Intervista a Rebecca Hunt autrice di Il cane nero ISBN:9788862201605

Il cane nero è il notevole esordio narrativo di Rebecca Hunt, giovane autrice inglese: in un romanzo originale, condensato in sei giornate ai tempi di Churchill, racconta con forza immaginifica e grande ironia il lutto di una donna e la visita, surreale eppure verissima e credibilissima, di un enorme cane nero, che vorrebbe affittare una stanza di casa sua. Wiston Churchill amava definire la depressione il suo “cane nero”, appunto. Abbiamo chiesto a Rebecca Hunt di soddisfare alcune curiosità su questo suo nuovo modo di raccontare un sentimento vecchio come il mondo, crudele eppure forse capace di rivelarsi in maniera inattesa, proprio in queste pagine, ironico e seducente.

D. Come le è venuta l’idea che sta alla base de Il cane nero?

R. La premessa centrale – quella del “cane nero” di Winston Churchill come personaggio indipendente – mi è venuta mentre camminavo verso casa, rientrando dal lavoro. Man mano che gli altri personaggi emergevano e l’idea si sviluppava, sorgevano ulteriori possibilità per la storia e avevo un forte desiderio di esplorarle. Churchill chiamava la sua depressione il “cane nero” e Mr Chartwell ne è la concreta manifestazione; un cane mostruoso che fa visita a Churchill per tormentarlo nel momento in cui si avvicina alla pensione, all’età di ottantanove anni. Mr Chartwell è anche l’inquilino di Esther Hammerhans, una giovane vedova che vuole affittare lo studio del suo recentemente scomparso marito. Il cane ha intenzioni strane e oscure sia verso Chruchill che verso Esther, e i suoi progetti profondamente sgradevoli si rivelano man mano che fluttua nelle loro esistenze.

D. L’inizio con un uomo a letto. Un grande animale antropomorfo. C’è qualcosa nel suo libro che ha degli echi de La Metamorfosi di Kafka. È possibile?

R. Non posso dire che sia stata un’influenza consapevole, ma ho letto La metamorfosi di Kafka quando ero all’università e mi ricordo quanto fossi partecipe e fossi ansiosa per lo scarafaggio Gregor Samsa! Spero davvero che una strana creatura antropomorfa come Mr Chartwell possa catturare alcune di quelle emozioni potenti e disorientanti che si provano davanti a un personaggio a un tempo disgustoso e irresistibile.

D. Il cane nero è anche un libro sulle esperienze della perdita e della depressione. Ci è passata di persona?

R. Per me era importante che la rappresentazione della depressione nel libro fosse fedele alla mia comprensione del fenomeno e in sintonia con me. Anche se non ho mai attraversato un periodo di depressione come quella dei personaggi de Il cane nero, persone a me vicine ne hanno sofferto. Ho combinato queste esperienze per costruire un ritratto della depressione che potesse essere trasposto nel romanzo. Come probabilmente avviene con ogni libro, Mr Chartwell è un collage di frammenti di vita vera, empatia e immaginazione.

D. Può raccontarci qualcosa del tono e dell’atmosfera che hai scelto ne Il cane nero? Scrivere di un argomento come la depressione e allo stesso tempo usare ironia e leggerezza…

R. Solo perché qualcosa è divertente non vuol dire necessariamente che sia superficiale. Credo che l’umorismo possa essere usato come uno strumento per investire il discorso di temi seri e complessi. In questo romanzo forse il personaggio più divertente è proprio Mr Chartwell, il cane nero in persona. Comunque, anche sottolineando questa dose di umorismo, certamente il cane rimane una presenza potente e pericolosa: può essere divertente, ma non è mai rassicurante. L’umorismo è usato come meccanismo per affascinare e disarmare gli altri personaggi, e il cane è estremamente abile nell’usarlo come un’arma.

D. Winston Churchill: i suoi ultimi giorni al potere. Perché ha scelto questo periodo? Perché proprio lui, che significato ha nella cultura britannica?

R. Churchill è una figura grandiosa nella storia britannica, la sua determinazione e il suo coraggio durante la Seconda Guerra Mondiale sono enormemente ammirati. Ma Il cane nero non è un libro sulla sua carriera politica, anche se registra gli ultimi giorni in Parlamento prima del pensionamento di Churchill, quando inizia a considerare la fine di una carriera che ha abbracciato più di 60 anni e l’ha formato come persona in molti modi. Volevo esplorare il coraggio e l’apprensione che accompagnano la presa di coscienza del fatto che la tua vita sta per cambiare irrimediabilmente. Accettare il cambiamento su grande scala mette alla prova la percezione della nostra identità, ci fa riconsiderare la comprensione di chi siamo… ed è qualcosa che tutti noi, inevitabilmente, dobbiamo affrontare nella vita.

D.Ha fatto delle ricerche storiche per la stesura de Il cane nero?

R. Scrivere di Churchill ha reso necessarie molte ricerche per il libro, con molte letture sulla sua vita e sulla sua carriera. Mi è stato anche molto utile visitare i luoghi che sono stati importanti per Churchill, come Westminster Palace, Blenheim Palace, Le War Rooms e la sua residenza, Chartwell House, la più importante per me. Vedere Chartwell House conservata come ai tempi in cui ci viveva Churchill mi ha aiutato a fornire un’immagine più realistica dell’uomo. Potevo camminare nei giardini che amava, vedere quello che vedeva fuori dalla finestra seduto alla scrivania del suo studio, e tutto ciò mi ha dato una percezione di lui concreta e vitale che sarebbe stato difficile ottenere unicamente dai libri di storia; avere questo piccolo scorcio personale della sua vita ha riportato in vita il passato nel presente.

D.Le piacciono i cani? Ne ha uno?

R. È un periodo molto eccitante per me perché proprio in questi giorni sto per avere il mio primo cucciolo! È una femmina di carlino di sette settimane, dal pelo rosso, la porteremo a casa tra qualche giorno. Sono anni che volevo un cane, ma questa è la prima volta che ho la possibilità di tenerne uno a Londra dal momento che il nostro nuovo appartamento ha un piccolo giardino, ed è solo a pochi passi dal parco. Per la maggior parte delle persone i carlini possono non essere la prima scelta, ma io li trovo assolutamente irresistibili!

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