Lo scrittore americano Edgar Allan Poe ha avuto una vita breve (è morto a 40 anni), segnata dalla sofferenza e dai problemi economici. La solitudine e i turbamenti dell’autore si riflettono nelle sue opere, come la poesia “Il corvo” e i numerosi racconti del terrore e del grottesco… – L’approfondimento

Edgar Allan Poe viene trovato a Baltimora il 3 ottobre del 1849, delirante e in fin di vita, dopo diversi giorni in cui se ne sono perse le tracce. Il 7 ottobre muore senza aver mai riacquistato pienamente coscienza: ha solo quarant’anni e nella sua vita ha sperimentato una serie di dolori capaci di piegare anche l’uomo più forte. Dolori che, forse, hanno anche condizionato la sua scrittura.

Al funerale di Edgar Allan Poe partecipano meno di dieci persone: lo scrittore, nonostante avesse appena quarant’anni, era completamente solo, al punto che non si riescono a chiarire neppure le circostanze della sua morte. L’unica cosa certa è che viene ritrovato in una città che non è quella dove avrebbe dovuto trovarsi (stava andando a Philadelphia per una questione editoriale), nei pressi di un seggio durante le elezioni, e che nel delirio continua a ripetere ossessivamente “Reynolds”: non si è mai potuto scoprire a cosa si riferisse. Edgar Allan Poe è morto per abuso di alcol? Rabbia? Epilessia? Colera? Tutte ipotesi possibili, ma la più accreditata, al momento, è che si sia trattato di un caso di cooping, una pratica elettorale fraudolenta per cui un povero malcapitato veniva sequestrato, drogato e costretto a bere per piegarne la volontà, e infine mandato a votare per un determinato candidato più e più volte sotto mentite spoglie.

I racconti di Edgar Allan Poe

La vita irrequieta del giovane Edgar

La vita di Poe invece, contrariamente alla sua morte, non è un mistero, ma una serie di avvenimenti perlopiù drammatici intervallati da sporadiche gioie e un grande talento letterario. Nato nel gennaio del 1809, Edgar Allan Poe è figlio di due teatranti; quando solo due anni dopo muoiono entrambi, il suo destino sarà legato alla generosità dei tutori. Il piccolo viene cresciuto dalla famiglia del mercante John Allan, che sceglie di non adottarlo formalmente e con cui ha fin da subito un rapporto segnato da alti e bassi, nonostante l’uomo continui a prendersi cura di lui fino alla definitiva rottura – il secondo, grande, disastro familiare di Poe – quando Edgar ha una ventina d’anni. Seguendo gli affari del tutore, Edgar passa anche un lungo periodo in Gran Bretagna, la cui influenza si farà sentire nella sua produzione letteraria (basti pensare che studia in una scuola adiacente a un cimitero, presso cui vengono svolte anche alcune lezioni).

Tornato negli Stati Uniti, Poe segue in maniera discontinua dei corsi universitari, sperperando nel gioco i soldi che Allan gli manda per il mantenimento. Quando la situazione si fa insostenibile lascia definitivamente l’accademia, preferendole la vita militare che, almeno, gli garantisce uno stipendio fisso. Qui, nonostante una serie di veloci avanzamenti di carriera, non è felice, e il suo unico conforto sembra essere la scrittura: del 1827 è Tamerlano, un poema epico pubblicato con uno pseudonimo, a cui seguono due raccolte poetiche.

E. Poe, Le avventure di Gordon Pym

Edgar Allan Poe: il primo scrittore di mestiere degli Stati Uniti 

Quando, dopo l’università, sceglie di abbandonare anche l’esercito, il suo destino è segnato: Edgar Allan Poe sarà il primo scrittore statunitense a cercare di vivere unicamente grazie al proprio talento, senza, quindi, affiancare la scrittura a un più remunerativo lavoro primario.

