Il 2015 doveva essere, per Mark Zuckerberg, “l’anno dei libri”, grazie al lancio di “A Years of Books”, una comunità social dove discutere di libri consigliati dal numero uno di Facebook. A distanza di oltre un anno, l’Huffington Post USA è andato a verificare quali sono stati i libri proposti da Zuckerberg lo scorso anno: e le polemiche non sono mancate, non solo per la scarsa presenza di autrici donne…

Come abbiamo raccontato più di un anno fa, secondo Mark Zuckerberg, il 2015 doveva essere l’anno dei libri: a gennaio 2015, infatti, Mr Facebook ha lanciato il suo club del libro virtuale, “A Year of Books”, sulla piattaforma social più famosa al mondo. Ad oggi la pagina ha poco più di 620mila fan (per molti osservatori, non un numero eccezionale, vista la rilevanza del promotore).

A distanza di un anno, l’Huffington Post USA è andato a verificare quali sono stati i libri proposti da Zuckerberg lo scorso anno: e le polemiche, come vedremo, non sono mancate.

Le letture proposte dal creatore di Facebook, che nelle intenzioni iniziali sarebbero dovute essere lette dalla comunità virtuale in due settimane e quindi commentate in rete, spazia nel tempo e nello spazio, proponendo un libro scritto nel 1377 da uno storico islamico considerato il padre della sociologia moderna e l’ultima opera di Henry Kissinger, ex segretario di stato americano. Ma in molti hanno notato una grave mancanza: su 23 libri proposti (qui la lista completa), solo 3 sono scritti da donne.

Il primo libro è The New Jim Crow di Michelle Alexander, che affronta il tema della vita nelle carceri americane e consigliato da Zuckerberg perché, pur non essendo un appassionato di questo tema, molte persone di sua fiducia ne aveavano parlato bene. L’altro è On Immunity di Eula Biss (pubblicato in Italia da Ponte alle Grazie con il titolo Virus, vaccini e altre immunità), una lettura considerata fondamentale da Zuckerberg per capire l’efficacia dei vaccini in un momento di grande fervore dei movimenti anti-vaccino negli Stati Uniti e in Europa. Il terzo libro, Portfolios of the Poor, è scritto a otto mani di cui due sono di una donna: Orlanda Ruthven.

Stupisce dunque che in tutta la saggistica letta da Mr Facebook, solo tre autrici siano state consigliate. Come fa notare l‘Huffington, le scelte dimostrano che Zuckerberg non si nasconde davanti a temi sociali e politici forti, come un benessere equo per tutti, e che cerca di racchiudere più punti di vista possibili. Allora perché non discutere di femminismo o di diritto alla maternità?

Torna così alla mente la recente polemica sui libri dell’anno secondo i collaboratori della Lettura (con una presenza assai limitata di donne, di cui molto si è scritto e detto) e altre polemiche sullo stesso tema che, evidentemente, non riguarda solo l’Italia.

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