“C’è stato un momento in cui il corpo delle donne è stato scomposto nelle sue parti. Adesso sta accadendo lo stesso per le bambine… si tratta di una riflessione che dovrebbe essere allargata e coinvolgere le madri, i padri, le autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. La fotografia di una bambina in posa seducente coinvolge lei, ma non solo. L’elaborazione di un immaginario condiviso porta ad alzare ogni volta l’asticella – quella dell’esposizione corporea, della tolleranza, dell’assuefazione – un po’ più su…”, racconta a ilLibraio.it Flavia Piccinni, in libreria con “Bellissime”, un reportage sul mondo delle baby modelle – L’intervista

“Una sera di diversi anni fa ho assistito a una sfilata di bambine. Doveva essere una cosa innocente, in un albergo della provincia toscana, invece davanti mi sono trovata piccole donne miniaturizzate, truccate come adulte e con atteggiamenti ipersessualizzati. Erano bellissime e magnetiche, estremamente sicure di loro. Allora mi sono domandata: da dove nascono queste bambine? Chi sono? Da dove vengono? Che storia hanno? Chi sono i loro padri? Chi, soprattutto, le loro madri?”, racconta la scrittrice Flavia Piccinni a ilLibraio.it.

Flavia Piccinni

Per rispondere a queste domande l’autrice si è immersa nel mondo delle baby modelle e delle giovanissime miss, “respirando le loro ambizioni e delusioni”. E ha raccontato “le loro storie e il loro presente” nel reportage Bellissime (Fandango).

“Nel nostro Paese la moda bimbo vale 2,7 miliardi di euro: gli interessi economici in ballo sono notevoli, e molto spesso invadono ogni cosa, colonizzando anche l’infanzia”, ma “i rischi sono molteplici, e non tutti facilmente valutabili”, sottolinea Piccinni.

Flavia Piccinni

“Innanzitutto c’è la percezione che queste bambine hanno di quello che fanno: per alcune è un gioco, per altre un lavoro. Tutte hanno chiaro il fatto che si tratti di qualcosa di straordinario. Qualcosa da raccontare alle proprie amiche, o da nascondere. C’è poi la trasformazione dell’immagine corporea, che viene elaborata su richiesta del marchio e si declina di sovente con gloss e phard”. Trasformazione corporea che potrebbe distorcere la “percezione di sé” dei giovani modelli.

Inoltre, i bambini sottoposti a stress legato alla propria apparenza, sembrano essere più facilmente soggetti a “disturbi alimentari che si manifestano già nella pubertà”. Le giovanissime modelle intervistate dall’autrice, infatti, erano propense a riconoscere la bellezza nella magrezza.

Piccinni in Bellissime parla anche delle madri delle piccole modelle: “Ci sono quelle che spiegano alle bambine che si tratta effettivamente di un passaggio della vita, e quelle che invece le fomentano speranzose di un futuro nel mondo dello spettacolo. Le generalizzazioni sono sbagliate, me per la sintesi necessarie”.

Tuttavia Piccinni riconosce che il fenomeno non è limitato alle passerelle delle sfilate: “Una bambina vestita da angelo con una gamba nuda che spunta da una gonna di seta. Un’altra con le labbra rese turgide dal gloss. Un’altra ancora con le guance rosa, e lo sguardo lascivo. Sono alcune delle pubblicità che ho trovato su una rivista patinata, e che raccontano come l’ipersessualizzazione infantile sia sotto gli occhi di tutti, continuamente. Ormai, però, abbiamo imparato ad accettarla, dicendoci: è solo pubblicità, è solo una sfilata, sono delle baby modelle”.

“C’è stato un momento in cui il corpo delle donne, come ha raccontato prepotentemente Lorella Zanardo, è stato scomposto nelle sue parti. Adesso sta accadendo lo stesso per le bambine. Purtroppo non si tratta di una demonizzazione gratuita, perché le eccezioni ci sono e vanno difese, ma di una riflessione che dovrebbe essere allargata e coinvolgere le madri, i padri, le autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. La fotografia di una bambina in posa seducente coinvolge lei, ma non solo. L’elaborazione di un immaginario condiviso porta ad alzare ogni volta l’asticella – quella dell’esposizione corporea, della tolleranza, dell’assuefazione – un po’ più su”, continua l’autrice.

Infine esiste un pericolo più nascosto: “Il possibile utilizzo di queste immagini nel dark web”, che fa sorgere a Flavia Piccinni una serie di domande: “Chi tutela l’immagine di questi bambine? Chi tutela la loro esposizione? Esiste un limite? Qual è questo limite? E, soprattutto, siamo davvero sicuri di non averlo oltrepassato?”

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