Le cose non sono cambiate così tanto, e anche oggi è difficile per un autore vivere solo di scrittura, ma in pieno Diciannovesimo secolo la situazione è indubbiamente peggiore: l’assenza di una legge sul diritto d’autore costringe a vendere la propria opera al migliore offerente senza aver modo di guadagnare dalle copie vendute. Edgar Allan Poe resta quindi senza un soldo in tasca e, nonostante la qualità e la peculiarità dei suoi racconti gli conferiscano notevole celebrità, non verrà mai davvero capito e apprezzato dal grande pubblico. Non a caso, infatti, lo scrittore è conosciuto principalmente per la sua attività di critico (talmente spietato da arrivare a stroncare persino una raccolta di poesie a cui aveva partecipato in prima persona con alcuni testi) e di editore e redattore per diversi periodici letterari.

Sono di questo periodo testi come il Manoscritto trovato in una bottiglia, del 1833, e le Avventure di Gordon Pym, del 1838, storia fantastica che sarà d’ispirazione a Herman Melville, vissuto nello stesso periodo. Poe affronta questo tumulto lavorativo da Baltimora, dove soggiorna a casa di una zia e dove conosce quella che, tra un racconto e un altro, diventerà sua moglie. La ragazza si chiama Virginia, ed è sensibilmente più giovane di lui: quando la sposa (inizialmente in segreto) non è neppure quattordicenne.

Poe, in difficoltà economiche e con una moglie bambina, inaugura gli anni Quaranta con alcune delle sue opere migliori. A inizio decennio viene pubblicata La caduta della casa degli Usher (1840), e del 1841 è I delitti della Rue Morgue, considerato il primo racconto poliziesco della storia, in cui, attraverso l’analisi degli indizi e degli ambienti, un complicato caso di omicidio viene risolto dal protagonista Dupin, personaggio di straordinarie doti analitiche che influenzerà Arthur Conan Doyle nella creazione del suo Sherlock Holmes.

La poesia Il corvo di Allan Poe

La creazione di un poeta maledetto

Seguono poi i racconti del terrore, che hanno posto le basi per la letteratura horror novecentesca (basti pensare alle tematiche preferite di autori come Stephen King), come La maschera della morte rossa e Il pozzo e il pendolo, del 1842, e Il gatto nero, del 1843, e un ritorno di Poe al suo primo amore, la poesia, con il capolavoro Il corvo (1845).

Poe, come i suoi personaggi, è tormentato emotivamente, instabile, e la precoce morte della venticinquenne Virginia, malata di tubercolosi, poco dopo il trasferimento da Baltimora alla periferia di New York, accentua i problemi psicologici dello scrittore che, soverchiato dal dolore, cerca di sfuggire alla solitudine attaccandosi alla bottiglia. Un declino fisico ed emotivo che lo condurrà a quella misteriosa e mai risolta morte, appena due anni dopo.

Edgar Allan Poe è passato alla storia come uno sregolato, un alcolista e un consumatore abituale di droghe. Tuttavia, questo aspetto riguarda solo i suoi ultimissimi anni di vita. La nomea di scrittore maledetto con cui Poe è passato alla storia, infatti, viene curiosamente ingigantita niente meno che dal suo esecutore letterario: Rufus Griswold. Griswold è un critico con cui Poe ha una lunga storia di dissapori misti a stima letteraria (era il curatore della famosa raccolta stroncata), e all’indomani della morte dell’autore del Gatto nero, scrive un necrologio al vetriolo con l’intento di infangarne la memoria, più che commemorarla. Dunque, Griswold riesce ad accaparrarsi i diritti delle opere di Poe e, non soddisfatto, pubblica un memoir in cui lo dipinge come un perverso tossico alcolizzato. Ottiene però l’effetto contrario a quello sperato.

Questa terribile reputazione, unita alle cupe tematiche delle sue opere, contribuisce a quella che è la vera e propria creazione di un mito: Edgar Allan Poe, il poeta maledetto. Ma come molti maledetti, in fondo, Poe era solamente un uomo terribilmente infelice.

Libri consigliati