga.
«Come mi parli?» si era piccato lui. «Io non mi sono mai rivolto a mio padre con questi toni. ‘Signor padre’ lo dovevamo chiamare, e meglio tenere gli occhi bassi.»
Zhenga non riesce a immaginare un padre di cui aver paura. Lei non ha mai avuto paura di suo padre. E nemmeno degli insegnanti. Ma lei non ha avuto insegnanti ruandesi. Suo padre veniva preso a bacchettate sui polpacci se non studiava o se arrivava in ritardo. Che infanzia da schifo. A parte per l’albero di mango.
«Cresceva nel giardino sul retro di casa, dava frutti enormi, che non ti stavano in bocca. Avevi fame? Ti arrampicavi ed era fatta» le aveva raccontato.
Scopri la nostra pagina Linkedin

Notizie, approfondimenti, retroscena e anteprime sul mondo dell’editoria e della lettura: ogni giorno con ilLibraio.it

Chissà se è ancora lì al suo posto, si domanda Zhenga mentre cammina verso casa. Magari dopo gli chiederà di raccontarle ancora del mango. Anche se le sembra di fargli un torto quando gli rivolge qualche domanda. Ogni volta lui le risponde come stesse spostando delle grosse pietre. Stanno bene lì dove sono, un muro sul suo passato. Ma oggi papà deve parlare. Zhenga ha il suo compito sull’albero genealogico per lunedì. Lato mamma sarà facile. Arturo non vede l’ora di raccontarle aneddoti sulla loro famiglia. C’è Gino, il prozio morto sul Titanic – il Titanic, sicuro, nonno? – stringendo fino all’ultimo l’immagine di Caterina, la Santa protettrice della famiglia. Qualcuno in paese aveva malignato che avesse mollato moglie e figli per filarsela con una trapezista, ma erano solo invidiosi. Poi c’è il bisnonno Liberale tornato a piedi, scalzo, da un campo di prigionia in Germania – a piedi, scalzo, ne sei certo? – dopo la fine della guerra, magro come un picchio perché mangiava solo bucce di patate, ma col cavolo che stava sull’attenti davanti ai nazisti. Maria, la trisavola dai capelli rossi, che aveva fatto innamorare il figlio di un medico, e guarda che quelli mangiavano tutti i giorni, ma lei non l’aveva voluto, perché era innamorata di Giorgio, professione contadino, che aveva combattuto a Adua nel 1896, dove aveva salvato da morte certa 103 commilitoni e poi si era preso la malaria, lasciandola da sola con un figlio di tre anni e uno nella pancia.
In generale al nonno riusciva parecchio bene millantare le presunte qualità distintive della sua famiglia: un misto di eroismo, laboriosità e giustezza morale. Ma guai a fargli notare che, forse, di tanto in tanto, su qualche dettaglio aveva la tendenza a esagerare.
Quando Arturo le apre la porta di casa è in maglia del pigiama e ciabatte, senza pantaloni. Le gambe, sotto la pancia sporgente, sono secche, martoriate da ponfi rossastri.
«Devi farmi morire di vergogna?» gli dice Zhenga, entrando svelta in casa, dopo averlo squadrato.
(continua in libreria…)
Scopri il nostro canale Telegram

Ogni giorno dalla redazione de ilLibraio.it notizie, interviste, storie, approfondimenti e interventi d’autore per rimanere sempre aggiornati
