A Daraya, Abu e i suoi compagni hanno salvato più di 11.000 volumi e hanno creato una biblioteca per i cittadini: “Ho trovato uno scopo nella mia vita: la creazione di questo luogo. Non passo più giornateinteri tra la noia e la paura di nuovi bombardamenti” – La storia

Daraya è una cittadina alla periferia di Damasco, assediata da più di tre anni dalle milizie governative perché ritenuta ostile al regime di Bachar el-Assad. La città si trova in una zona strategica per il regime, vicino all’aeroporto militare di Mezzé, ed è diventata tristemente famosa dopo il massacro, nell’agosto 2012,  di più di 400 da parte delle forze di Assad. Gli abitanti continuano così a vivere nella paura dei bombardamenti e non hanno più una vita culturale.

E’ qui che Abu Malek e i suoi compagni hanno creato in una cantina una biblioteca destinata a offrire uno spazio di lettura e studio agli abitanti. “Dopo l’inizio dell’assedio io non potevo più né leggere né studiare” racconta Abu a Les Observatures, raggiunto grazie all’aiuto di un collettivo di giovani fotografi siriani di Humans of Syria, “insieme ai giovani che come me hanno dovuto interrompere gli studi e a giovani laureati, abbiamo avuto l’idea di recuperare i libri che erano sotto alle macerie delle case demolite. Per ogni libro annotavamo in quale casa distrutta era stato ritrovato, così da poter identificare il proprietario. Una volta finita la guerra, se verranno a reclamarli, potremo renderli ai loro proprietari. Abbiamo recuperato anche libri che non sono stati bruciati nelle biblioteche  e nelle librerie della città. E’ stato un modo per noi per salvare il nostro patrimonio culturale”. Secondo gli attivisti, infatti, Abu e i suoi compagni hanno recuperato più di 11.000 libri tra le macerie di edifici distrutti.

“Abbiamo scelto di mettere i libri al riparo dalle bombe, in una cantina a Daraya” continua Abu “poi abbiamo trasformato la cantina in una vera e propria biblioteca”. Ogni libro è infatti catalogato, ordinato per genere e in ordine alfabetico sugli scaffali. “Abbiamo opere di letteratura araba e straniera, filosofia, teologia e abbiamo creato uno spazio per la lettura e lo studio, mettendo tavoli e sedie all’interno della biblioteca”.

Abu Mankel ha quasi completato la sua collezione di libri e film documentari da guardare sul posto, diventando un vero mediatore culturale e prendendo il suo ruolo molto sul serio: “Ho trovato uno scopo nella mia vita: la creazione di questa biblioteca. Non passo più giorni interi tra la noia e la paura di nuovi bombardamenti. Ora do consigli a chi viene a cercare un libro e discutiamo insieme delle nostre ultime letture. Ma ci mancano ancora i soldi”.

 

 

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